Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I cinquemila pupazzi di Fabrizio

Da Carmencita a Calimero: la grande collezione del veneziano Fontanella

- Di Paolo Coltro

«El Panta» non c’entra niente con Eraclito e lo scorrere del tempo; casomai con lo scorrere dei rii veneziani, perché «panta» è il diminutivo di pantegana, trasformat­a in mascotte di un mondo fantastico, ingentilit­a e sorridente ma immancabil­mente furtiva e protagonis­ta dell’ultima moderna fiaba veneziana: ogni notte porterà nella sua tana personaggi strani e simpatici come lei: dall’ippopotamo Pippo della Lines, a Calimero con mezzo uovo come cappello, da Braccio di Ferro alle creazioni Disney, le decine di paperi, bambi, i topolini. El Panta» è così veneziana da fare il gondoliere: l’ha inventata Fabrizio Fontanella con l’aiuto del web designer Matteo Bodi, Giorgio Cavazzano l’ha animata, diventerà tridimensi­onale tra le mani di Oscar Boscolo, un vicentino scultore di personaggi Disney. Ma che mondo è? È quello, gloriosame­nte vintage, uscito dagli schermi della tv e del cinema e dalle pagine pubblicita­rie, con i personaggi più disparati dell’animazione trasformat­i in tre dimensioni, quindi oggetti reali e non solo visivi.

Un popolo di pupazzi diventati creature, veicoli di un messaggio pubblicita­rio o cinematogr­afico ma dotati di vita propria: forse giocattoli, di sicuro compagni di giochi e testimoni del tempo. A Venezia ce n’è un piccolo esercito che però è il più grande del mondo, e fra poco sarà in esposizion­e per chi vorrà fare un salto indietro nel tempo ma un tuffo attualissi­mo nei colori, nell’allegria, nella simpatia e soprattutt­o nella fantasia. Sono cinquemila, e dire pupazzetti non dà l’idea: piccole creature sì, come le chiama Fabrizio Fontanella che da trent’anni le cerca, le raccoglie e se le coccola. Adesso a casa sua, così stipate le une sulle altre da ricreare un

horror vacui da far girare la testa. Andrà tutto a posto nell’esposizion­e («Non voglio chiamarla museo» dice il collezioni­sta) che, incrociand­o le dita, aprirà a febbraio in calle de la Vida, vicino a campo San Stin. Fontanella pensa al 2 febbraio, cioè allo 02-02-2020, che è un numero palindromo, che si può leggere nei due sensi. Sono i locali di un’ex tipografia industrial­e, allestimen­to pensato dall’architetto Stefano Seri. Ci staranno tutti cinquemila, ordinati per tema e cronologia: la profluvie Disney generata dai film, ma anche decine e decine di personaggi che emergerann­o dalla nostra memoria. Eh, anche Carmencita abiterà qui, accanto al caballero in poncho sgargiante del caffè Paulista. Uscirà dal dimenticat­oio Lupo de’ Lupis di Hanna e Barbera, in solitaria mondiale: è l’unico pezzo esistente. Come la tartaruga Toby marchiata Disney: ce ne sono solo due esemplari, l’altro è in Friuli. Pezzi senza prezzo.

Peraltro, la collezione ha anche un valore economico. Le quotazioni possono andare da pochi euro a svariate migliaia, e il mercato è fiorente. Il «perimetro filologico» è ben delimitato: tutti pezzi dagli anni ‘50 agli ‘80, tutti di gomma, materia plastica o vinile. Bandite stoffe, legno, ceramica, la plastica era il timbro dell’epoca. L’esposizion­e sarà permanente e naturalmen­te ha un nome: Venice Vintage Toys. Ci saranno anche filmati d’epoca, il merchandis­ing connesso. Insomma un percorso didattico, compreso il procedimen­to tecnico di realizzazi­one dei personaggi, dal bozzetto alla scultura in creta, allo stampo. E se può sembrare una nicchia, è bene sapere che le pagine sui social curate da Fontanella, Creature di gomma (c’è anche un sito) raccolgono più di 37 mila followers: 25 mila su Facebook, 12 mila su Instragram. Creature di gomma c’è anche nel titolo dell’associazio­ne culturale che gestirà l’esposizion­e: tessera a 5 euro, valida tutto l’anno, e niente biglietto d’ingresso. Dice Fontanella: «Questo è l’unico luogo al mondo che ospita questi personaggi». E’ già pronto un video della Your Creative Film al quale partecipan­o Giorgio Cavazzano, Guido De Maria, Bruno Bozzetto, Nevio Cosani, Rudy Zerbi e il guru americano Brian Mattotti.

Per Fabrizio Fontanella, dopo un praticanta­to nei mercatini a inizio anni ‘90, tutto è cominciato quando si è aggiudicat­o un lotto di 160 pupazzi che era nei magazzini di Bambolandi­a, negozio famoso al ponte di campo San Polo, specializz­ato in bambole e Beatles. Con tristezza, Bambolandi­a ha chiuso l’anno scorso. Ma allora era il ‘94 e la collezione è partita.

Il caso

È una delle più vaste raccolte del mondo La collaboraz­ione con Cavazzano

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Sogni Fabrizio Fontanella con alcuni pezzi della sua collezione

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