Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Confindustria, Veneto unito su un leader della manifattura»
Dopo-boccia, Finco «vede» l’apertura di Vescovi: «Basi per una scelta comune»
Confindustrie venete stavolta riunite nello schierarsi per un candidato alla presidenza di Confindustria? «Io dico di sì. Anche perché, avendo visto cos’è successo nel frattempo, anche chi non aveva questa idea la riprenderà». Riscontra l’apertura del presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi, e va direttamente a «vedere» le carte, Massimo Finco, presidente di Assindustria Venetocentro. Il tema resta quello dell’anno elettorale apertosi all’indomani dell’assemblea nazionale di Confindustria, mercoledì, l’ultima da presidente di Vincenzo Boccia, il cui successore sarà eletto tra un anno.
Finco muove dopo aver discusso e definito la linea nel consiglio generale di Assindustria l’altra sera, riscontrando «una totale connessione su queste posizioni». Quella di schierarsi per un presidente di Confindustria che esprima il nocciolo duro di Confindustria identificato nelle medie e piccole imprese più dinamiche del Nord. Detta con Finco: «Che sia di Vicenza o Padova, di Bergamo o Brescia, il presidente deve rappresentare l’industria manifatturiera, che deve tornare centrale in Confindustria».
In fondo una posizione non molto diversa da quella espressa quattro anni fa, quando Padova e Treviso, con Belluno, si schierarono sulla candidatura del bolognese Alberto Vacchi proprio contro Boccia, scelto invece da Vicenza, Verona e Venezia. E un bilancio di quella presidenza? Finco non si tira indietro; ma è quasi incidentale, rispetto alla questione centrale: «Boccia, secondo me, poteva magari far meglio. Ma alla fine è stato anche bravo. La mia non è una critica a lui, ma a chi lo ha votato non accettando all’epoca il cambiamento; e adesso dice che ci vuole un presidente espressione del manifatturiero del nord. Certo, se poi lo diceva quattro anni fa...».
Con il che Finco arriva direttamente a Vescovi. Sul filo della critica del passato, ma cosciente che l’apertura del leader di Vicenza non va sprecata. E ci arriva quasi come «sparato» indietro con una fionda dall’assemblea di Roma. Che gli ha reso chiaro in maniera plastica soprattutto cosa non volere. Ad esempio sul governo Lega-cinque Stelle, dove la critica è ad alzo zero: «Ma perché devo ascoltare questi qui, che da un anno ci fanno perdere tutti i treni, mentre il mondo va a 300 orari? Parlo di tutto questo governo Di Maiosalvini, che parla adesso di crescita... Trovo inutile dire stiamo a vedere: abbiamo già visto che è andata male. E siamo molto preoccupati».
Ma anche la critica su Confindustria non è meno caustica. Dicono che Finco si sia ritrovato seduto nelle prime file, da grande contributore della Confindustria nazionale, quale Assindustria venetocentro è, stante che i posti sono assegnati con quel criterio. Ma nel suo ruolo di «azionista di peso» Finco non è tornato soddisfatto: «Quando ho visto che le prime tre file erano occupate da politici e grandi imprese statali... Il presidente dovrà essere espressione dell’industria manifatturiera, esser vicino al mondo delle piccole e medie imprese».
Che poi è la stessa cosa che dice Vescovi: «Certo, mi fa piacere. Magari l’avesse detto quattro anni fa». Va bene. Ma a parte che quattro anni fa Vescovi non era ancora presidente, adesso che si fa? Possibile uno schieramento unico per il Veneto? «A me sembra che ci siano basi più solide dell’altra volta, visto che i presupposti sono gli stessi», replica Finco. Ma a questo punto, dato l’identikit, il candidato naturale pare già il leader di Assolombarda, Carlo Bonomi: «Non mettiamo il carro davanti ai buoi...». E una candidatura di Matteo Zoppas potrà magari emergere? «Non è il momento di fare nomi - replica Finco -. Perché se siamo tutti d’accordo sui criteri di scelta, al nome ci si arriva per conseguenza. A me non interessa che il candidato sia padovano, trevigiano o vicentino, di Milano, Brescia o Modena. Ma che sia un candidato di peso del mondo della manifattura. Io mi auguro che il Veneto si esprima per un candidato del cambiamento in Confindustria».
” Inutile ascoltare il governo Salvini-di Maio che da un anno ci fa perdere tutti i treni
” Bene la posizione di Vicenza: magari l’avessero espressa 4 anni fa. Ma ora si discuta