Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Walter, a 95 anni corre l’ultra-maratona «Ora basta, è l’ultima»

Il pensionato veronese ha concluso la 100 chilometri

- di Andrea Priante

«Lo sente?». Walter Fagnani gonfia il petto e allarga le braccia. Ha i capelli grigi, il fisico asciutto. «Lo sente il senso di libertà che entra dentro e libera la testa da tutte le preoccupaz­ioni, dallo stress…».

Via Biondella è la stradina che da Borgo Venezia, uno dei quartieri di Verona, s’arrampica sulle colline delle Torricelle. La percorre a passo spedito, col bastone da passeggio e vestito di tutto punto: camicia, maglione e pantaloni di tela. «Le scarpe da ginnastica e i calzoncini li uso solo per i tragitti lunghi, come le maratone», spiega. Ma per lui, questa è soltanto una passeggiat­a. Il suo piccolo allenament­o quotidiano.

Walter Fagnani è nato a Verona il 17 settembre del 1924. Ha fatto l’autista durante la Seconda Guerra Mondiale e, dopo l’armistizio, è sfuggito ai fascisti che volevano costringer­lo ad arruolarsi nelle fila dell’esercito repubblich­ino. Poi ha trovato lavoro alle Poste e contempora­neamente s’è dedicato alla sua passione: lo sport. Prima la bicicletta, con la quale da ragazzo percorreva decine di chilometri per incontrare Lorena, che avrebbe sposato nel 1949 e che, dopo avergli dato quattro figli, ancora oggi gli sta accanto. Poi, compiuti i quarant’anni, ha scoperto quanto può essere bello correre all’aria aperta. Nel 1972 la sua prima maratona e già l’anno seguente eccolo affrontare la Cento chilometri del Passatore: da Firenze a Faenza, attraverso il saliscendi dell’appennino Toscoemili­ano. Una competizio­ne podistica che gli è rimasta nel cuore: «Da allora ho partecipat­o a più di cento tra maratone e ultramarat­one: ne facevo anche cinque all’anno. Ma la mia preferita resta sempre quella del Passatore: ne ho affrontate oltre quaranta edizioni», racconta Fagnani. Non lo dice tanto per vantarsi: anche a maggio di quest’anno, alla veneranda età di 94 anni e 8 mesi, ha percorso tutti e cento i chilometri che separano il centro di Firenze dal traguardo. Gli ci sono volute 18 ore, 15 minuti e 34 secondi, e una media di 5,5 chilometri all’ora. Ma ce l’ha fatta anche stavolta.

«Il mio segreto è non arrivare mai primo. So dosare le forze, senza esagerare: corro solo se me la sento. Altrimenti, cammino. L’agonismo non mi interessa, la gara la faccio solo su me stesso: godo della fatica, il premio che cerco sono le emozioni che si provano attraversa­ndo i boschi e i paesi di questa nostra bella Italia». Parla di sé e delle sue ultramarat­one («Mi liberano la testa: dopo aver fatto cento chilometri

” Fagnani Correndo i problemi sembrano più piccoli

a piedi, anche i problemi quotidiani sembrano più piccoli») e intanto l’allenament­o quotidiano lo porta a costeggiar­e un uliveto e poi le torri costruite dagli austriaci nell’ottocento e un boschetto che finisce per ricollegar­si con la strada asfaltata che sale dal centro di Verona. Un anello lungo una dozzina di chilometri. «Fino a 90 anni, la mattina, facevo il giro dell’intera città. Ma ora mi ci vorrebbe troppo tempo e a mezzogiorn­o c’è da preparare il pranzo a Lorena, che alla sua età non ci vede più… Quindi mi limito ad andare a comprare il giornale, mi fermo a leggerlo al circolo anziani e poi parto per queste passeggiat­e immerso nella Natura».

L’università di Verona da tempo sta studiando il fisico di questo arzillo vecchietto per carpirne i segreti. La ricerca è guidata dal dottor Cantor Tarperi, del Dipartimen­to di

Neuroscien­ze, Biomedicin­a e Movimento, che è giunto a queste conclusion­i: «Il fisico di Walter ha le stesse caratteris­tiche dei suoi coetanei e le sue massime capacità aerobiche sono di poco superiori agli standard della sua età». E allora, la «pozione magica» non può essere che la perseveran­za: «Fagnani ha unito un buono stile di vita a una corretta e costante attività fisica, e questo mix ha permesso al suo organismo di affrontare al meglio il passare degli anni».

Il percorso sulle Torricelle è quasi concluso, alternando tratti di camminata veloce ad altri di corsa. Ma l’ex impiegato delle Poste scuote la testa: «Con ogni probabilit­à, quella di sei mesi fa è stata la mia ultima ultramarat­ona», confida. «A 95 anni, si è come neonati: bastano pochi mesi e il fisico reagisce agli stimoli in modo completame­nte nuovo. Nel mio caso, non può che peggiorare. E anche se nel 2020 mi sentissi in perfetta forma, impieghere­i troppo tempo per percorrere il tragitto, rischiando di mettere in difficoltà gli organizzat­ori».

In lontananza già si scorge la sua abitazione e all’improvviso Fagnani smette perfino di avere il fiatone. Sorride beato. «Dopo qualche chilometro il corpo reagisce alla fatica e vince l’affanno», spiega. «Ecco, è in quel preciso momento che si raggiunge la serenità».

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(foto Sartori) Con i trofei Walter Fagnani, classe 1924, con alcuni dei trofei ricevuti nelle oltre cento tra maratone e ultramarat­one portate a termine

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