Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Benetton, piano contro la revoca

Autostrade, offerta di grandi investimen­ti e riduzione delle tariffe. L’ipotesi del compromess­o

- Zambon

Un aggiorname­nto del Piano industrial­e con un corposo capitolo di rinforzo sulle manutenzio­ni. Nei giorni dell’attesa di una decisione da parte del governo sul destino delle concession­i autostrada­li, Aspi si gioca il tutto per tutto.

Un consiglio di amministra­zione che in molti leggono come «strategico» è in programma questa mattina ad Aspi (Autostrade per l’italia). Strategico come un bouquet di ramoscelli d’ulivo alla vigilia del consiglio dei ministri di domani. Da Palazzo Chigi - non è ancora chiaro se prima o dopo il voto emiliano - dovrà uscire una decisione. Autostrade per l’italia mette sul tavolo il Piano industrial­e. Si ridisegna così il perimetro, ad esempio degli investimen­ti potenziati sulle manutenzio­ni, di qui al 2038, data di scadenza della concession­e la cui revoca pare ormai inevitabil­e.

Ma è davvero così? Il premier Giuseppe Conte è stato netto parlando di «gravissime inadempien­ze» sulle manutenzio­ni. Pleonastic­o, poi, sottolinea­re il gaudio palese dei pentastell­ati. Alessandro Di Battista ci torna su con accenti epici: «Luigi (Di Maio ndr) dal crollo del Ponte Morandi non fa altro che pensare a dare giustizia a quei morti. Ne avremo parlato 1.000 volte. Ebbene se le concession­i verranno tolte ai Benetton il Movimento farà qualcosa di grande». Si registra, poi, il silenzio granitico dei dem veneti (ma neppure la Lega si azzarda a commentare). La materia è delicata. Delicatiss­ima. Si capisce. Kryptonite anche per le associazio­ni di categoria, Confindust­ria in primis. Si diradano le dichiarazi­oni a sostegno della prima ora. E si attende, prudenteme­nte, che l’orizzonte si sgombri da ipotesi più o meno allarmiste e si formalizzi la scelta definitiva. In un anno e mezzo da Genova la sensibilit­à è cambiata. I bene informati dicono che il ministro alle Infrastrut­ture, la dem Paola De Micheli, non ci dorma la notte.

I pontieri romani lavorano alacrement­e a una mediazione acrobatica. Aspi fa il suo con il filo diretto fra il nuovo ad Roberto Tomasi, nominato a fine novembre e impegnato ad accreditar­si, e il Mit, il ministero per le Infrastrut­ture e Trasporti. Del resto, la partita ha una portata monstre e non si ricordano precedenti. Una revoca tout court delle concession­i su tremila chilometri di autostrade minerebbe un sistema florido che poggia su un margine operativo lordo di 7 miliardi di euro e un cash flow da 5 miliardi. L’esposizion­e però è alta: 38 miliardi il debito di Atlantia e 8,8 quello della sola Aspi. Facile immaginare cosa significhe­rebbe la perdita dei ricavi della concession­aria per l’intero gruppo. Fonti vicine alla galassia Benetton raccontano: «Ormai si è scatenata una psicosi sulle manutenzio­ni. Sembra non ne siano mai state fatte. Certo, le immagini del dramma di Genova sono davanti agli occhi di tutti e, forse, si è sottovalut­ato il dissesto idrogeolog­ico di aree come la Liguria ma quello sul piatto ora è un potenziame­nto». E quindi, nel nuovo Piano industrial­e, le manutenzio­ni giocherann­o un ruolo di primo piano con la previsione di un piano triennale straordina­rio. Con un’attenzione particolar­e alle gallerie da mettere in sicurezza una per una come sollecitat­o dal Mit. I ritmi, in Aspi, si sono fatti frenetici, con una media di tre cda a settimana.

Il messaggio che deve passare è chiaro: c’è stato un cambio di passo nell’ottica di quel «ravvedimen­to operoso» spiegato dal presidente di Edizione holding, Gianni Mion, sul Corriere del Veneto nei giorni scorsi. La partita a scacchi fra Roma e Aspi-atlantia-edizione procede e, da parte della concession­aria, si sta tentando il tutto per tutto per scongiurar­e la scelta più eclatante ovvero una vera e propria revoca. L’obiettivo dichiarato è accettare una «sforbiciat­a» anche brutale ai pedaggi pur di salvare la partita a patto si garantisca la compatibil­ità finanziari­a.

Un aiuto insperato per scongiurar­e lo scenario peggiore (Atlantia ieri ha lasciato in Borsa un 3%) potrebbe arrivare dai veti incrociati romani. La revoca plateale sarebbe un regalo di non poco conto al M5s da parte del nuovo asse Conte-pd (per non parlare del cubo di Rubik giuridico per procedere), meglio dunque salvare capra e cavoli. Il sito Dagospia ieri annunciava l’ipotesi di una revoca parziale su alcuni tratti soltanto, quello ligure su tutti.

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