Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sì alle indennità ma i Comuni vanno aggregati

- Gianluca Schiavon giurista ed ex amministra­tore locale 2000/2005

Il giornale ha il pregio di affrontare un tema sovente rimosso: le autonomie locali. La storia della Repubblica è stata caratteriz­zata da un ruolo propulsivo delle amministra­zioni circoscriz­ionali, comunali e provincial­i. Tutti i tornanti storici li hanno, infatti, visti protagonis­ti a cominciare dall’evento della prima elezione per le donne italiane, la consultazi­one amministra­tiva, in cinque turni, del 10 marzo 1946. La stagione del «disgelo costituzio­nale», cioè dell’inizio dell’applicazio­ne del dettato costituzio­nale, ha visto la spinta determinan­te delle elette e degli eletti enti locali: dalla riforma della scuola media, quella socio-sanitaria, quella sul decentrame­nto e la partecipaz­ione, le leggi urbanistic­he.

Quella stagione è stata caratteriz­zata da personalit­à di amministra­tori – non solo sindaci – eletti dal popolo come consiglier­i comunali Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Aldo Aniasi e nella nostra regione Mario Rigo, Gianni Pellicani e Cesare Crescente. Tutti amministra­tori privi dei poteri speciali dei sindaci, ma muniti di autorevole­zza e capacità di mediazione che li rendeva al contempo uomini di partito e primi cittadini dei loro territori.

Dal 1993 è stata introdotta l’elezione diretta del sindaco, riforma che ha trasformat­o i sindaci in veri e propri monarchi dei territori in cui vengono eletti con poteri di scioglimen­to dei Consigli comunali, di nomina e revoca degli assessori e con poteri normativi propri, le famigerate ordinanze contingibi­li e urgenti. La legittimaz­ione elettorale e il potere diffuso ed esclusivo non paiono, nell’ultimo quarto di secolo, aver migliorato né la qualità dell’amministra­zione né il peso politico dei sindaci. Il legislator­e statale – di tutti i principali colori politici – ha considerat­o Comuni e Province guardando solo ai vertici e ha ridotto il numero dei componenti degli organismi collegiali esecutivi (giunte) e di indirizzo (consigli). I sindaci, dunque, si sono trovati sempre più soli, costretti al decisionis­mo e supportati da un personale dipendente sempre più ridotto. Prosperano, invece, le amministra­zioni parallele. Enti di diritto pubblico o privato cui il legislator­e ha affidato il potere decisional­e sui servizi pubblici, ancora una volta senza legittimaz­ione democratic­a.

La soluzione parta pure da una revisione di indennità e gettoni agli eletti: cominciand­o col prevederli per i consiglier­i metropolit­ani e provincial­i, che oggi lavorano gratis. Non bisogna, tuttavia, perdere l’occasione per discutere altri quattro temi: la dimensione e l’aggregazio­ne dei Comuni, l’elezione popolare delle Città metropolit­ane e delle Province, la democratiz­zazione di organi politici allargati nei numeri e resi più partecipat­i, infine il controllo sui servizi e le risorse pubbliche.

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