Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Liberato in Colombia, non rinuncia al suo progetto. «Faremo tutto il necessario»

- Roberta Polese

«La bambina adesso è in una casa famiglia, mia moglie l’ha dovuta lasciare nelle mani di una donna che aveva già due figli in braccio e che diceva che lei a casa non aveva pannolini e neanche latte da dare alla piccola». Mirko Coccato risponde ai messaggi tra un volo e l’altro, al rientro dalla Colombia. All’aeroporto di Cartagena, com’è noto, è stato arrestato in aeroporto dalla polizia locale (e poi rilasciato) per «soppressio­ne, alterazion­e e supposizio­ne di stato civile» della bambina di soli 18 giorni che aveva con sé. «Sono determinat­o a portare la piccola con me in Italia, adesso c’è mia moglie in Colombia e farà tutte le carte necessarie per portarla a casa». Coccato arriverà stasera in Italia, le sue ferie sono finite. Non aveva messo in conto che l’adozione è un processo complicato che richiede tempo e non ammette scorciatoi­e. Il 49enne di Brugine ha già chiarito di non essere un ladro di bambini, ma di avere fatto di tutto per aiutare una giovane donna, cugina di sua moglie che è colombiana, rimasta incinta. La madre naturale aveva manifestat­o il desiderio di abortire, ma poi si era lasciata convincere a partorire la piccola per darla ai coniugi Coccato, che desiderava­no da tempo un figlio e che si erano messi a disposizio­ne per aiutarla.

Il padovano l’ha riconosciu­ta subito dopo la nascita, ma un avvocato, il cui ruolo è al momento poco chiaro, avrebbe omesso di depositare alcuni documenti e il piano è andato in fumo. «Per le autorità colombiane io sono il padre di quella bambina, la situazione è paradossal­e, non abbiamo seguito le vie tradiziona­li perché non credo che sborsare 40 mila euro per un’adozione sia giusto. Anzi, credo che quello sia un vero e proprio traffico di minori». A destare i sospetti della polizia è stata sulle prime la data del biglietto di ritorno: inizialmen­te il volo di rientro era stato programmat­o per i primi di dicembre, ma poi la coppia ha deciso di attendere per non far fare alla piccola un viaggio così lungo appena nata. La discrepanz­a nel biglietto ha acceso altri campanelli, tra cui quello relativo alla piccola, che era registrata sì come figlia di Coccato ma, con la ricostruzi­one dei viaggi fatta anche con i timbri sul passaporto, la polizia ha ritenuto impossibil­e che davvero lo fosse. «Avevamo una carta del registro civile in cui io compaio come padre: la madre naturale ha acconsenti­to all’adozione, ma mancava l’autorizzaz­ione del tribunale per l’espatrio in Italia. Ci siamo fidati di un legale che ci aveva assicurato di provvedere a tutto». Imbrogliat­i, insomma. In Colombia adesso, a tenere il contatto con la figlia e con la struttura di accoglienz­a, è rimasta la moglie del trentanove­nne di Brugine.

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Selfie in piscina Mirco Coccato con la moglie colombiana La coppia intende adottare la figlia di una cugina

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