Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Maxi-debito piscine, Gaffeo tratta per ridurlo a 5 milioni
Il sindaco presenterà a breve ai consiglieri comunali il piano di rientro
Le trattative per trovare un accordo di riduzione del maxi-debito per le piscine restano al centro dell’agenda del sindaco Edoardo Gaffeo che, tra un paio di settimane, presenterà ai consiglieri comunali un dossier sulla questione con la proposta di una via d’uscita.
Continuano gli incontri tra il primo cittadino e il gruppo bancario Unipol sull’intricata vicenda del Polo natatorio in viale Porta Po che vede Palazzo Nodari impegnato in due contenziosi dal valore complessivo di circa 8 milioni di euro.
Massimo riserbo al momento sui contenuti del dossier, anche se già nei mesi scorsi era stata ipotizzata una proposta per chiudere completamente la partita con un esborso complessivo di 5 milioni.
«Abbiamo cercato di riprendere il filo di un dialogo difficile — afferma Gaffeo — Stiamo parlando con un soggetto serio e maturo, è nell’interesse di tutti chiudere la vicenda il prima possibile».
La partita con Unipol ruota attorno al mutuo acceso da «Veneto Nuoto», la società che ha costruito il Polo Natatorio in «project financing» e fallita l’anno scorso. Il default ha fatto scattare una clausola di surroga contenuta nell’accordo siglato tra la società e il Comune, con quest’ultimo che ora si trova a dover pagare 6,7 milioni di euro.
A far lievitare il conto è il secondo contenzioso, tra «Veneto Nuoto» e Palazzo Nodari per un ritardo nella consegna del terreno su cui sorgeva l’ex piscina «Baldetti» in viale Porta Adige. In ballo c’è un risarcimento da 1,4 milioni di euro da parte del Comune.
Altro fascicolo sulla scrivania del sindaco quello dell’iras, la Casa di riposo comunale commissariata dalla Regione su cui grava un debito da 5 milioni di euro. Nei giorni scorsi il primo cittadino ha inviato ai consiglieri comunali la documentazione che riguarda l’ente in vista del dibattito a Palazzo Nodari che dovrebbe portare alla definizione di una strategia di rilancio.
Al momento l’unico progetto di salvataggio resta quello proposto dagli uffici regionali. Venezia spinge affinché il Comune trasferisca la proprietà di «Casa Serena», una delle strutture utilizzate dalla Casa di riposo, all’iras, che sua volta ne cederebbe una parte all’ater, l’ente regionale che gestisce gli alloggi popolari. Un’operazione che porterebbe nelle casse dell’istituto rodigino circa 2 milioni di euro, ma che secondo Gaffeo presenta criticità.
«A queste condizioni, il trasferimento è impossibile — spiega il primo cittadino — Il Comune non può cedere senza contropartita economica un suo bene, si tratterebbe di un danno erariale». A non convincere è anche l’assenza di una vera strategia di rilancio, secondo Gaffeo essenziale.
Il sindaco non chiude del tutto alla possibilità di cedere «Casa Serena». L’idea sarebbe quella di vendere lo stabile all’iras, con un ritorno economico garantito per le casse comunali. Inoltre verrebbe chiesto più impegno della Regione per attivare nuovi servizi nella Casa di riposo.