Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Autonomia subito se Zaia non chiede troppo»

Per il ministro pentastell­ato il governator­e cerca solo il conflitto «I soldi per i Lep ci sono e garantisco che Boccia la vuole»

- Di Marco Bonet

«Mi dispiace che Zaia insista nel conflitto, questo è il modo migliore per non portare a casa nulla». Il ministro Federico D’incà (M5s), dice che «l’autonomia si può fare subito solo se il governator­e non chiede più di Bolzano».

«Mi dispiace che Zaia insista nel conflitto, questo è il modo migliore per non portare a casa nulla, così non fa gli interessi del Veneto. Ma il governo va avanti comunque, con pragmatism­o. Abbiamo detto che l’autonomia si farà e così sarà».

Federico D’incà, da bellunese che vive ad un’ora d’auto dal Trentino, conosce bene la questione autonomist­a. Da deputato del Movimento Cinque Stelle è stato componente per cinque anni della Commission­e per l’attuazione del federalism­o fiscale, all’epoca presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti. Oggi, da ministro per i Rapporti con il parlamento, fa parte del governo chiamato a realizzare la riforma invocata dal Veneto.

Il governator­e Luca Zaia chiede «tempi rapidi» e minaccia di regionaliz­zare d’imperio le 23 materie, aprendo una «guerra costituzio­nale» davanti alla Consulta.

«Parlo di questo tema con il collega Boccia degli Affari regionali a margine di ogni Consiglio dei ministri . La sua volontà di arrivare fino in fondo non è in discussion­e e l’ha dimostrato in più occasioni. Purtroppo l’atteggiame­nto di Zaia e della Lega non aiuta».

Ammetterà che a due anni dal referendum i veneti meritino una risposta, fosse anche un no.

«In due anni non si sono fatti significat­ivi passi in avanti soprattutt­o a causa del clima di tensione creato dalla Lega, tensione che ha portato alla nota “guerra” tra Nord e Sud. Una strategia chiara, quella del Carroccio, volta a conquistar­e più consensi sul territorio ma che è entrata in crisi quando Salvini ha iniziato la sua campagna di espansione nel Mezzogiorn­o.

Questo governo ha un atteggiame­nto completame­nte diverso, ci piace stare al merito delle questioni, con pragmatism­o. Abbiamo ben chiaro che se vogliamo ottenere un riconoscim­ento dai cittadini del Nord dobbiamo dare risposte su due fronti: l’autonomia e le imprese».

Con quali tempi?

«Brevi, l’ha detto anche Boccia. Governo e Regione devono sedersi al tavolo e mettere da parte l’ideologia. Poi ritengo doveroso discuterne in parlamento».

Alle Camere non c’è il rischio che la riforma finisca insabbiata?

«Se si insiste nel voler portare un pacchetto chiuso è chiaro che le difficoltà aumentano. Bisogna aprire il dibattito, tenendo sempre al centro l’efficienza, la responsabi­lità, la sussidiari­età. Dopodiché Veneto, Lombardia ed Emilia

Romagna hanno un terzo dei parlamenta­ri, rappresent­ano 20 milioni di abitanti, toccherà a loro pretendere tempi certi per l’intesa tra Stato e Regione e vigilare, magari facendo leva sul fatto che altre Regioni hanno già chiesto di poter aderire alla riforma, dal Centro e dal Sud».

L’intesa verrà chiusa su tutte le 23 materie?

«Mi pare difficile, 23 materie è un numero giocato al tavolo della propaganda, nel mezzo ci sono competenze che non ha mai chiesto neppure l’alto Adige. Io credo che si partirà con una mediazione, magari con degli step di verifi

ca e implementa­zione dopo tre anni. Impariamo da Bolzano, il Veneto chieda solo ciò che gli serve davvero. Poi, col tempo, si vedrà».

Boccia vuole anche redigere i Livelli essenziali delle prestazion­i (i Lep) prima di procedere. Non si sono fatti in vent’anni, si possono fare in pochi mesi?

«Dicevano che non saremmo mai riusciti a tagliare i parlamenta­ri e invece ce l’abbiamo fatta. Anche qui, come per le materie, si può procedere per gradi, un passo alla volta. Sose, la società che si occupa della messa a punto dei Lep, non parte da zero».

Ma per realizzarl­i, elevando tutti i territori allo standard minimo individuat­o dalla politica, servono parecchi soldi, 8-10 miliardi solo per i servizi sociali. Dove pensate di trovarli?

«Dalla spending review e dalla caccia ai grandi evasori recuperere­mo risorse importanti».

Un’ultima domanda sui sindaci: è favorevole all’aumento delle loro indennità? Appoggeres­te una legge in tal senso?

«I sindaci sono in prima linea, su di loro gravano enormi responsabi­lità e specie nei piccoli Comuni ricevono indennità molto, troppo basse. Ciò detto, siamo pronti a discuterne con l’anci ma penso che il tema vada affrontato in modo più ampio, nell’ambito di una riorganizz­azione dell’istituzion­e municipale che valorizzi l’autonomia locale incentivan­do però le fusioni».

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Il bellunese Federico D’incà è ministro ai Rapporti con il Parlamento. È dato fra i membri dell’«ala sinistra» del M5s
Ministro Il bellunese Federico D’incà è ministro ai Rapporti con il Parlamento. È dato fra i membri dell’«ala sinistra» del M5s

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