Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Autostrade, Benetton: «Sotto choc»
Le parole del patriarca Luciano, le dimissioni dell’ad Castellucci, il ruolo di Mion nella vicenda Atlantia Dalle ricche privatizzazioni al travaglio dopo il Ponte Morandi, la «regia» del manager padovano
«Sono il signor Mion. Risolvo problemi». Come il mitologico personaggio di Mister Wolf, inventato da Tarantino per Pulp Fiction, Gianni Mion è stato richiamato in servizio permanente effettivo, alla non più verde età di anni 76, per cimentarsi nella delicatissima operazione di riportare in carreggiata la traiettoria dell’impero Benetton, colpito al cuore per due volte nel corso del 2018, dalla scomparsa ravvicinata di due fratelli fondatori, Carlo e Giberto, e dal tragico crollo del ponte Morandi di Genova.
Problema numero uno: l’enorme grana di Atlantia-autostrade per l’italia, più volte minacciata da esponenti governativi di revoca delle concessioni dopo il disastro della vigilia di Ferragosto ‘18 e la cui reputazione è ulteriormente colata a picco nei giorni scorsi, sull’onda delle imbarazzanti intercettazioni e delle misure cautelari disposte dalla magistratura verso manager e tecnici del gruppo.
Fonti vicine alla famiglia riferiscono di un Luciano arrabbiatissimo per questa ennesima caduta sul fronte di Genova, circostanza che avrebbe spalancato il baratro sotto la poltrona dell’ad Giovanni Castellucci, notoriamente poco entusiasta del rientro di Mion alla guida di Edizione, la cassaforte di casa. A riprova, ecco le parole del capostipite, pronunciate ieri pomeriggio a Milano prima della presentazione della nuova collezione United Colors of Benetton: «È una settimana che siamo sotto choc - ha detto Luciano - per quello che appare dai comunicati della magistratura. Speriamo che si chiarisca, sicuramente ci sarà qualche cambiamento. Questo lo aspettiamo dal Cda in corso». In difesa della Casa si è schierato Oliviero Toscani: «Questa situazione è incredibile, i Benetton sono gente estremamente onesta, pensateci, non ci sono mai stati scandali legati alla famiglia. Io credo che vada chiarito cosa è successo e vada messo a posto, ma per esperienza personale posso dire, altrimenti non lavorerei con loro, che i Benetton sono l’esatto opposto di questi scandali». E dunque: fuori da Atlantia Castellucci, che ha dato formali dimissioni, i poteri passano a un comitato esecutivo di cui Mion formalmente non farà parte. Ma tutti gli osservatori concordano nell’assegnargli un primario ruolo di «garante» della famiglia nell’operazione.
Del resto, della vocazione autostradale dei Benetton, Mion è stato il principale artefice, durante la sua prima vita in Edizione (1986-2016). Tutti dicevano che Gilberto, mancato nell’ottobre scorso, fosse la mente finanziaria della famiglia, ma si deve al manager padovano, nato nel paese dal nome più corto d’italia – Vo’, sui Colli Euganei l’intuizione che ha trasformato un’azienda di maglioni, per quanto di straordinario successo,in una delle fortezze del capitalismo italiano. In sintesi, questa è la formula: partecipare al ricco banchetto delle privatizzazioni delle aziende di Stato (prima la Sme con Autogrill e i supermercati Gs, quindi le autostrade e infine gli aeroporti, passando per Telecom Italia, l’unico investimento che si è chiuso in perdita per la Casa di Ponzano), garantendosi laute rendite di posizione oltre a forti e stabili flussi di cassa.
In particolare, gli esperti di ingegneria finanziaria considerano l’operazione Autostrade un autentico colpo da maestro. Siamo nell’anno 1999 ed Edizione, attraverso la «scatola» Schemaventotto, ci mette tutto sommato pochi soldi propri (1,3 miliardi), si indebita con le banche per l’esborso rimanente (altri 1,2 miliardi) e quattro anni più tardi, con un’opa totalitaria, fa rilevare da un altro veicolo finanziario - la Newco28, controllata da Schemaventotto - la maggioranza assoluta di Autostrade (54%) per 6,5 miliardi. Alla resa dei conti, i Benetton si sono com