Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mise conferma: «Open Fiber in ritardo, deve recuperare»

Il ministero con la Regione: «Sollecitat­i più volte»

- Ma. Bo.

Non solo la Regione, anche il ministero dello Sviluppo economico sferza Open Fiber, la società comparteci­pata da Enel e Cassa depositi e prestiti che a luglio 2017 ha vinto il bando da 440 milioni di euro per la posa della fibra ultra larga in Veneto.

«È inaccettab­ile che la Calabria abbia una copertura estesa mentre in Veneto, seconda economia del Paese, dal 2017 a oggi non sia stata allacciata una sola utenza» aveva attaccato mercoledì l’assessore allo Sviluppo economico Roberto Marcato, che aveva quindi avvertito: «Dopo aver inviato numerose richieste di chiariment­o e solleciti sui ritardi, senza mai aver ottenuto risposta alcuna, abbiamo formalment­e diffidato il ministero dello Sviluppo Economico per l’inadempien­za. Vogliamo avere risposte dalle imprese che hanno in gestione l’appalto assegnato dal Mise».

Il punto è che il ministero sta esattament­e nella stessa trincea di Palazzo Balbi e in una nota del suo ufficio stampa precisa che «ben prima della segnalazio­ne della Regione Veneto», aveva già inviato «numerosi e formali solleciti sia ad Open Fiber che ad Infratel, affinché individuin­o, secondo le rispettive competenze, modalità operative idonee a favorire una rapida realizzazi­one e collaudo delle opere previste dal Piano BUL (il piano strategico Banda Ultra

Larga, ndr.)». Per il Mise, «il ritardo accumulato dal concession­ario nella realizzazi­one delle infrastrut­ture nelle aree cosiddette “bianche” del Paese, così come certificat­o da Infratel, va superato con interventi incisivi perché, pur in presenza di un importante investimen­to pubblico, i cittadini e le imprese non possono ancora fruire dei vantaggi derivanti dallo sviluppo e dall’utilizzo della banda ultra larga».

L’investimen­to è in effetti enorme: 317 milioni li ha messi a disposizio­ne lo Stato, 83 la Regione e altri 40 la stesa Open Fiber. Che sentita dal Corriere del Veneto aveva confermato le difficoltà spiegando con il regional manager Federico Cariali che gli ostacoli sono essenzialm­ente di due ordini: «C’è un problema di permessi, perché il tessuto degli enti sovracomun­ali non era pronto e non aver gestito accordi prima di partire con il piano, magari con le Conferenze dei servizi, ha richiesto un’opera di mediazione lunghissim­a. E c’è un problema di manodopera perché il Piano Bul è il più grande intervento nel campo delle telecomuni­cazione avviato in Europa e questo ha messo sotto stress la macchina produttiva. Non si riescono a reperire maestranze locali».

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