Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fake news e libertà di pensiero Un’emergenza sociale

- Di Giandomeni­co Cortese

Fake news e libertà di pensiero. Una emergenza nell’attuale nostra società. Comunicazi­one, fondamento della vita sociale. Se ne parlerà a Vicenza, il 13 e 14 settembre, nella sede dell’università a Monte Berico, nel 52° convegno sui problemi internazio­nali dell’istituto Nicolò Rezzara. Previsti interventi del vescovo Beniamino Pizziol, dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli e contributi specifici dei professori Arianna Visconti (Cattolica di Milano), Giuseppe Gois (Università di Venezia), Concetta Milone (Università di Bari), e ancora dei docenti dell’università Cattolica di Milano, Fausto Colombo, Simone Tosoni e Luca Gino Castellin, Pier Cesare Rivoltella e Giovanni Mascheroni (a quest’ultimo è affidato il tema della «politica del twitter»). Presiede i lavori Mons. Giuseppe Dal Ferro, 87 anni, più dinamico che mai. È stato lui a «creare» l’istituto Rezzara, nel ’64, a dargli impulso nei decenni, ad arricchirl­o di mille iniziative, dal sociale al sanitario, affiancand­oci

l’esperienza dell’università Adulti Anziani, che ha motivato una Federazion­e nazionale e offre ora cultura ed interessi a centinaia di migliaia di persone, a far vivere per un lungo periodo pure una scuola di giornalism­o che ha dato le basi, e l’entusiasmo a centinaia di giovani cronisti del Veneto. Per un dialogo e confronto costante con l’islam e soprattutt­o le altre religioni orientali, don Giuseppe Dal Ferro ha dato vita al Centro Ecumenico «Eugenio IV», già nel 1987.

Ma è con i «convegni internazio­nali», mezzo secolo di sfide, che don Dal Ferro ha richiamato su Vicenza le attenzioni più estese, portando a introdurne i confronti futuri papi come Luciani e Ratzinger, presidenti del Consiglio, ministri, esponenti dell’economia di mezza Europa. In qualche modo suggerendo attenzioni e precorrend­o temi che sarebbero divenuti poi centrali.

Un po’ tutte le sfide poste al mondo sono state, al Rezzara, oggetto di riflession­i e ricerche. Dieci anni fa si era già parlato dell’emergenza Mediterran­eo, di democrazie a confronto, di rigenerazi­one delle istituzion­i, di populismi e sovranismi. Non solo i «segni dei tempi«, per mons. Dal Ferro e per i suoi collaborat­ori, sono stati una preoccupaz­ione costante. Ma ancor più l’interesse a offrire indicazion­i per uscire da tanti vicoli ciechi partendo da una ispirazion­e di fede.

Tornando all’appuntamen­to prossimo di Monte Berico, Mons. Dal Ferro dice: «Viviamo in un’epoca di paradossi, di contrappos­izioni di muri fisici e mentali, con un uso mistificat­o del linguaggio. C’è una babele linguistic­a, dove indichiamo la stessa cosa con tante parole e cose diverse con la stessa parola. Si argomenta e si decide con twitter. I colpi di Stato si fanno a suon di parole, prima ancora che con le armi. La comunicazi­one in rete ha un’estensione e una rapidità da rendere impossibil­e la distinzion­e fra realtà e sogno, fra concretezz­a e virtualità, fra verità e invenzione. L’attuale comunicazi­one di massa, totalizzan­te e persuasiva – spiega ancora il direttore del Rezzara -, rende sempre più difficile l’autonomia cognitiva, intesa come capacità del soggetto di controllar­e, filtrare ed interpreta­re razionalme­nte le comu-nicazioni che riceve, in una parola di essere libero».

È per questo che viene da chiederci, se in questa agorà elettronic­a, dove è sempre più spregiudic­ato l’uso dei mezzi di comunicazi­one di massa, il diritto all’autonomia cognitiva non debba essere incluso nei diritti fondamenta­li dell’uomo.

Oggi vive una sorta di apartheid chi non è (non si sente) connesso. E tutti siamo sempre più, inconsapev­olmente, vulnerabil­i. Tanto che qualcuno osa indicare il nostro tempo come quello del «crepuscolo della ragione».

Anche per questo il convegno del Rezzara cercherà di mettere in guardia su facebook, sulle fake news che, nel loro alimentare falsità e inganni in rete, nel dare versioni amputate dei fatti, insidiano l’inconscio e non solo pongono a repentagli­o la nostra libertà cognitiva oltre a favorire forme di cyber bullismo.

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