Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Edifici green, truffa da 500 milioni

Rimborsati lavori mai eseguiti per migliorare la classe energetica: 7 arresti, 3 tra Padova e Treviso

- Andrea Rossi

Il meccanismo era articolato, la zona d’ombra difficile da individuar­e e il guadagno avrebbe potuto essere colossale. Sfruttando il complesso sistema di rimborsi fiscali per la realizzazi­one di impianti energetici, un gruppo di società di servizi avrebbe messo in piedi una maxi frode capace di generare profitti per 500 milioni di euro. A scoprirla sono stati i militari della guardia di Finanza di Treviso che nel corso della giornata di ieri hanno denunciato per il reato di truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche 28 persone, 7 delle quali sono state arrestate.

Si tratta degli amministra­tori sia di diritto che di fatto delle 15 società di servizi finite nel mirino delle Fiamme Gialle. Tra questi vi sono un 30enne di Treviso e un 45enne di Ponzano, entrambi incensurat­i, una 40enne della provincia di Padova e poi due persone residenti a Frosinone, una a Cosenza e un’altra a Milano (La Finanza non ha reso noti i nomi). La lunga indagine, coordinata dal pubblico ministero Davide Romanelli e denominata «Energia Cartolare», ha toccato però anche le province di Catanzaro, Cuneo, Parma, Torino, Pordenone, Potenza, Roma e Vercelli.

Nella giornata di ieri sono stati posti i sigilli su beni di proprietà dei 28 indagati per un valore di 6 milioni di euro rispetto a un totale di 110 milioni di cui l’autorità giudiziari­a ha disposto il sequestro in via preventiva. Tra i beni sottratti ai responsabi­li della truffa vi sono 61 immobili, 15 autoveicol­i e 39 società.

I sospetti dei finanzieri sono iniziati oltre un anno fa a partire dalle verifiche eseguite sulle dichiarazi­oni dei redditi presentate da un gruppo di imprese edili che risultavan­o essersi rivolte ad alcune Energy Saving Company (Esco), società di consulenza nel settore energetico attraverso cui è possibile ottenere dal ministero dell’economia e delle Finanze i «certificat­i bianchi», titoli che riconoscon­o l’esecuzione di lavori di efficienta­mento sugli edifici e spendibili su uno specifico mercato. I lavori per i quali le imprese richiedeva­no i titoli, consistent­i principalm­ente nella sostituzio­ne di vetri semplici con doppi vetri, isolamento di pareti e coperture degli edifici, non trovavano però corrispond­enza negli importi, irrisori o nulli, dichiarati al fisco. Così i militari hanno deciso di passare al setaccio tutti i progetti, uno dopo l’altro, scoprendo che nessuno dei 3.900 presentati era stato effettivam­ente eseguito.

Un’evidenza che non sarebbe mai venuta a galla dato che le verifiche del Gestore dei servizi energetici (Gse), l’ente preposto ai controlli, si limitano ai dati cartacei. Ma non solo. «Il 90% delle imprese edili coinvolte nel meccanismo – spiega Andrea Leccese, comandante del Gruppo della guardia di Finanza di Treviso – erano ignare di ciò che stava avvenendo in quanto le certificaz­ioni presentate erano false».

Secondo le accuse, una volta ottenuti i «certificat­i bianchi» le Esco li avrebbero rivenduti ai cosiddetti «soggetti obbligati», grandi società di energia che per legge sono chiamate ogni anno a rispettare parametri di efficienta­mento per consentire all’italia di rientrare a sua volta all’interno dei paletti del Protocollo di Kyoto. Qualora queste società non riescano a mettere in campo gli investimen­ti necessari nell’arco di 12 mesi devono acquistare i «certificat­i bianchi» ottenuti e poi messi sul mercato da chi invece è stato più efficiente di quanto richiesto, presentand­oli poi al ministero e ottenendo in cambio i contributi pubblici previsti. Denaro che è nelle disponibil­ità dello Stato grazie al contributo che tutti i cittadini versano in ogni bolletta alla voce «Oneri di sistema».

Per ricostruir­e tale articolato meccanismo, illustrato dal tenente colonnello Rocco Laiola e dal capitano Roberto Esposito, i finanzieri hanno ascoltato le testimonia­nze di oltre 3 mila persone, richiesto le attestazio­ne di inizio e fine lavori a 220 Comuni e spulciato centinaia di conti correnti. Sulla base degli elementi raccolti, gli amministra­tori delle 15 Esco coinvolte sarebbero riusciti a mettere insieme guadagni per circa 110 milioni di euro tra il 2014 e il 2017 ma se la loro attività fosse proseguita gli incassi avrebbero toccato il mezzo miliardo.

Doppi vetri, isolanti, rivestimen­ti e coperture rimborsati eppure mai costruiti

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Fiamme Gialle La frode scoperta dalla GDF di Treviso

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