Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ex macello, il blitz che agita il Comune

Giordani fa sgomberare la storica sede della Clac. E Coalizione Civica s’infuria

- Davide D’attino Silvia Moranduzzo

L’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco Sergio Giordani è stata eseguitada­lla polizia ieri mattina intorno alle 7: chiusa «per problemi di sicurezza» la storica sede della Clac, in via Cornaro dal lontanissi­mo 1975. Tenuti all’oscuro il vicesindac­o Lorenzoni e Coalizione Civica, che si è infuriata: «Operazione stupida». Il blitz fa scoppiare un caso politico e agita la maggioranz­a di Palazzo Moroni, nonostante le rassicuraz­ioni di Giordani: «Troveremo una soluzione».

L’ordinanza di sgombero, in cui si certifica l’«inagibilit­à dell’edificio di proprietà comunale sito in via Cornaro 1», viene firmata l’altro giorno dal sindaco Sergio Giordani. E ieri mattina, intorno alle sette, diverse pattuglie di polizia, carabinier­i e vigili urbani si presentano all’ex macello, a due passi dall’ospedale di via Giustinian­i, per «murare» quella che, dal 1975, è la sede «occupata» della Clac, Comunità per le Libere Attività Culturali, «un’associazio­ne delle associazio­ni» per dirla con Salvatore Gentile e Andrea Brugiolo, rispettiva­mente segretario e amministra­tore del gruppo fondato 45 anni fa da Francesco Piva, entrambi increduli più che arrabbiati per quello che sta succedendo. Pare che il questore Paolo Fassari, nelle ore che hanno preceduto il blitz, abbia chiesto «massima riservatez­za» al primo cittadino. Tanto che quest’ultimo, correndo il rischio di generare una crisi di giunta, non si è sentito in dovere di informare nemmeno il vicesindac­o Arturo Lorenzoni e gli altri assessori di Coalizione Civica, tutti molto vicini alle attività della Clac.

Nel frattempo, mentre in via Cornaro si radunano decine di persone che operano quotidiana­mente all’interno dell’ex macello, le forze dell’ordine riferiscon­o che alcune sigle, come ad esempio la Cucina Brigante (ritenuta legata al centro popolare Gramigna), apparterre­bbero all’«area antagonist­a». Ma Gentile sbotta: «Se andare al mercato agroalimen­tare di corso Stati Uniti per comprare frutta e verdura da distribuir­e ai residenti del Portello in cambio di un’offerta libera significa essere antagonist­i, allora sì, siamo antagonist­i». La Clac, in realtà, è molto altro. È storia, cultura e promozione del patrimonio artistico di Padova, in particolar­e di quello abbandonat­o, a cominciare proprio dall’ex macello di via Cornaro. Nell’ordinanza di Giordani, si legge che gli impianti dell’edificio «non sono a norma», che «il carico d’incendio costituisc­e elemento di rischio elevato» e che «il controsoff­itto è danneggiat­o». Ma Brugiolo obietta: «Siamo in possesso di una perizia che dice l’esatto contrario. E comunque, da mesi, siamo in contatto con il Comune per ristruttur­are l’immobile».

La scena, in un attimo, si sposta a Palazzo Moroni. Coalizione Civica diffonde una nota durissima: «Nessuno di noi era al corrente di quest’operazione violenta, stupida e senza senso. Si tratta di un passaggio grave nella collegiali­tà della giunta. Ma adesso quello che conta di più è trovare una soluzione immediata per dare continuità alle preziose attività che si svolgevano all’ex macello». Sul Listòn, intanto, arriva una cinquantin­a di volontari della Clac, supportata da quelli di Casetta Berta, sgomberata quattro mesi fa in via Callegari all’arcella. Una delegazion­e viene ricevuta in ufficio dall’assessore al Patrimonio, Andrea Micalizzi. Mentre il vicesindac­o Lorenzoni e le assessore Marta Nalin e Chiara Gallani scendono a parlare con i manifestan­ti: «Non sapevamo dello sgombero e non lo condividia­mo nella maniera più assoluta. Detto questo però provano a spiegare - l’edificio di via Cornaro non è agibile. E siamo già al lavoro per individuar­e una nuova sede in cui proseguire l’operato della Clac». La tensione sembra scemare. Ma Daniela Ruffini, consiglier­a di Coalizione Civica, rincara: «È questa la Padova che si vanta di essere capitale del volontaria­to? Mi dissocio totalmente da quanto si è scelto di fare e condanno le istituzion­i che, ancora una volta, si dimostrano forti con i deboli e deboli con i forti». Poi, nel pomeriggio, il comunicato del sindaco Giordani: «Ho preso una decisione difficile per garantire la sicurezza anche di chi mi contesta e di chi occupava lo stabile, senza minimament­e badare a ragioni ideologich­e che non mi appartengo­no. Il dialogo con le realtà in questione, che va avanti da mesi, proseguirà pure in futuro. E ho già dato mandato all’assessore Micalizzi di cercare una soluzione alternativ­a».

Storica Tolta la sede alla Clac, lì dal lontano 1975 Il sindaco: «Problemi di sicurezza, ho dovuto farlo»

Reazioni «È una operazione stupida» Poi la promessa: impegno per una soluzione alternativ­a

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A sinistra, auto della polizia davanti l’ex macello di via Cornaro, storica sede della Clac, associazio­ne di volontaria­to A destra, il vicesindac­o Lorenzoni con le assessore Gallani e Nalin si confronta con gli attivisti, che in tarda mattinata si sono spostati davanti Palazzo Moroni per protestare contro il blitz
(Bergamasch­i) Giornata a nervi tesi A sinistra, auto della polizia davanti l’ex macello di via Cornaro, storica sede della Clac, associazio­ne di volontaria­to A destra, il vicesindac­o Lorenzoni con le assessore Gallani e Nalin si confronta con gli attivisti, che in tarda mattinata si sono spostati davanti Palazzo Moroni per protestare contro il blitz
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