Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Autonomia subito se Zaia non chiede troppo»
Per il ministro pentastellato il governatore cerca solo il conflitto «I soldi per i Lep ci sono e garantisco che Boccia la vuole»
«Mi dispiace che Zaia insista nel conflitto, questo è il modo migliore per non portare a casa nulla». Il ministro Federico D’incà (M5s), dice che «l’autonomia si può fare subito solo se il governatore non chiede più di Bolzano».
«Mi dispiace che Zaia insista nel conflitto, questo è il modo migliore per non portare a casa nulla, così non fa gli interessi del Veneto. Ma il governo va avanti comunque, con pragmatismo. Abbiamo detto che l’autonomia si farà e così sarà».
Federico D’incà, da bellunese che vive ad un’ora d’auto dal Trentino, conosce bene la questione autonomista. Da deputato del Movimento Cinque Stelle è stato componente per cinque anni della Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, all’epoca presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti. Oggi, da ministro per i Rapporti con il parlamento, fa parte del governo chiamato a realizzare la riforma invocata dal Veneto.
Il governatore Luca Zaia chiede «tempi rapidi» e minaccia di regionalizzare d’imperio le 23 materie, aprendo una «guerra costituzionale» davanti alla Consulta.
«Parlo di questo tema con il collega Boccia degli Affari regionali a margine di ogni Consiglio dei ministri . La sua volontà di arrivare fino in fondo non è in discussione e l’ha dimostrato in più occasioni. Purtroppo l’atteggiamento di Zaia e della Lega non aiuta».
Ammetterà che a due anni dal referendum i veneti meritino una risposta, fosse anche un no.
«In due anni non si sono fatti significativi passi in avanti soprattutto a causa del clima di tensione creato dalla Lega, tensione che ha portato alla nota “guerra” tra Nord e Sud. Una strategia chiara, quella del Carroccio, volta a conquistare più consensi sul territorio ma che è entrata in crisi quando Salvini ha iniziato la sua campagna di espansione nel Mezzogiorno.
Questo governo ha un atteggiamento completamente diverso, ci piace stare al merito delle questioni, con pragmatismo. Abbiamo ben chiaro che se vogliamo ottenere un riconoscimento dai cittadini del Nord dobbiamo dare risposte su due fronti: l’autonomia e le imprese».
Con quali tempi?
«Brevi, l’ha detto anche Boccia. Governo e Regione devono sedersi al tavolo e mettere da parte l’ideologia. Poi ritengo doveroso discuterne in parlamento».
Alle Camere non c’è il rischio che la riforma finisca insabbiata?
«Se si insiste nel voler portare un pacchetto chiuso è chiaro che le difficoltà aumentano. Bisogna aprire il dibattito, tenendo sempre al centro l’efficienza, la responsabilità, la sussidiarietà. Dopodiché Veneto, Lombardia ed Emilia
Romagna hanno un terzo dei parlamentari, rappresentano 20 milioni di abitanti, toccherà a loro pretendere tempi certi per l’intesa tra Stato e Regione e vigilare, magari facendo leva sul fatto che altre Regioni hanno già chiesto di poter aderire alla riforma, dal Centro e dal Sud».
L’intesa verrà chiusa su tutte le 23 materie?
«Mi pare difficile, 23 materie è un numero giocato al tavolo della propaganda, nel mezzo ci sono competenze che non ha mai chiesto neppure l’alto Adige. Io credo che si partirà con una mediazione, magari con degli step di verifi
ca e implementazione dopo tre anni. Impariamo da Bolzano, il Veneto chieda solo ciò che gli serve davvero. Poi, col tempo, si vedrà».
Boccia vuole anche redigere i Livelli essenziali delle prestazioni (i Lep) prima di procedere. Non si sono fatti in vent’anni, si possono fare in pochi mesi?
«Dicevano che non saremmo mai riusciti a tagliare i parlamentari e invece ce l’abbiamo fatta. Anche qui, come per le materie, si può procedere per gradi, un passo alla volta. Sose, la società che si occupa della messa a punto dei Lep, non parte da zero».
Ma per realizzarli, elevando tutti i territori allo standard minimo individuato dalla politica, servono parecchi soldi, 8-10 miliardi solo per i servizi sociali. Dove pensate di trovarli?
«Dalla spending review e dalla caccia ai grandi evasori recupereremo risorse importanti».
Un’ultima domanda sui sindaci: è favorevole all’aumento delle loro indennità? Appoggereste una legge in tal senso?
«I sindaci sono in prima linea, su di loro gravano enormi responsabilità e specie nei piccoli Comuni ricevono indennità molto, troppo basse. Ciò detto, siamo pronti a discuterne con l’anci ma penso che il tema vada affrontato in modo più ampio, nell’ambito di una riorganizzazione dell’istituzione municipale che valorizzi l’autonomia locale incentivando però le fusioni».