Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il Cittadella vola in finale che impresa a Benevento
Vittoria al Vigorito per 3-0, ribaltato il ko dell’andata: il sogno Serie A è più vicino
Ci credevano in pochi, fra gli addetti ai lavori, alla vigilia. Ma ci credeva chi contava per davvero. Ossia il Cittadella. Non mentiva Manuel Iori quando, dopo il ko dell’andata, aveva tuonato: «Non è impossibile vincere 2-0 a Benevento. E chi non ci crede non si presenti al campo di allenamento domani». Detto, fatto. Anzi, Iori era stato persino parco, nell’immaginare la rimonta perfetta. Nell’anno in cui a ogni latitudine le imprese epiche tappezzano i giornali, dalla Champions League alle serie minori, ecco quella attesa per anni da un paesino di 20mila abitanti che, per quanti non l’avessero capito, vuole scrivere la storia. E vuole la Serie A, con il budget più basso della categoria, con un direttore generale che scova talenti in ogni angolo d’italia, con un allenatore troppo sottovalutato dal grande pubblico che regala meraviglie in serie. E che si gode un 3-0 leggendario al Vigorito, con quaranta tifosi che sbarcano allo stadio dopo una lunghissima trasferta. Esultano, urlano, si stropicciano gli occhi. Ci hanno creduto anche loro.
Una partita meravigliosa, girata per il verso giusto al 35’ del primo tempo quando Paleari ferma Ricci e si innesca un contropiede letale. Da una parte un portiere gigante, perfetto, maestoso, dall’altro uno in completa confusione, che sbaglia sia sul primo gol di Diaw che sul secondo di Panico, quando una deviazione di Viola lo coglie ancora una volta impreparato. Nell’impresa ci sono il coraggio e la bravura di Venturato, che azzecca tutte le mosse, senza sbagliare nulla. Ripropone Rizzo dopo gli orrori della partita d’andata, lancia un messaggio al gruppo che non abbandona chi sbaglia una partita, pesca dal mazzo Siega, Panico e Diaw, per la formazione più offensiva che si possa immaginare. Come alla Spezia, più della Spezia, ecco il capolavoro servito. Bum, bum, bum, fra il Cittadella e la Serie A, dopo il tacco-meraviglia di Moncini che firma il suo quindicesimo gol in metà stagione avvicinando fenomeni del calibro di Messi e Mbappè quanto a reti segnate, c’è soltanto un avversario. Il Pescara o il Verona, di fronte stasera all’adriatico. Il resto sono solo applausi. A Paleari per una prestazione mostruosa, a Marchetti per aver saputo indovinare gli acquisti a gennaio, a Venturato per un autentico capolavoro, a Diaw per la velocità e la crescita esponenziale, a Siega per una partita da spellarsi le mani, a una difesa bunker anche quando gli infortuni sono lì che martellano: «È la vittoria del gruppo – esulta nel dopo gara Moncini – non abbiamo mollato quando la strada sembrava in salita. Non era impensabile, era difficile ma noi ce l’abbiamo fatta. E non ci vogliamo fermare qui».
Cantano e gioiscono, i «Rabaltai», il piccolo gruppo ultrà che ha macinato chilometri per non mancare. Pochi, ma buoni. Testimoni di una serata leggendaria, che entrerà nella storia di Cittadella. Mai così vicina al calcio dei giganti.