Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Anci, tocca a un leghista L’emergente Conte sarà il nuovo presidente
La decisione è stata presa, a Roma. Il passaggio di consegne avverrà all’inizio di dicembre ma contatti informali sono già stati avviati, così che tutto si svolga in maniera indolore, senza strappi, in modo unitario com’è nella prassi. Il sindaco di Treviso Mario Conte, Lega, sarà il nuovo presidente di Anci Veneto, l’associazione dei Comuni della nostra regione. Prenderà il posto del sindaco di Mirano Maria Rosa Pavanello, Partito Democratico, sacrificata dai dem che, ligi al manuale Cencelli, nella trattativa con gli altri partiti hanno preferito conservare la presidenza nazionale con il sindaco di Bari Antonio Decaro e quella della vicina Emilia Romagna col sindaco di Rimini Andrea Gnassi.
Pavanello, eletta a capo del consesso dei municipi nell’ottobre del 2014, potrebbe rimanere comunque nel direttivo, forse addirittura con l’incarico di vice presidente vicario, essendo apprezzata anche negli ambienti del Carroccio e questo nonostante i primi cittadini leghisti in più occasioni abbiano polemicamente minacciato di lasciare l’associazione. Conte, la cui nomina spezza la prassi che fin qui ha voluto la presidenza affidata ai piccoli Comuni (Este, Negrar, Mirano per l’appunto, solo per stare agli ultimi anni), continua invece la sua repentina ascesa.
Quarant’anni, geometra, sindaco di Treviso dal 13 giugno 2018 dopo un’esperienza come consigliere di opposizione all’epoca di Manildo, ricopre infatti pure l’incarico di responsabile degli enti locali e coordinatore dei sindaci della Lega in Veneto, ruolo che gli ha consentito di intervenire in prima fila a tutti gli eventi più rilevanti del partito di Salvini, da Pontida alla scuola di formazione, facendo uno dei volti emergenti.
L’incarico alla guida di Anci rappresenterà per lui una nuova sfida e li si conoscerà la sua capacità di fare sintesi di sensibilità diverse, quando si tratterà di avanzare le rivendicazioni nei confronti del governo o della Regione o quando i sindaci saranno chiamati a giocare partite politicamente delicatissime e divisive, come ad esempio l’accoglienza dei migranti.