Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Edifici green, truffa da 500 milioni
Rimborsati lavori mai eseguiti per migliorare la classe energetica: 7 arresti, 3 tra Padova e Treviso
Il meccanismo era articolato, la zona d’ombra difficile da individuare e il guadagno avrebbe potuto essere colossale. Sfruttando il complesso sistema di rimborsi fiscali per la realizzazione di impianti energetici, un gruppo di società di servizi avrebbe messo in piedi una maxi frode capace di generare profitti per 500 milioni di euro. A scoprirla sono stati i militari della guardia di Finanza di Treviso che nel corso della giornata di ieri hanno denunciato per il reato di truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche 28 persone, 7 delle quali sono state arrestate.
Si tratta degli amministratori sia di diritto che di fatto delle 15 società di servizi finite nel mirino delle Fiamme Gialle. Tra questi vi sono un 30enne di Treviso e un 45enne di Ponzano, entrambi incensurati, una 40enne della provincia di Padova e poi due persone residenti a Frosinone, una a Cosenza e un’altra a Milano (La Finanza non ha reso noti i nomi). La lunga indagine, coordinata dal pubblico ministero Davide Romanelli e denominata «Energia Cartolare», ha toccato però anche le province di Catanzaro, Cuneo, Parma, Torino, Pordenone, Potenza, Roma e Vercelli.
Nella giornata di ieri sono stati posti i sigilli su beni di proprietà dei 28 indagati per un valore di 6 milioni di euro rispetto a un totale di 110 milioni di cui l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro in via preventiva. Tra i beni sottratti ai responsabili della truffa vi sono 61 immobili, 15 autoveicoli e 39 società.
I sospetti dei finanzieri sono iniziati oltre un anno fa a partire dalle verifiche eseguite sulle dichiarazioni dei redditi presentate da un gruppo di imprese edili che risultavano essersi rivolte ad alcune Energy Saving Company (Esco), società di consulenza nel settore energetico attraverso cui è possibile ottenere dal ministero dell’economia e delle Finanze i «certificati bianchi», titoli che riconoscono l’esecuzione di lavori di efficientamento sugli edifici e spendibili su uno specifico mercato. I lavori per i quali le imprese richiedevano i titoli, consistenti principalmente nella sostituzione di vetri semplici con doppi vetri, isolamento di pareti e coperture degli edifici, non trovavano però corrispondenza negli importi, irrisori o nulli, dichiarati al fisco. Così i militari hanno deciso di passare al setaccio tutti i progetti, uno dopo l’altro, scoprendo che nessuno dei 3.900 presentati era stato effettivamente eseguito.
Un’evidenza che non sarebbe mai venuta a galla dato che le verifiche del Gestore dei servizi energetici (Gse), l’ente preposto ai controlli, si limitano ai dati cartacei. Ma non solo. «Il 90% delle imprese edili coinvolte nel meccanismo – spiega Andrea Leccese, comandante del Gruppo della guardia di Finanza di Treviso – erano ignare di ciò che stava avvenendo in quanto le certificazioni presentate erano false».
Secondo le accuse, una volta ottenuti i «certificati bianchi» le Esco li avrebbero rivenduti ai cosiddetti «soggetti obbligati», grandi società di energia che per legge sono chiamate ogni anno a rispettare parametri di efficientamento per consentire all’italia di rientrare a sua volta all’interno dei paletti del Protocollo di Kyoto. Qualora queste società non riescano a mettere in campo gli investimenti necessari nell’arco di 12 mesi devono acquistare i «certificati bianchi» ottenuti e poi messi sul mercato da chi invece è stato più efficiente di quanto richiesto, presentandoli poi al ministero e ottenendo in cambio i contributi pubblici previsti. Denaro che è nelle disponibilità dello Stato grazie al contributo che tutti i cittadini versano in ogni bolletta alla voce «Oneri di sistema».
Per ricostruire tale articolato meccanismo, illustrato dal tenente colonnello Rocco Laiola e dal capitano Roberto Esposito, i finanzieri hanno ascoltato le testimonianze di oltre 3 mila persone, richiesto le attestazione di inizio e fine lavori a 220 Comuni e spulciato centinaia di conti correnti. Sulla base degli elementi raccolti, gli amministratori delle 15 Esco coinvolte sarebbero riusciti a mettere insieme guadagni per circa 110 milioni di euro tra il 2014 e il 2017 ma se la loro attività fosse proseguita gli incassi avrebbero toccato il mezzo miliardo.
Doppi vetri, isolanti, rivestimenti e coperture rimborsati eppure mai costruiti