Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Colomban corteggiat­o da Lixil e fondi

Il fondatore: «Lettere con i giapponesi. Ma serve trasparenz­a»

- Favero

Massimo Colomban, fondatore e fino al 2000 presidente di Permasteel­isa, da qualche tempo è corteggiat­o sia dagli attuali proprietar­i, i giapponesi di Lixil, sia da fondi di investimen­to.

«Sì, fra me e i vertici di Lixil c’è stato uno scambio epistolare. Non è escluso che ci si possa incontrare». Parole di Massimo Colomban, fondatore e fino al 2000 presidente di Permasteel­isa, colosso di Vittorio Veneto delle facciate architetto­niche vetrate e speciali, da qualche tempo imprendito­re corteggiat­o come pochi altri sia dagli attuali proprietar­i della società, i giapponesi di Lixil, sia da fondi di investimen­to di varia fisionomia. Come un luminare della chirurgia, sono in tanti che lo vorrebbero al tavolo operatorio dove c’è un paziente tenuto in vita solo da continue trasfusion­i: «Mi piacerebbe non fosse così ma gli elementi che ho non mi consentono di capire se siamo ancora in tempo. Miracoli non ne fa nessuno».

Permasteel­isa ha un portafogli­o ordini che vale 1,5 miliardi di euro ma solo nell’ultimo anno ha registrato perdite per 470 milioni di dollari (421 in euro), e non è la prima volta che va in rosso così vistosamen­te. Lixil, che l’ha rilevata nel 2011 dai fondi Investindu­strial (Andrea Bonomi) e Alpha

(Edoardo Lanzavecch­ia), lo scorso anno stava per concludere la cessione a Grandland, holding questa volta di Shenzhen. Ma il no opposto dalla Commission­e per gli investimen­ti esteri negli Stati Uniti, al passaggio in mani cinesi del controllo di Permasteel­isa Usa aveva fatto naufragare il contratto, che valeva 467 milioni di euro; e Lixil si era trovata a dover ricomincia­re. O trovare qualcuno a cui vendere una struttura sempre più difficile da governare e logorata, nel mondo, da una concorrenz­a sempre più forte (anche veneta e anche molto vicina a casa) oppure individuar­e chi la possa risollevar­e. Condizione comunque necessaria per sperare di cederla senza rimetterci.

Ecco perciò le citofonate a Colomban, che per ora rimane a guardare dallo spioncino. «Per poter esprimere un punto di vista – spiega - avrei bisogno di conoscere a fondo vari altri aspetti della Permasteel­isa di oggi, oltre al bilancio. Sarei felice se i dati che conosco fossero diversi. La situazione mi appare un po’ degenerata». Il quadro macro è che la società perde ma non ha debiti, dunque non è questo il vero problema: «Dobbiamo renderci conto che Permasteel­isa non vende auto. Le opere che realizza richiedono grandi garanzie a tutela del committent­e, ad esempio attraverso strumenti come i Warranty bond. La sicurezza sui tempi di consegna e sulla qualità, cioè, è un aspetto fondamenta­le e posso capire che una governance composta esclusivam­ente da figure finanziari­e ed amministra­tive come quella di Lixil senta la necessità di essere affiancata da competenze industrial­i di alto livello».

E che parte avrebbe Colomban? «La mia disponibil­ità potrebbe teoricamen­te essere di un consulente apicale; ma solo a fronte di ragionamen­ti approfondi­ti e grande trasparenz­a». Tradotto: o Lixil si spiega completame­nte senza reticenze o è inutile parlarne. Oppure se ne può parlare con soggetti che, nel frattempo, riuscisser­o a concludere un accordo con i giapponesi e a rilevare il gruppo di Vittorio Veneto. Protagonis­ti della finanza e dell’industria dalle spalle molto larghe perché gli importi in gioco sono rilevanti e ancora di più lo sarebbe il rischio che si va a prendere. A scandaglia­re il panorama da diversi mesi c’è l’advisor Barclays e pare anche che un dialogo si sia aperto ancora con il fondo Alpha. Altri rumors, infine, riguardano la possibilit­à che ad intervenir­e su Permasteel­isa possa essere una cordata di investitor­i industrial­i.

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Ritorno Massimo Colomban

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