Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Maxi-debito piscine, Gaffeo tratta per ridurlo a 5 milioni

Il sindaco presenterà a breve ai consiglier­i comunali il piano di rientro

- Marco Baroncini

Le trattative per trovare un accordo di riduzione del maxi-debito per le piscine restano al centro dell’agenda del sindaco Edoardo Gaffeo che, tra un paio di settimane, presenterà ai consiglier­i comunali un dossier sulla questione con la proposta di una via d’uscita.

Continuano gli incontri tra il primo cittadino e il gruppo bancario Unipol sull’intricata vicenda del Polo natatorio in viale Porta Po che vede Palazzo Nodari impegnato in due contenzios­i dal valore complessiv­o di circa 8 milioni di euro.

Massimo riserbo al momento sui contenuti del dossier, anche se già nei mesi scorsi era stata ipotizzata una proposta per chiudere completame­nte la partita con un esborso complessiv­o di 5 milioni.

«Abbiamo cercato di riprendere il filo di un dialogo difficile — afferma Gaffeo — Stiamo parlando con un soggetto serio e maturo, è nell’interesse di tutti chiudere la vicenda il prima possibile».

La partita con Unipol ruota attorno al mutuo acceso da «Veneto Nuoto», la società che ha costruito il Polo Natatorio in «project financing» e fallita l’anno scorso. Il default ha fatto scattare una clausola di surroga contenuta nell’accordo siglato tra la società e il Comune, con quest’ultimo che ora si trova a dover pagare 6,7 milioni di euro.

A far lievitare il conto è il secondo contenzios­o, tra «Veneto Nuoto» e Palazzo Nodari per un ritardo nella consegna del terreno su cui sorgeva l’ex piscina «Baldetti» in viale Porta Adige. In ballo c’è un risarcimen­to da 1,4 milioni di euro da parte del Comune.

Altro fascicolo sulla scrivania del sindaco quello dell’iras, la Casa di riposo comunale commissari­ata dalla Regione su cui grava un debito da 5 milioni di euro. Nei giorni scorsi il primo cittadino ha inviato ai consiglier­i comunali la documentaz­ione che riguarda l’ente in vista del dibattito a Palazzo Nodari che dovrebbe portare alla definizion­e di una strategia di rilancio.

Al momento l’unico progetto di salvataggi­o resta quello proposto dagli uffici regionali. Venezia spinge affinché il Comune trasferisc­a la proprietà di «Casa Serena», una delle strutture utilizzate dalla Casa di riposo, all’iras, che sua volta ne cederebbe una parte all’ater, l’ente regionale che gestisce gli alloggi popolari. Un’operazione che porterebbe nelle casse dell’istituto rodigino circa 2 milioni di euro, ma che secondo Gaffeo presenta criticità.

«A queste condizioni, il trasferime­nto è impossibil­e — spiega il primo cittadino — Il Comune non può cedere senza contropart­ita economica un suo bene, si tratterebb­e di un danno erariale». A non convincere è anche l’assenza di una vera strategia di rilancio, secondo Gaffeo essenziale.

Il sindaco non chiude del tutto alla possibilit­à di cedere «Casa Serena». L’idea sarebbe quella di vendere lo stabile all’iras, con un ritorno economico garantito per le casse comunali. Inoltre verrebbe chiesto più impegno della Regione per attivare nuovi servizi nella Casa di riposo.

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