Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Conte: «È la buona politica che non va tagliata»
Indennità più corposa ai sindaci dei piccoli Comuni. Il progetto di legge incardinato otto mesi fa in Parlamento, rilanciato in questi giorni dall’anci emiliana e da un editoriale del direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello, dopo che è stata fatta propria anche dall’associazione veneta, torna a far discutere e, soprattutto, a mietere consensi nei primi cittadini di città capoluogo. È il caso di Mario Conte, sindaco leghista di Treviso e presidente in pectore dell’anci (dovrebbe prendere il posto di Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano). «Faccio una riflessione da sindaco, precisando anche che il ragionamento non riguarda la mia situazione ma quella dei colleghi delle municipalità più piccole. Fare il sindaco è una vera e propria missione, un ruolo che ti occupa per tutto il giorno e che quasi sempre ti costringe a lasciare il mondo del lavoro. Per cui un adeguato trattamento economico, e non certo un aumento di stipendio, mi sembra un modo dignitoso di ripagare chi, per mettersi a disposizione dei propri concittadini, sovente porta a casa meno soldi di quando lavorava. E, credetemi, non è un caso che si candidano sempre meno persone».
C’è il problema di trovare le risorse per «finanziare» l’adeguamento economico dei sindaci del piccoli Comuni. Tra le ipotesi sul tavolo, quella di destinare i risparmi statali che deriveranno dalla diminuzione del numero dei parlamentari a finanziare l’aumento delle indennità dei sindaci dei piccoli Comuni. «Io - dice Conte terrei distinte le due cose. Certo, bisognerà trovare risorse ma bisognerà incidere sui capitoli di spesa, indipendentemente dal taglio dei numeri dei parlamentari. E anche se adesso stiamo parlando del problema dei sindaci, non posso esimermi dal ricordare anche i consiglieri comunali, che prendono 30/40 euro a seduta, votano e si assumono delle responsabilità».
Insomma, par di capire che quella dell’adeguamento degli emolumenti dei sindaci dei piccoli Comuni potrebbe essere una delle prossime battaglie che Conte farà nel caso in cui, come pare, diverrà il nuovo presidente dell’anci veneto. «Quella della presidenza dell’anci - dice - è una cosa che prenderemo in considerazione nel momento in cui, eventualmente, mi verrà assegnato l’incarico. L’argomento però prescinde da questa nomina, Deve essere trattato e, soprattutto, non deve essere strumentalizzato, nel senso che quando parliamo di sindaci di piccole comunità non stiamo parlando dei costi legati alla politica e alle poltrone. Qui stiamo parlando del nostro territorio e di donne e uomini che dedicano parte della loro vita mettendosi al servizio dei cittadini».
In pratica, Conte fa una netta distinzione tra la politica che «va tagliata» e quella invece che «va sostenuta». Anche perché ci sono pure altri aspetti che sfuggono al cittadino e che meritano di essere sottolineati. «Chi fa il sindaco - spiega - non ha contributi a fini pensionistici e. soprattutto, si deve anche pagare di tasca propria un’assicurazione che lo tuteli nell’espletamento delle sue funzioni. Da un punto di vista economico, si capisce pertanto, che specie nelle piccole comunità spesso il gioco non vale la candela. Ma questo spirito di servizio verso il proprio territorio andrebbe premiato con più attenzione anche sotto l’aspetto squisitamente economico».
Giusta quindi la battaglia dell’anci e del Corriere del
Veneto. Ma giusto anche sottolineare, come specifica Conte, «che è un grande onore - e lo dico da sindaco servire i propri cittadini. Chi ha la fortuna di diventarlo sa di essere sindaco 24 ore su 24, sia quando affronta la quotidianità in Comune, sia quando gira per strada e la gente ti ferma, ti chiede risposte, ti interroga su progetti e problematiche da risolvere. Per questo, ribadisco, è sacrosanto adeguare in maniera decorosa gli emolumenti dei colleghi dei piccoli Comuni. E se confrontassimo queste indennità con quelle percepite da altre categorie di politici... solo con il buon senso si capirebbe che il dibattito non dovrebbe essere nemmeno aperto».