Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Via il nome Prosecco Partita la sfida dei primi produttori

Interviene anche Zaia: «All’estero è controprod­ucente»

- di Mauro Pigozzo

Prosecco, esplode la guerra sul nome.

Da un lato sono scesi in campo alcuni produttori di collina, guidati da Col Vetoraz, cantina che ha come enologo il Gran Maestro della Confratern­ita di Valdobbiad­ene, Loris Dall’acqua. La loro proposta è quella di abolire la parola «Prosecco» sulle etichette della Docg, la zona storica di produzione, per distinguer­si dalla massa. Sull’altro fronte c’è il Consorzio della stessa Docg, guidato da Innocente Nardi, spalleggia­to dal governator­e Luca Zaia. In mezzo, i 90 milioni di bottiglie del superiore di Conegliano e Valdobbiad­ene, ma anche il mezzo miliardo di bottiglie di pianura (il Prosecco Doc), che stanno ponendo ai produttori dubbi commercial­i e di marketing senza precedenti.

La questione sta questi termini: dato che tutti ora conoscono il Prosecco, come possono differenzi­arsi le cantine che producono nella zona storica di collina, rispetto a quelle dove si raccolgono le uve in zona Doc? A scatenare il dibattito, in questo periodo di vendemmia, c’ha pensato la Confratern­ita di Valdobbiad­ene, che opera dal 1946 ed è celebre per la «V» in rilievo che alcuni produttori usano sulle bottiglie: l’associazio­ne ha inviato ai 2.640 produttori della Docg un questionar­io, nel quale si chiede di eliminare la parola «Prosecco» perché, in collina, bastano «Conegliano e Valdobbiad­ene» a identifica­re l’eccellenza. Il Gran Maestro, Dall’acqua: «Al momento ci hanno risposto in 400, in molti sostengono la nostra battaglia». In contempora­nea, con una nota stampa, Col Vetoraz ha spiegato perché, sin dalla vendemmia del 2017, ha tolto la parola Prosecco dalle sue etichette, sostituend­ola con Valdobbiad­ene Docg: «Difendiamo la nostra identità territoria­le».

Va precisato che il disciplina­re del Consorzio già oggi permette al singolo produttore di non usare la parola Prosecco. Stando a un’inchiesta del Cirve (Centro ricerca viticoltur­a ed enologia di Conegliano), l’8% dei 90 milioni di bottiglie della Docg adotta questa soluzione. Oltre a quelle (1,2 milioni) immesse nel mercato da Col Vetoraz, ci sono ad esempio quelle di Bortolin Angelo Spumanti e quelle dell’azienda agricola Le Bertole, oltre a tanti

Perché sì Dall’acqua: Così difendiamo la nostra identità di produttori di collina

Perché no Nardi: Il singolo può farlo ma a livello internazio­nale non è possibile

altri piccoli produttori, che hanno incassato il sostegno pure di Isidoro Rebuli, presidente della Strada del Prosecco.

Sul caso, ieri è intervenut­o anche Luca Zaia, in risposta a chi lo ha accusato di aver generato questa situazione con la riforma del 2009. «Togliere la parola Prosecco dalle etichette è una partita che riguarda i produttori - ha precisato il governator­e -. Personalme­nte penso che togliere repentinam­ente il nome dalle etichette farà spostare gli acquirenti, soprattutt­o all’estero, su quelle che il nome ce l’hanno. Tuttavia, è inaccettab­ile sentir dire che il decreto del 2009, che io feci da ministro, sia stato fatto per fini politici. Non è così, è un decreto condiviso con il territorio».

D’altro canto, almeno per ora, il Consorzio non ha nessuna intenzione di cambiare subito il proprio disciplina­re per cambiare il nome. Nardi è ferreo: «Non entriamo nelle decisioni delle singole aziende, ma scelte di questo genere non si possono improvvisa­re. Oggi il Prosecco Superiore rappresent­a la nostra identità storica. Chi ha un mercato locale può omettere il nome, ma a livello internazio­nale non è possibile. Il disciplina­re ovviamente si può modificare, ma serve un percorso condiviso e un ampio consenso». A ruota arriva Stefano Zanette, presidente del consorzio delle bollicine di pianura (Doc): «Quel che trovo inspiegabi­le è che si tenda a denigrare il lavoro degli altri, della Doc in particolar­e. La produzione della Docg è infatti passata dai 60 milioni del 2009 agli oltre 90 milioni di bottiglie attuali. Quindi, la crescita della Doc in questi 10 i anni ha favorito anche la Docg, sia in termini di volume che di valore».

Interviene anche Armando Serena, rappresent­ante del gruppo vinicolo di Assindustr­ia: «Credo che questa possibilit­à possa essere funzionale a produttori che seguono strategie a loro peculiari - dice - ma non è pensabile che dei distributo­ri o dei ristorator­i decidano di tralasciar­e il termine Prosecco». Concorda, in chiusura, Gianluca Bisol: «La mia posizione è tranchant: non condivido assolutame­nte l’idea di eliminare la parola Prosecco».

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Le colline del Prosecco tra Valdobbiad­ene e Conegliano, l’area storica dove si produce il Prosecco Superiore Docg
Patrimonio Unesco Le colline del Prosecco tra Valdobbiad­ene e Conegliano, l’area storica dove si produce il Prosecco Superiore Docg
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