Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«È dalla parte giusta, ma sulla legge 194 è stato troppo morbido»

- Matteo Sorio

La prima reazione all’intervento del vicepremie­r è di un poliziotto. «Grazie Salvini», sbuffa, in sala stampa, subito dopo aver ascoltato il leader leghista rimarcare che «non è normale che si parli di mamma e papà con le forze dell’ordine fuori». Morbido per qualcuno, deciso il giusto per altri, alla fin fine Matteo Salvini dice molte delle cose che la platea del Wcf si aspetta. «Si è messo dalla parte giusta, intesa come quella di chi vuole cose buone per le persone», dice Alessandro Leoncini, fiorentino, collaborat­ore – racconta – del «primo centro di aiuto “pro-life” nato in Italia, nel 1975, parrocchia di San Lorenzo. Bene quando Salvini parla di sgravi fiscali per la famiglia e asili nido gratis – prosegue – ma ora speriamo lo faccia. Sulla 194, però, bisogna parlare chiaro: è un crimine contro bambini che non possono difendersi. Positivo, comunque, che Salvini chieda di aiutare tutto ciò ch’è prevenzion­e, lato fin qui dolente perché realtà come la nostra sono sempre state tenute fuori dai consultori». Arrivato da Parma, Marcello, un pensionato, tre figli, nonno e cattolico praticante, ritiene che Salvini abbia fatto «un passo concreto confermand­o di essere per la “famiglia costituzio­nale” e inoltre è andato nel tecnico, parlando di asili nido, e ha fatto bene perché chi può permetters­i rette da 600 euro? Se lo voterei o meno, non lo so. So che credere in Dio significa investire perché si parla di colui ch’è padrone di tutto e quindi a chi gli va incontro concede una via per realizzars­i». Per Alberto Pietropoli, segretario Ugl di Verona, apprezzabi­le è il fatto che «l’obiettivo della Lega sia combattere quel lavoro precario che non permette di fare figli». Una coppia giunta da Brescia (fra i tanti a volere l’anonimato, dopo che peraltro lo stesso Salvini aveva pungolato gli animi contro la stampa) riflette: «Ci è piaciuto il fatto che abbia detto di essere il primo dei peccatori in quanto divorziato, che abbia insistito sull’aiuto alle madri, che abbia ricordato la necessità di politiche verso la famiglia. E non c’è stato nessun discorso omofobico, al contrario di quanto sostenevan­o gli accusatori del congresso». In realtà basta fermare don Giuseppe Magrin, padovano, presidente internazio­nale dell’unione apostolica del clero, per sentire un’altra campana: «Lui ha esaltato la famiglia proponendo una battaglia contro la denatalità. Ma non si può fare l’amore con chi si vuole, come sostiene lui, perché dentro il matrimonio ci sono solo uomo e donna, nessun diritto di sposarsi tra uomini o tra donne, in quel caso si può solo restare amici: l’omosessual­ità è una deficienza di maturità psicologic­a, curabile come si cura un piede storto attraverso la ginnastica. La 194? Per il momento non si tocca, come dice Salvini, ma se in futuro prevale chi ha una sensibilit­à verso ciò che è naturale…». Non è esattament­e la linea di quelli come Giuseppe Piccolo, 44 anni, cattolico praticante pure lui, arrivato da Ferrara: «Certi discorsi danno buoni motivi ai contestato­ri. Io credo che Salvini abbia ribadito la corretta centralità delle figure di mamma e papà. Però bisogna sottolinea­re che la crisi economica non è l’unico motivo per cui non si fanno più figli: c’è una linea culturale, ormai, per cui si rinuncia all’esperienza di genitori solo perché ci si vuole divertire».

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