Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Ora più soldi e poteri ai sindaci»
L’anci valuta un pacchetto di proposte al governo. Emilia apripista. I veneti: «Ci stiamo»
Più soldi ai sindaci dei piccoli Comuni. Anci Veneto sta con Anci Emilia-romagna, che chiede al Governo di adeguare le indennità (irrisorie) alle responsabilità (altissime). Anche tra i partiti c’è consenso, da ambo le sponde del Po. Un disegno di legge giace dimenticato: il proponente chiede di destinare ai sindaci i proventi del taglio ai parlamentari.
«Alla fine, candidarsi conviene ai pensionati o ai ricchi di famiglia. I sindaci, compresi quelli dei capoluoghi, hanno indennità ridicole per la mole di responsabilità che si assumono e l’impegno cui sono chiamati, specie se confrontate con quelle dei consiglieri regionali o dei parlamentari». Maria Rosa Pavanello, presidente di Anci veneto, riflette su una questione che torna in primo piano per un’iniziativa dei «colleghi» sindaci d’oltre Po. La scorsa settimana, l’associazione dei Comuni emiliano-romagnoli ha votato un pacchetto di proposte per chiedere al tripalluto governo Pd-cinquestelle-iv di alzare le indennità dei primi cittadini dei municipi con mille e tremila abitanti. Sono quelli che, nell’editoriale del 13 giugno scorso, il direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello, aveva definito «la piccola-grande spina dorsale che amministra le comunità di questo Paese». A questi che, in tempi di politica proposta e vista da molti come male forse perfino non necessario, e di politici con stipendi da privilegiati, la legge assegna indennità pari a 1.290 euro mensili se amministrano fino a mille abitanti, 1.450 nella fascia mille/tremila. Chiunque abbia un’idea anche solo generale del peso che derivi dal gestire una piccola realtà amministrativa può ben capire come, davvero, il privilegio non abiti qui. E se Andrea Gnassi, sindaco di Rimini e presidente di Anci Emilia Romagna, è determinato a portare il tema alla prossima assemblea nazionale dell’associazione (è in calendario dal 19 al 21 novembre, ad Arezzo), dal Veneto non si tirano indietro: «Se l’argomento sarà all’ordine del giorno ne parleremo», il pensiero che filtra dagli uffici.
La presidente Pavanello, del resto, aveva sposato il tema già tempo addietro: «Un anno fa, come Anci, abbiamo formulato una proposta di legge per ridare dignità ai sindaci ma è rimasta in qualche cassetto. E non è solo questione di stipendio: basterebbe rimediare a storture come l’assicurazione, che dobbiamo pagarci di tasca nostra per coprirci le spalle dalle decisioni che prendiamo per tutta la comunità». Pensiero che risale a qualche settimana fa. A riaccendere il dibattito, su scala nazionale, il confronto sul taglio dei parlamentari, votato l’8 ottobre scorso. In quel contesto, una manciata di deputati di «Cambiamo», formazione che ha il governatore della Liguria, Giovanni Toti, come punto di riferimento, ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità, chiedendo appunto il raddoppio delle indennità per i sindaci, «sentinelle sul territorio». Da Roma, via Genova, si torna in Emilia. Serse Soverini, deputato democratico votato a Imola, è autore di un disegno di legge sulla materia fermo nei cassetti del parlamento da oltre un anno; ieri ha rilanciato la partita indennità: «Ripartire dal risparmio del taglio di deputati e se
Alvise Maniero
Che ai sindaci venga dato poco lo sanno tutti ma ho paura che il tema, una volta portato in un dibattito di piazza, non risulterebbe popolare
Sonia Fregolent
Il ruolo del sindaco si accetta perché si crede nel valore della funzione ma se uno dovesse mettere nel conto fattore economico, rischi e responsabilità...
natori», le sue parole.
Assodato come Anci Veneto veda più che bene l’ipotesi di pagare meglio l’impegno dei «piccoli» sindaci, si può aggiungere come, sulla questione, il favore della politica regionale appaia sostanzialmente trasversale. Due voci pentastellate, unite in una puntualizzazione: più soldi al sindaci, ma «nessun legame con il taglio dei parlamentari». Alvise Maniero, ex sindaco di Mira, deputato e componente della commissione Finanze, spiega: «Che ai sindaci venga dato molto poco lo sanno tutti, anche se temo che portare la questione in un dibattito di piazza non risulterebbe popolare. Molti direbbero: “Prima pensate ad alzare gli stipendi di altri”, pensando a lavoratori del privato ma anche pubblici, quelli del comparto sicurezza: poliziotti, carabinieri, per non dire dei vigili del fuoco... Va anche detto che, rispetto a questi, i sindaci sono molti meno, per cui non è sbagliato pensare di adeguare la paga alle responsabilità». «Una proposta che mi pare positiva», aggiunge Mattia Fantinati, deputato veronese, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del primo governo Conte.
Anche nella Lega il tema delle indennità da aumentare trova consenso, in Veneto come in Emilia. «È fuor di dubbio che la responsabilità dei sindaci vada corrisposta adeguatamente conferma Stefano Marcon, sindaco di Castelfranco e presidente della Provincia di Treviso -. Quanto sia l’adeguato non lo so; si discuta. Dico, però, che non è questione di cifre ma di dignità». Senatrice leghista, ex sindaco di Sernaglia della Battaglia, Sonia Fregolent ricorda a tutti che «il ruolo di sindaco si accetta perché si crede nel valore della funzione. Se uno dovesse mettere nel conto l’elemento economico, la responsabilità e i rischi... Ai sindaci vengono posti in capo alcuni compiti e responsabilità che hanno peso eccessivo. Vanno dati strumenti che servano a tutelarli e ad assolvere materialmente le richieste». Tradotto: strumenti di legge più affilati e più fondi. Quanto al progetto sulle indennità, «vorrei che fosse presa in considerazione la possibilità di aumentarle non solo per i sindaci dei comuni più piccoli ma anche per quelli dei municipi fino a diecimila abitanti». Da Forlì, il collega di partito Jacopo Morrone, deputato, quasi risponde a Fregolent: «Sto lavorando a un disegno di legge che alzi le indennità alle realtà sotto i 15 mila abitanti...».