Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Imago Mundi, viaggio tra le culture senza confini
La nuova esposizione del progetto di Luciano Benetton. Giovani artisti che dialogano con le identità
In principio erano le tavolette dipinte che formavano la collezione «Imago Mundi» di Luciano Benetton. Oggi però il progetto si è allargato per far parlare quegli artisti nella cui anima convivono, dialogano e talvolta faticano a capirsi culture e lingue diverse. Si tratta spesso di artisti nati in Paesi occidentali da genitori con origini lontane che hanno trasmesso ai figli un’identità multicolore: quella dei migranti che viaggiano e spostano la loro casa, ma non dimenticano mai da dove vengono e si interrogano sulle loro radici.
«Don’t Ask Me Where I’m From», allestita con installazioni, fotografie e video, è la nuova esposizione ospitata dalle Gallerie delle Prigioni di Treviso diventata la dimora di Imago Mundi. «Il mondo dell’arte è un incubatore di integrazione - spiega Luciano Benetton - Se i vari governi hanno il compito civile e morale di mettere in sicurezza l’uomo, l’arte attraverso l’esplorazione di altri sentieri può riuscire là dove la politica non basta. Il tema delle nuove generazioni di artisti che vivono in paesi differenti da quello della loro origine è un’esplorazione molto importante per porre l’attenzione sulle migrazioni. La storia del mondo è storia di donne e uomini migranti, e di figli nati in nuove patrie».
In mostra ci sono quindici artisti emergenti e affermati, autori di opere commissionate appositamente per questo progetto da due istituzioni culturali, le Gallerie delle Prigioni e l’aga Khan Museum di Toronto che lanciano così una nuova collaborazione. E la stessa mostra, dopo il periodo trevigiano, sarà allestita in Canada per poi viaggiare in altri musei e gallerie del mondo.
L’identità viene riletta grazie all’arte attraverso la lingua, la casa e la memoria. I tappeti del Medio Oriente diventano lucido latex dipinto, la lingua del Punjabi diventa il tassello di un mosaico lessicale, le isole del Giappone diventano un arcipelago in cui galleggiano le parole di una poesia in portoghese, le pietanze della tavola russa nascondono le fotografie in bianco e nero di una famiglia inglese perché gli stereotipi a volte riescono a sovrapporsi alla realtà. C’è anche un collage di interviste a giovani trevigiani figli di genitori immigrati che affrontano il tema del razzismo e dell’integrazione.
La mostra «Don’t Ask Me Where I’m From», a cura di Marion Eele e Marianne Fenton, viene inaugurata oggi pomeriggio alle 17 e sarà visitabile in piazza Duomo, alle Gallerie delle Prigioni, fino al 2 febbraio 2019 (dal martedì alla domenica), come sempre a ingresso libero. Tutte le informazioni sono su www.imagomundiart.com.