Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Devono avere un luogo dove andare
La Cassazione annulla i fogli di via ai senzatetto «Vietato cacciarli»
Il questore non può imporre il foglio di via a un senzatetto. Non importa se ha diversi precedenti penali: una persona priva di una residenza, non può essere cacciata, almeno non con quelle modalità.a dirlo è la Cassazione con due sentenze che respingono altrettanti ricorsi della procura generale di Venezia.
Il questore non può VENEZIA imporre il foglio di via a un senzatetto. Non importa se ha diversi precedenti penali, se dorme in edifici senza averne l’autorizzazione o se si guadagna da vivere compiendo furtarelli: una persona priva di una residenza, non può essere cacciata, almeno non con quelle modalità.
A dirlo è la Cassazione con due sentenze che respingono altrettanti ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d’appello di Venezia. A essere dichiarati «invalidi» sono stati quattro fogli di via emessi nel novembre del 2013 e nel febbraio del 2015 dal questore di Vicenza. I più datati riguardavano tre cittadini stranieri, con diversi precedenti penali che vanno dall’occupazione abusiva (uno di loro, un 35enne, fu trovato insieme ad altre decine di sbandati all’interno di una ex caserma militare) fino ai ripetuti furti di rame. Di quattro anni fa, invece, il provvedimento che riguardava un quarantenne nato a Valdagno, autore di vari furti e della rapina a un’anziana.
Era stato proprio il loro pedigree criminale a spingere il questore a spiccare degli ordini di «allontanamento dal Comune di Vicenza per la durata di tre anni».
Ad accumunare i quattro pregiudicati, oltre all’aver ricevuto il foglio di via obbligatorio, c’è che sono dei senza fissa dimora e che tutti hanno scelto di ignorare la misura: nel 2016 le forze dell’ordine li hanno pizzicati mentre se ne andavano tranquillamente a spasso per il capoluogo. Per quest’ultimo motivo, sono finiti sotto processo con l’accusa di «inottemperanza al provvedimento del questore». Lo scorso anno il tribunale di Vicenza li ha però assolti «perché il fatto non sussiste». Sentenze che avevano fatto storcere il naso al procuratore generale, spingendolo a impugnarle di fronte alla cassazione.
Nei giorni scorsi, la Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi. E l’ha fatto sulla base di un ragionamento piuttosto articolato. Per prima cosa, i giudici ricordano come la norma stabilisca che «qualora le persone siano pericolose per la sicurezza pubblica e si trovino fuori dei luoghi di residenza, il questore può rimandarvele con provvedimento motivato e con foglio di via obbligatorio, inibendo loro di ritornare...». Insomma - fanno notare i magistrati - il provvedimento, per essere legittimo, non deve soltanto avere l’obiettivo di cacciare dal territorio una persona pericolosa, ma deve anche «ordinarle contestualmente il ritorno nel luogo di residenza». Il motivo? «Senza l’indicazione di una destinazione, il foglio di via avrebbe l’aspetto di un bando, non di un ordine di trasferimento da un comune a un altro». Si tratta di una cautela necessaria perché solo «rimpatriando» il pregiuloro dicato nella sua città d’origine, egli avrà «maggiori possibilità di reinserirsi in un ambiente più confacente a un sistema di vita meno esposto ai pericoli e ai turbamenti del luogo di non abituale dimora».
Il problema è che i quattro destinatari dell’ordine di allontanamento del questore, erano dei senza fissa di mora. E quindi, nel foglio di via non era stato possibile intimare «di far rientro nel luogo di residenza». Risultato: «La decisione (del tribunale di Vicenza, ndr) di ritenere insussistente il reato dell’inottemperanza di un provvedimento invalido, supera il controllo di legittimità», scrive la Cassazione. Tradotto: avevano tutto il diritto di ignorare quei fogli di via.
«Da questa sentenza - spiega l’avvocato Ezio Vrenna, che assisteva uno degli stranieri - se ne ricava un principio chiaro: l’ordine di allontanamento non vale per i senza dimora. Può sembrare un paradosso, ma lo Stato ha il dovere i tutelare i diritti di tutti, anche di chi vive ai margini della nostra società».