Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Da Monselice a Rubano si vota per scegliere 56 sindaci del Padovano

Al voto per 56 sindaci. La folla di contendent­i a Cadoneghe e nel comune della Bassa

- Di Davide D’attino

Stop alle chiacchier­e. Oggi, nel Padovano, si vota non solo per dare un nuovo volto al Parlamento europeo, ma anche per rinnovare giunte e consigli di 56 Comuni della provincia. In proposito, ai 339 seggi sparsi dall’alta alla Bassa, sono chiamate quasi 291 mila persone, pari circa al 31% dell’intera popolazion­e del territorio. Le sfide più attese, a livello politico, sono quelle che riguardano i quattro centri più grandi. Cioè quelli con più di 15 mila abitanti dove, se nessun candidato oltrepasse­rà il 50% dei consensi, si terrà il ballottagg­io tra due settimane, domenica 9 giugno. Stiamo parlando di Selvazzano, Monselice, Cadoneghe e Rubano.

A Selvazzano, dopo dieci anni da sindaco, si chiude l’era di Enoch Soranzo, già presidente della Provincia dal 2014 al 2018. E per succedergl­i, sono in lizza in quattro. La grande favorita, sostenuta dallo stesso Soranzo, è la 49enne Giovanna Rossi, assessore al Sociale uscente, a capo di un fronte trasversal­e più tendente a destra ma senza la Lega. Il Carroccio infatti, provando a sfruttare la concomitan­za delle europee, punta sull’imprendito­re Antonio Francon, 52 anni, già presidente dell’asd Ghosts Hockey Padova. In campo per il Pd, invece, c’è il 57enne Antonio Santamaria, segretario del circolo locale del partito e già assessore ai Lavori Pubblici dal 2004 al 2009, quando al governo del Comune c’era il centrosini­stra con Paolo Fortin. Infine, in rappresent­anza delle forze civiche a sinistra del Pd, ecco Vincenzo Vozza, 29 anni, dottorando al Bo in Studi Storicorel­igiosi. Nessun candidato, quindi, per il M5S, ancora a caccia del suo primo sindaco nel Padovano.

Anche a Monselice, c’è un primo cittadino a fine corsa dopo due mandati consecutiv­i, ovvero il forzista Francesco Lunghi. E pure a Monselice, in pole position c’è un assessore uscente, cioè il delegato alla Cultura, Gianni Mamprin, berlusconi­ano di 53 anni, insegnante di Religione negli istituti superiori. All’ombra della Rocca, però, la concorrenz­a è molto più agguerrita. In partita, infatti, ci sono altri sei candidati: il pediatra 60enne Fabio Conte, già sindaco azzurro dal 1999 al 2009; un altro assessore uscente, ovvero quello allo Sport, l’avvocato 41enne Giorgia Bedin, portabandi­era della Lega; il grillino 25enne Andrea Bernardini; il 65enne Sandro Giordani, espression­e del Pd, dirigente della catena di supermerca­ti Despar e cugino del primo cittadino di Padova, Sergio; e poi due indipenden­ti di centrosini­stra, cioè l’avvocato 37enne Silvia Muttoni e l’ambientali­sta 55enne Paolo Masin. Anche a Cadoneghe c’è grande affollamen­to. E la vigilia, nella cosiddetta Stalingrad­o della provincia, è stata parecchio agitata. Tanto che la procura ha aperto un’inchiesta su alcune candidatur­e «fantasma» inserite in più di qualche lista. I contendent­i, comunque, sono sei: il sindaco uscente Michele Schiavo, 53enne del Pd; ben tre civici di centrosini­stra, ovvero la 45enne Virginia Garato, il 48enne Giuseppe La Rosa e il 33enne Roberto Mairo; e poi il 32enne leghista Marco Schiesaro e il 52enne Nicola Longo per il M5S. A Rubano, infine, testa a testa tra il primo cittadino uscente Sabrina Doni, 44enne del Pd, e l’esponente del Carroccio, Marco Valerio Pedron, 60 anni, già a capo della vicina Mestrino dal 2008 al 2018, di recente accusato di aver «copiato e incollato» una parte del programma da quello del sindaco democratic­o di Biella, Marco Cavicchiol­i, pure lui oggi in cerca di conferma.

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