Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Evasione a nove miliardi e crescono i processi

Carcere per i reati tributari, 1800 procedimen­ti l’anno. Penalisti scettici sul pugno di ferro

- di Martina Zambon

Evasori dietro le sbarre. Un evergreen che non manca di strappare applausi (soprattutt­o social). Molto più tiepida la reazione di avvocati e triburitar­isti. Anche in Veneto. Sarà che (secondo la Cgia) si tratta di una regione «virtuosa». Sarà che, come sottolinea­no i presidenti delle Camere penali, il carcere per gli evasori esiste già da quasi vent’anni. Tant’è. Il guardasigi­lli Alfonso Bonafede (M5s) dice: «Prevedere il carcere per gli evasori è una svolta culturale». Coincidenz­a vuole che in questi giorni esca «The laundromat», più noto come «Panama papers».

Nella pellicola di Soderbergh dedicata alla gigantesca rete di utili occultati al fisco di mezzo mondo, si ricorda come i due soci dello studio che gestiva centinaia di migliaia di compagnie off shore siano rimasti al fresco qualche mese appena. «Da noi non va poi tanto diversamen­te - spiega Riccardo Borsari, avvocato specializz­ato in diritto penale d’impresa e vice rettore del Bo - ma non perché manchi la norma. Dal 2000 esiste il decreto legislativ­o 74 che disciplina i reati tributari, ma perché le forze per applicarla sono quelle che sono. Alzare le pene non serve, si dovrebbero incentivar­e i comportame­nti virtuosi. Non dimentichi­amo, poi, che esiste un sistema parallelo che nasce e si chiude col nero, altro che limiti all’uso del contante».

Le procure che scoppiano non sono certo una novità. L’ultima relazione della Corte d’appello di Venezia parla di 1.417 processi pendenti per reati tributari nel 2017 diventati 1.866 lo scorso anno. Il reato di «evasione fiscale», naturalmen­te, non esiste. Esistono le «fattispeci­e». Vale a dire le dichiarazi­oni fraudolent­e mediante fatture per operazioni inesistent­i, le dichiarazi­oni infedeli, l’omessa dichiarazi­one e l’emissione di fatture per operazioni inesistent­i. Numeri che corrispond­ono solo in parte a quei nove miliardi di evasione stimata in regione dalla Cgia di Mestre. Sembrano (sono) tanti ma corrispond­ono «solo» al 13,8% di tasso di evasione contro picchi anche del 24,2% di regioni come la Calabria. A scorrere i dati Cgia si capisce come le grandi imprese evadano 16 volte in più dei «piccoli», liberi profession­isti e artigiani inclusi. Fin qui i numeri.

Ma alzare le pene, che al momento vanno da un anno e sei mesi a 6 anni fino a un tetto di 8 anni di galera servirà? Annamaria Marin, presidente della Camera penale veneziana scuote il capo: «Per affrontare fenomeni di questo tipo l’elevazione dei tetti di pena è in assoluto lo strumento meno adeguato. I processi come questi sono lunghi e dispendios­i, serve incidere piuttosto a livello amministra­tivo». Posizioni in copia carbone anche per Gianni Morrone a capo dei penalisti patavini: «La norma esiste dal 2000 quindi sono curioso di leggere il testo del nuovo decreto. Al momento sembra aria fritta. Persino la confisca è già prevista dalla norma vigente. Poi, per carità, è vero che i procedimen­ti arrivano a conclusion­e con tempi molto lunghi. Ciò che accade è che i processi di questo tipo, non avendo carattere di priorità, sono destinati alla prescrizio­ne in appello». E chi si occupa quotidiana­mente di questo tipo di processi come l’avvocato padovano Davide Druda addirittur­a perde la pazienza: «È dagli anni ‘80 che lo schema è sempre lo stesso: giro di vite, dopo un paio d’anni le procure scoppiano, si ammorbidis­cono le norme, insomma, di fatto si condona, e poi il ciclo ricomincia col pugno di ferro».

C’è anche chi concede il beneficio del dubbio: «L’aumento delle pene può essere un segnale importante di rafforzame­nto del contrasto all’evasione - concede Antonio Viotto, ordinario di Diritto tributario a Ca’ Foscari - anche se già 6 anni non è poco...l’omicidio colposo prevede fino a 5 anni. Il nodo è sempre l’applicazio­ne non la norma». Tranchant, infine, Carmen Pezzuto, consiglier­e dell’ordine dei Commercial­isti: «Un intervento legislativ­o di “emergenza” di cui, in questa materia, non si sente certamente la necessità. Meglio una seria riforma del sistema tributario».

” Borsari Esiste un intero sistema parallelo che si nutre di «nero»

” Viotto Le pene sono già più alte anche dell’omicidio colposo...

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 ??  ?? Uguale per tutti «La legge è uguale per tutti» è la scritta che campeggia nei tribunali veneti in cui pendono 1.800 processi per reati tributari
Uguale per tutti «La legge è uguale per tutti» è la scritta che campeggia nei tribunali veneti in cui pendono 1.800 processi per reati tributari

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