Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Trovato morto a 24 anni nella casa degli studenti
Trovato morto in un appartamento universitario a Padova dai suoi amici. Mistero sulle cause. Giacomo Davanzo, 24 anni, di San Donà, non era conosciuto come tossicodipendente ma di fianco al letto c’era una siringa. Il padre racconta che da quando assumeva farmaci per l’insonnia non era più lo stesso ma non gli risulta abbia mai assunto stupefacenti.
Lo ha trovato privo di vita uno dei suoi coinquilini. Il ragazzo ha chiamato subito i soccorsi ma per Giacomo Davanzo, 25enne di San Donà di Piave, era già tardi. È morto per cause ancora da chiarire anche se l’ipotesi dell’overdose resta la principale.
Venerdì sera uno dei ragazzi che viveva con lui in un appartamento di via Raggio di Sole, a Padova, è tornato a casa verso le otto e lo ha trovato nella sua stanza privo di conoscenza. All’interno della camera da letto, la polizia ha trovato scatole di psicofarmaci oltre a dieci involucri vuoti che forse contenevano sostanze stupefacenti, una siringa e un cucchiaio. Ad una prima occhiata gli inquirenti si sono accorti che sulla caviglia c’era un buchino, forse il foro della siringa ma prima di parlare di overdose o anche solo di assunzione di droga bisognerà aspettare l’esito dell’autopsia. Giacomo, infatti, non aveva nessun precedente come tossicodipendente e i suoi amici negano che abbia mai assunto sostanze stupefacenti: «Era un ragazzo sereno, con i suoi alti e bassi come tutti – racconta l’amico Mattia Tamai – Ha vissuto un momento difficile in passato ma si è ripreso, sono sicuro che non si drogasse. Era pieno di vita e allegro, sono rimasto veramente male quando ho saputo».
Giacomo aveva parlato esplicitamente dei suoi problemi di insonnia su Facebook. Il 30 dicembre 2018, in un post dedicato alla nonna venuta a mancare l’anno prima, scrisse: «Ti volevo bene, un bene incondizionato, perché agli occhi del resto della famiglia io e te sembravamo le due “impasticcate”: prendevamo entrambi lo stesso sonnifero. Ecco perché la solidarietà e la complicità che ci univano perché accomunate dalla stessa “malattia” ci facevano bene l’un l’altro».
Giacomo, che non nascondeva la propria omosessualità, aveva vissuto sulla propria pelle anche alcuni episodi di omofobia, denunciati sui social network. Episodi di scherno o insulti che riceveva per strada a cui rispondeva con ironia. Dopo il liceo classico si era iscritto al corso di laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia: conseguita la laurea si è iscritto ad Archeologia a Padova ma ha capito che la sua strada erano le scienze politiche così ha effettuato il cambio. «Ci siamo conosciuti a lezione, io frequento Storia e avevamo dei corsi in comune – dice Alberto Rosada, presidente del Consiglio degli studenti del Bo – È stato lui a cominciare la conversazione. Era espansivo e solare ma da quando ha cambiato corso di laurea l’ho perso di vista».
La sua vita universitaria era tranquilla, i vicini di casa di via Raggio di sole non si sono mai lamentati di rumori molesti o feste organizzate nell’appartamento. Studiava durante la settimana e il sabato tornava a casa a riabbracciare il suo gatto rosso, Marte. Per guadagnare qualcosa, Giacomo ha iniziato a lavorare nel 2014 al Mcdonald di Jesolo e poi è stato trasferito al fast-food di San Donà di Piave: nel settembre dell’anno scorso ha firmato un contratto a tempo indeterminato. Con i colleghi e gli amici non dava l’idea di nascondere qualche problema: amava stare con i bambini e coccolava qualsiasi cucciolo di cane entrasse al ristorante. Le sue due passioni erano il sushi e i viaggi: dai concerti dal vivo alle mostre, per finire al festival del cinema di Roma o la biennale di Venezia. La sua ultima gita risale ai primi di dicembre a Pompei con alcuni amici. Pochi giorni dopo qualcosa di brutto e imprevedibile è successo nella sua camera e oggi Giacomo non c’è più: dietro di se lascia una lunga scia di domande senza risposta e un senso di malinconia in chi l’aveva conosciuto.