Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Emilio Vedova, attualità e memoria La mostra a Milano
Palazzo Reale ospita una grande antologia del pittore veneziano nel centenario della nascita, a cura di Celant. I tondi da riscoprire
Sguardi trasversali. Una grande parete diagonale, altissima, grigia divide in due la settecentesca Sala delle Cariatidi, ideata dall’imperial Regio Architetto Giuseppe Piermarini. Da una parte il ciclo completo dei sette «Absurdes Berliner Tagebuch» realizzati da Emilio Vedova nel 1964, dall’altra gli enormi «Tondi» e le opere degli Ottanta. Un inedito spettacolare dialogo tra lo spazio antico che diventa contemporaneo, per «un’antologica non convenzionale». Possiamo immaginare di vederlo lì, aggirarsi in quel salone abitato da tutte quelle figure di donna ben erette e impettite, Vedova (1919-2006), a cui Palazzo Reale a Milano dedica una tra le più significative mostre mai realizzate sul pensiero e l’arte di rottura del pittore informale veneziano, con una sessantina di lavori, molti di grandi dimensioni, tra dipinti e sculture, dagli anni Quaranta ai Novanta. A conclusione delle celebrazioni per il centenario della sua nascita, la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e il Comune di Milano promuovono (con il sostegno di Assicurazioni Generali) un’esposizione - aperta da oggi al 9 febbraio, gratuita - curata magistralmente da Germano Celant che «non vuole essere un’operazione amarcord, non un punto d’arrivo ma di partenza», marca il presidente della Fondazione Alfredo Bianchini.
È un grande stage in cui l’artista si muove, per dirigere con gesti smisurati a voler sorpassare i limiti insuperabili del quadro e della vita quello «scontro di situazioni» (come lo chiamava Vedova) che nell’allestimento creato dallo studio Alvisi Kirimoto intende provocare nel visitatore «un pugno nello stomaco, un’immersione emotiva nel mondo, dentro il mondo, di Emilio», spiega Celant. Nella sala, i lavori vedoviani sono per terra, volano e ribadiscono il suo impegno etico, politico, una voce tonante che si oppone a una società consumistica e capitalista. Con un messaggio: non rassegnarsi, perché «ogni giorno è un giorno».
Ma la mostra è anche storica, con una prima sala con al centro una carrellata di piccoli assemblages («I Carnevali») e in cui viene ripercorsa tutt’intorno la vicenda artistica del pittore astratto, dai geometrismi degli anni Quaranta/cinquanta ai «De America» ai «Plurimi». Luce e ombra, segno e spazio, attualità e memoria. Emilio Vedova ieri, oggi e domani. Perché il suo segno polemico, arrabbiato e nervoso, quella vitalità indomita volta a superare le contraddizioni del nostro tempo, resta un messaggio universale, valido ieri come oggi, ed ha in sé una contemporaneità che lo proietta anche nel futuro.