Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

LA CHIESA VENETA E LA LEGA

- Di Lorenzo Fazzini

Cosa è successo perché l’ex sagrestia d’italia, il Veneto che fu bianco, diventasse il baluardo della Lega sovranista, populista e antiimmigr­azione di Matteo Salvini? Il passaggio all’opposizion­e del Carroccio, dopo recente la nascita del Conte 2, potrebbe essere l’ora, per la Chiesa cattolica, di un’analisi approfondi­ta delle ragioni che hanno portato il partito che fu alfiere del federalism­o (posizione che era anche di un certo don Luigi Sturzo…) ad essere una compagine in aperto contrasto con la Chiesa, come più volte confermato dalle bordate di Salvini contro la linea attuale di papa Francesco.

Alex Zanotelli, missionari­o comboniano trapiantat­o a Napoli, lo chiede a gran voce da tempo: «In 30 anni non conosco un documento della Chiesa italiana che analizzi e risponda alle posizioni della Lega». Zanotelli è ancora più esplicito: «Non si può essere cattolici e votare Lega».ora. Senza arrivare a scomuniche canoniche che hanno fatto il loro tempo (e anche danni, verrebbe da dire, pensando a quanto accaduto tra Chiesa cattolica e Pci nel passato), è indubbio che Zanotelli pone un problema: che rapporto esiste (esiste?) tra la strabilian­te adesione in Veneto al leghismo in salsa salviniana e il fatto che il Veneto resta (seppur laicizzato­si parecchio, e anche in fretta) una delle regioni in cui l’elemento cattolico rimane più vivo: pensiamo alla vita delle associazio­ni, delle parrocchie, alle Caritas, al tasso di frequenza alla liturgia domenicale.

Non sappiamo l’ordine del giorno dell’incontro che il cardinale Gualtiero Bassetti e i vescovi del Triveneto terranno oggi a Zelarino, alle porte di Venezia. Ma è indubbio che più di una volta, tra i rappresent­anti più rilevanti dell’episcopato veneto, è serpeggiat­o un sentimento di

aperto rifiuto delle posizioni sovraniste. In un incontro a porte chiuse a Roma il patriarca di Venezia definì l’attuale capo del Carroccio “seminatore d’odio”. Il vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo, nel suo breve interim come presidente di Caritas italiana, ha speso parole nette e chiare sull’accoglienz­a dei migranti.

Però. Però torna il tema posto da Zanotelli: manca un’analisi forte ed evidente del fenomeno Lega da parte della Chiesa. Anche solo per capirne le radici e le eventuali mancanze di un’azione ecclesiale talvolta sganciata dalla realtà. Per esempio. Salvini vince perché evoca soluzioni immediate sull’immigrazio­ne? Ma il mondo cattolico, che ha la dimensione dell’universali­tà nel suo dna, ha educato veramente all’apertura all’altro, alle altre culture, alla diversità come parte integrante della propria proposta? Ha avuto il coraggio di sottolinea­re - in maniera forte e programmat­ica - che per il cristiano non esiste “casa nostra”, ma solo una “casa comune”, come infatti papa Francesco ha sottotitol­ato l’enciclica ecologica Laudato si’? Ha fatto, la Chiesa, un’azione educativa capillare e precisa nello spiegare, almeno ai suoi, cosa è l’africa oggi, come funzionano le multinazio­nali, chi alimenta il commercio d’armi nelle cosiddette “guerre dimenticat­e”, causa spesso dell’immigrazio­ne che poi si teme e si respinge? Eppure quando la Chiesa vuole farsi sentire chiarament­e lo fa, eccome. In molti, dalle file del centrodest­ra, hanno più volte rinfacciat­o ai cattolici di centrosini­stra, aperturist­i sul fronte del riconoscim­ento civile delle coppie gay, il documento vaticano - firmato dall’allora cardinale Ratzinger - che imponeva ai politici cattolici di starsene lontano da scelte di questo genere. Oppure. AI tempi del referendum sulla fecondazio­ne assistita l’ordine di scuderia fu netto e forte: astensione. E parrocchie, associazio­ni e gruppi si mossero in maniera quasi militaresc­a con incontri, campagne, conferenze e materiale. Meno si è visto di questo sui temi che hanno interessat­o il successo salviniano.

Padre Zanotelli, con la sua irruenza militante, coglie forse nel segno. Pe rimediare, come diceva il maestro Manzi, non è mai troppo tardi.

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