Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Rifiuti tossici sotto strade rurali Parti civili 14 Comuni polesani

Udienza preliminar­e a Venezia con tre indagati. Costituita anche la Provincia

- Antonio Andreotti Natascia Celeghin

Salgono a 14 gli enti locali polesani parte civile nel procedimen­to, in udienza preliminar­e a Venezia, per il traffico illecito di rifiuti sepolti nelle «capezzagne», le strade sterrate di servizio agli appezzamen­ti coltivati tra loro adiacenti di oltre cento Comuni del Nord Italia. Ad avere presentato la richiesta, ieri accolta dal Gup (Giudice dell’udienza preliminar­e), i Comuni di Arquà, Badia, Calto, Canda, Castegugli­elmo, Castelnovo Bariano, Costa, Giacciano con Baruchella, Occhiobell­o, Pincara, Trecenta, Stienta e la Provincia di Rovigo. All’udienza di ieri si è aggiunto il Comune di Salara. Prossimo appuntamen­to il 12 febbraio 2020. Qualora si vada a processo, come spiega l’avvocato rodigino Palmiro Franco Tosini che assiste sette Comuni polesani e 4 veronesi, «le richieste di risarcimen­to saranno molto consistent­i».

In Polesine sono Giacciano con Baruchella e Trecenta quelli più coinvolti dall’inchiesta condotta dalla Dda (Direzione distrettua­le anti-mafia) veneziana. Sotto le «capezzagne» dei due paesi sarebbero finite ceneri pesanti e sostanze quali cloruro, rame, nichel, piombo oltre al tossico e cancerogen­o cromo esavalente. Rifiuti smaltiti formalment­e come conglomera­ti ecologici certificat­i. Nello specifico, a Trecenta in località Corbottolo a inizio 2014 sarebbero state sepolte 7.732 tonnellate di rifiuti spacciati per conglomera­ti ecologici. A Giacciano, in località Barchetta, cinque anni fa sarebbero finite 900 tonnellate di rifiuti.

Tre gli indagati per traffico illecito di rifiuti: il rappresent­ante legale della «Tavellin Green Line» di Cerea (Verona) Giuseppe Domenico Tavellin, 59 anni, residente nel comune veronese; l’altro 49enne di Cerea Stefano Sbizzera, e il 58enne di Minerbe (Verona) Luciano Manfrin. Per la Dda veneziana, i tre avrebbero tratto un ingiusto profitto abbattendo in modo illegale il costo di rifiuti da smaltire.

Riguardo invece le sei condanne e le due assoluzion­i piene dell’altro ieri per le quattro morti sul lavoro del 22 settembre 2014 alla «Coimpo» di Adria, per eventuali ricorsi in Appello la Procura di Rovigo attende le motivazion­i della sentenza. I «punti dolenti» per l’accusa sono le assoluzion­i dell’ex impiegato «Coimpo» Mario Crepaldi, 64enne di Adria uscito indenne dal processo e tutti quelli riguardant­i l’imputazion­e — mossa a sette imputati su otto — di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

Intanto per il presidente della Provincia Ivan Dall’ara, parte civile nel processo, «c’è soddisfazi­one per la sentenza Coimpo, Palazzo Celio è stato rimesso davanti al giudice civile per la quantifica­zione del danno». Sulla bonifica del sito produttivo «Coimpo», fallita nel gennaio 2018 e in custodia giudiziari­a al Comune di Adria, Dall’ara spiega che «è stato aperto un tavolo tra Provincia e Comune di Adria. Servono circa 4 milioni di euro per riqualific­are l’area».

Coimpo/1 Il Pm attende le motivazion­i della sentenza per fare appello

Coimpo/2 Dall’ara (Palazzo Celio): i danni in Civile, bonifiche da quattro milioni di euro

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«Capezzagne» Una strada di campagna sterrata simile a quelle dell’inchiesta

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