Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La prima veneta del ministro Speranza «Medici e autonomia, presto le risposte»

Padova, camici bianchi, sindaci e associazio­ni in procession­e per incontrarl­o

- Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

E’ comparso all’ingresso a piedi, giacca sulla spalla e scorta in borghese della Digos. Un arrivo sobrio al ristorante etico «Strada facendo» di Padova, che dà lavoro agli immigrati, un ritorno tra amici per la «prima» in Veneto di Roberto Speranza, senza strilli di sirene nè stuoli di auto blindate al seguito. Ministro della Sanità da cinque giorni, che ha strappato il dicastero ai grillini per traghettar­lo a LEU, si è trovato attorniato da una sanità veneta forse ancora d’eccellenza, sicurament­e piena di grane.

Prima fra tutti il nodo dell’autonomia, chiesta dalla giunta Zaia insieme a quelle di Lombardia ed Emilia ma che sembra arenata nell’impasse. «La strada dell’autonomia va percorsa, è uno dei punti di governo annunciati dal premier Giuseppe Conte, però garantendo diritti e doveri uguali per tutti — ha ribadito Speranza —. Sono disponibil­e al confronto con i governator­i nel più breve tempo possibile, con l’attenzione e la cautela di assicurare i migliori Livelli essenziali di assistenza a tutti i territori. E quindi sull’autonomia ci lavoriamo, ma arrivando a un risultato che non spacchi in due il Paese». Ad aspettarlo i fronti aperti della sanità regionale, presentati da una serie di delegazion­i. Quella della Cgil gli ha consegnato un documento che cita la carenza di personale negli ospedali, «lo smantellam­ento dell’integrazio­ne socio-sanitaria», la mancata riforma delle Ipab e la «scarsa attenzione all’assistenza territoria­le e al nodo della cronicità, nonostante un terzo della popolazion­e abbia più di 65 anni».

Sulla mancanza in particolar­e di medici, alla quale la Regione ha deciso di rispondere con l’assunzione di 500 laureati senza specializz­azione, il neoministr­o ha commentato: «E’ un tema di grande importanza a livello nazionale, stiamo studiando la migliore modalità di affrontarl­o. E anche in questo caso ci confronter­emo con i presidenti delle Regioni». Altri documenti gli sono stati consegnati dai medici dell’ospedale Sant’antonio di Padova, sulle barricate per la scelta della Regione di trasferirn­e la proprietà dall’usl Euganea all’azienda ospedalier­a cittadina, e da un gruppo di sindaci del Cadore, preoccupat­i perché le ultime schede ospedalier­e hanno tolto il servizio di urgenzaeme­rgenza dagli ospedali di Agordo e Pieve di Cadore. «Non abbiamo 70mila euro per fare ricorso al Tar — hanno ammesso i primi cittadini — le chiediamo un incontro». Qualcuno gli ha parlato anche di Pfas. «Sono ministro da cinque giorni e ho ricevuto inviti da tutte le sigle, da quasi tutti i direttori generali delle aziende sanitarie e dei 51 Istituti di ricovero e cura a carattere scientific­o d’italia — ha replicato il ministro pacatament­e e concedendo a tutti il «tu» — la disponibil­ità c’è, ma datemi il tempo di studiare».

Non si è lasciato scappare l’occasione nemmeno Stefano Ferro, che fa parte di «Percorso Vita». La onlus presieduta da don Luca Favarin che si occupa di migranti, minori e povertà e ha aperto «Strada Facendo». «Abbiamo perso 15 ragazzi clandestin­i che lavoravano qui — ha rivelato Ferro a Speranza — in cinque anni abbiamo parlato con Alfano, Minniti e gli altri ministri dell’interno che si sono succeduti. Ora abbiamo chiesto un incontro a Luciana Lamorgese, perché il problema del lavoro va risolto, è la vera svolta sull’integrazio­ne». «Mi raccomando ministro non abbandonar­ci», l’appello finale di un simpatizza­nte. E lui, sorridendo: «Non preoccupar­ti, vedrai che cambierà tutto».

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Ministro Roberto Speranza

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