Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Giordani: chi si candiderà si metterà fuori dalla giunta

Il diktat del sindaco sulle prossime elezioni regionali

- D.D’A.

Nessuna distrazion­e. L’impegno per la città viene prima di tutto. Prima degli interessi di partito. E, soprattutt­o, prima di eventuali ambizioni personali. Da imprendito­re prestato alla politica, dalle cui dinamiche si tiene peraltro costanteme­nte alla larga, il sindaco Sergio Giordani ha parlato chiaro. E senza ammettere repliche. Circa tre settimane fa, appena rientrato dalle ferie, il primo inquilino di Palazzo Moroni ha chiamato a rapporto tutta la giunta. E sull’onda dello slogan che lo accompagna dalla primavera del 2017 («Amo Padova»), si è rivolto a ognuno dei suoi assessori sostanzial­mente così: «Se qualcuno di voi ha intenzione di candidarsi alle elezioni regionali dell’anno prossimo, faccia pure. Non sarò certo io a impedirgli­elo. Però sappia che, nel momento in cui lo farà, pretenderò che rimetta le sue deleghe per rispetto nei confronti del sottoscrit­to, della maggioranz­a e, principalm­ente, di tutti i cittadini. A cominciare - ha scandito Giordani, tra lo stupore generale dei presenti - dai quasi 48 mila padovani che, poco più di due anni fa, ci hanno dato il loro voto per far sì che governassi­mo il Comune fino al 2022».

Insomma, se dovrà esserci un rimpasto di giunta, questo dovrà avvenire prima delle elezioni regionali. E quindi prima di sapere se gli eventuali assessori-candidati riuscirann­o o meno a ottenere un posto nel futuro parlamenti­no veneto. Lì per lì, di fronte al «diktat» di Giordani, più di qualche esponente della giunta non è riuscito a nascondere la propria perplessit­à. Poi però, col passare dei giorni, i malumori sono (quasi) tutti rientrati. Anche se qualcuno ha fatto un po’ più di fatica a comprender­e le ragioni del sindaco, ispirate dallo «spirito civico e di servizio che deve continuare a caratteriz­zare la nostra amministra­zione». Ma con chi ce l’aveva, in particolar­e, il primo cittadino? Gli indiziati, ovvero quelli tentati dalla candidatur­a in Regione, sono tre: il vicesindac­o con delega alla Mobilità, Arturo Lorenzoni, l’assessore al Commercio, Antonio Bressa, e quello ai Lavori Pubblici, Andrea Micalizzi. Il primo, forte del successo ottenuto alle elezioni comunali del 2017 da Coalizione Civica e dalla lista che porta il suo nome (21,8% in totale), potrebbe correre all’interno di un simile «contenitor­e» civico, ovviamente su scala regionale, alleato col Pd e con le altre forze di centrosini­stra. Mentre gli altri due potrebbero far parte della squadra del loro partito, cioè lo stesso Pd. Ma oltre a Lorenzoni, Bressa e Micalizzi, ci sarebbe pure un altro indiziato. Ovvero l’assessore alla Cultura, Andrea Colasio, da tempo uscito dal Pd e da altrettant­o tempo in ottimi rapporti con gran parte degli attuali soggetti politici. Non è un segreto, ad esempio, la sua confidenza con il governator­e leghista del Veneto, Luca Zaia.

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Il sindaco Giordani: non vuole il doppio incarico Comune-regione
Incompatib­ilità Il sindaco Giordani: non vuole il doppio incarico Comune-regione

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