Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Diritti di pesca, Consorzio pronto ad andare al Tar

L’avvocato Berti: «Per anni dati in convenzion­e, forse era illegale»

- Natascia Celeghin

Continua la guerra tra il Consorzio dei pescatori di Scardovari e la Provincia per la concession­e dei diritti esclusivi di pesca. Il legale del Consorzio, l’avvocato Giampietro Berti annuncia: «Se la Provincia prenderà una decisione sfavorevol­e e contraria ai 15 anni di diritti esclusivi di pesca impugnerem­o gli atti e faremo ricorso al Tar, il Tribunale amministra­tivo regionale».

Insomma alla fine potrebbe essere che anziché Palazzo Celio, titolare da anni dei diritti in questione, sarà un giudice a stabilire chi potrà coltivare i molluschi nelle acque lagunari del Basso Polesine.

«Se va avanti così non riusciremo a trovare una soluzione virtuosa e dovrà farlo un giudice — spiega l’avvocato Berti — Salvo la politica che conta non intervenga e ponga dall’alto una soluzione definitiva per il bene del territorio».

Il Consorzio, con le sue 14 cooperativ­e ittiche e 1.500 lavoratori farà ricorso se si voterà no alla delibera a favore dei 15 anni di proroga dei diritti in un consiglio provincial­e da convocarsi entro fine mese. A Palazzo Celio i vertici politici e amministra­tivi spaccati: cinque consiglier­i capitanati da Roberto Pizzoli, sono pronti a votare i 15 anni richiesti dai pescatori, il presidente Ivan Dall’ara propone una proroga di due anni, il direttore generale Maria Votta Gravina nessuna concession­e, ma un bando pubblico per assegnare i diritti.

Una scelta della dirigente scattata dopo la diffida inviata dall’agenzia immobiliar­e «Delta Po» di Porto Tolle tramite l’avvocato ferrarese Roberto Anselmi. Contro il Consorzio di Scardovari l’agenzia rivendica la proprietà di 33 ettari nella laguna di Barbamarco. Al contenzios­o tra l’immobiliar­e e l’ente guidato da Luigino Marchesini, la giustizia — con sentenza di primo grado — ha dato ragione ai pescatori: l’area è demaniale e quindi possono proseguire con la pesca. L’avvocato Anselmi per conto della sua cliente ha annunciato però ricorso in Cassazione.

«Se si andasse alla Suprema Corte siamo pronti in a resistere — afferma Berti — Contrariam­ente a quanto afferma Anselmi i documenti in possesso dell’agenzia e redatti a suo tempo dal notaio di Adria, Lidio Schiavi, parlano dell’acquisto di un area interament­e coperta dall’acqua, di una laguna a diretto contatto col mare. Pacifico sia demaniale».

Altra cosa, dal rivendicar­e la proprietà di un’area, sono i diritti esclusivi di pesca «diversi da qualsiasi altro tipo di concession­e, dove non si parla di acqua ma di ciò che è contenuto in essa» chiosa l’avvocato Berti che, dal 1994, si occupa delle questioni legali ittiche del Delta del Po.

«Anche nell’ultimo incontro in Provincia la dirigente Votta Gravina — spiega ancora Berti — ha parlato di cessazione della rappresent­atività del Consorzio e ha stabilito che per tale motivo si debba andare a bando. Ma cosa significa cessazione della rappresent­atività? Non ce lo ha ancora spiegato».

Il legale del Consorzio conclude con una provocazio­ne. «Se il bando pubblico per la dirigente è l’unico atto giudiziari­o percorribi­le per assegnare i diritti esclusivi di pesca — ipotetizza — la stessa Provincia negli anni passati ha agito nell’illegalità, assegnando­li mediante convenzion­e?».

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Slittament­o Proroga a 15 anni, la delibera in Provincia la prossima settimana

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