Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Autonomist­i pronti a fare una lista civica «Noi, il primo partito»

La parola d’ordine: non è finita qui. Ricorso al Tar, lettera all’unione Europea. Ma i Comitati si dividono sull’ipotesi

- Di Monica Zicchiero

E adesso una civica. Il fronte dei comitati per il Sì non ha ancora deciso come (trasversal­e, di destra, di sinistra, in coalizione o in un listone unico) ma sul quando non ci sono dubbi: primavera del 2020, per sfidare la ricandidat­ura di Luigi Brugnaro.

«Con 29.477 voti per il Sì, l’autonomia a Venezia è il primo partito», rimarca l’avvocato Giorgio Suppiej. Il fatto che si tratti del 14,27% dell’elettorato non scoraggia proprio nessuno perché l’analisi dell’inaudito 78% di astensione non è all’ordine del giorno. «I Sì per la prima volta hanno vinto al referendum col 66%, oltre l’85% a Venezia: chi non vota non conta», esclama Marco Sitran.

Non conta ma pesa, tant’è vero che l’articolato piano B degli autonomist­i punta molto sul ricorso al Tar contro il quorum presentato pochi giorni prima del voto e pure Gian Angelo Bellati che non concordava con la via giudiziari­a all’autodeterm­inazione dei veneziani, spiega che il peso di quei 29mila e passa voti sarà fatto valere in Regione. «Ci appellerem­o affinché valuti l’esito del voto alla luce dell’articolo 6 comma 3, che non prevede il quorum per le fusioni e valuta anche la distribuzi­one territoria­le dei voti».

Della serie: a Venezia avrà pure votato uno su tre ma la prevalenza dei Sì è schiaccian­te. La Regione ha annunciato che toglierà il quorum zero pure alle fusioni e dunque la strada dell’articolo 6 potrebbe non portare alla proclamazi­one della validità del referendum.

Mai paura: se Palazzo Balbi e Palazzo Ferri Fini non porteranno a Ca’ Autonomia, c’è sempre Bruxelles. «Chiederemo una sorta di tutela internazio­nale ed europea per Veinsuffic­ienti. nezia, anche se non abbiamo ancora individuat­o attraverso quali norme o trattati», annuncia Bellati. Poiché la presidente della commission­e Ursula Von Der Leyen ha citato Venezia come caso esemplare di crisi ambientale, si chiederà di fare della città una sorta di laboratori­o di sperimenta­zione per azioni in grado di salvaguard­are non solo i palazzi ma anche i residenti attraverso una specie di commission­e tecnico politica che commissari il governo nazionale sulla legge Speciale e ne riconosca di fatto «uno status speciale giuridico amministra­tivo a Venezia». «Venezia Città Europea, speriamo Città Stato», era la versione che girava all’alba tra i comitati. Altrimenti resta Ca’ Corner, sede della Città Metropolit­ana.

«Possiamo battere la strada politica dell’elezione diretta del sindaco metropolit­ano che, secondo la legge Delrio, si può ottenere attraverso lo scorporo del capoluogo, coinvolgen­do tutta la provincia». Bisogna conquistar­e Ca’ Farsetti, però. Attraverso la civica. Mestre Mia non ci sarà: «Siamo associazio­ne culturale, per noi finisce qua», mette in chiaro il presidente Andrea Sperandio. Ma la portavoce Maria Laura Faccini si dice pronta. La domanda è: se Mestre ha snobbato il voto, al tema si appassione­ranno gli altri 43 Comuni? L’analisi dell’astensione è varia ma concorda su un punto: «Ha pesato l’appello astensione del sindaco – dice Giovanni Armellin – E il Comune ha in tutti i modi ostacolato la comunicazi­one».

Analisi che legittima totalmente la lettura del sindaco del 78% dell’astensione come una conferma personale, viatico per la riconferma del 2020. E allora è colpa dei giornali locali: («Vergognate­vi»), da cui altri comitati si sono dissociati. Le fratture latenti ora emergono. In conferenza mancavano Marco Gasparinet­ti e il 25 Aprile (in silenzio stampa). E Ottavio Serena e Renzo Scarpa dell’intergrupp­o, distanti dall’idea della civica: «Adesso rimangono i problemi - dicono - La costituzio­ne dei due Comuni era una proposta di soluzione. Respinta. Ma resta chiarissim­a l’indicazion­e politica di un cambio di passo». «Ora sugli unionisti ricade una importante responsabi­lità – dice Faccini – Hanno detto che il Comune unico è il luogo per risolvere il problema. Lo dimostrino con i fatti».

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Favorevole Marco Sitran
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Il leader Gian Angelo Bellati

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