Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Medicina, Trento ha scelto Verona
Voto del Senato accademico. Ma il prorettore frena: «Continua il dialogo pure con l’ateneo di Padova»
Procede su due binari il faticoso cammino della Scuola di Medicina dell’ateneo di Trento. Ieri il Senato accademico ha votato con 9 favorevoli e un contrario la delibera che approva la presentazione di una domanda di accreditamento al Miur per il corso di laurea in Medicina con l’università di Verona. Ma al contempo proseguono le interlocuzioni con Padova per trovare un’intesa. E uno dei punti su cui si tratta è il riconoscimento della parità degli Atenei che sottoscrivono il patto, ossia Trento, Verona e Padova. Il presidente della scuola di Medicina di Padova, Stefano Merigliano apre: «Se Trento vuole la sede amministrativa per noi va bene, l’importante è che ci sia un progetto paritario». Il rettore di Trento, Paolo Collini, in sintonia con il collega Pier Francesco Nocini di Verona, precisa che la delibera sulla convenzione con l’ateneo scaligero «non pregiudica l’auspicata collaborazione con l’università di Padova, con cui si sta interagendo per definire il coinvolgimento, auspicabilmente fin dalla prima fase del progetto. La collaborazione con Padova, contrassegnata dalla stima reciproca e fruttuosa su molti fronti, potrà dare al progetto di Trento e Verona ulteriori forza e qualità».
Il Senato accademico trentino ha approvato l’ordinamento didattico del corso di studio interateneo con l’università di Verona e per il quale Trento presenterà richiesta di accreditamento ministeriale. Il percorso formativo sarà in ogni caso realizzato con il coinvolgimento di altre Università e di Centri di ricerca, anche del territorio. La delibera segna un passo importante nell’iter per l’attivazione del corso di laurea magistrale a ciclo unico interateneo in Medicina e Chirurgia, che prevede 60 posti in ingresso. Per portare a regime il corso, «con sede amministrativa all’università di Trento, dovranno essere reclutati almeno 20 docenti in area medica» si legge nel comunicato dell’ateneo. Avanti tutta dunque. Ma ad una condizione, ossia le risorse finanziarie che, sulla base delle norme speciali che regolano l’ateneo trentino, sono a carico della Provincia, con la quale dovranno essere pianificati i costi e gli investimenti. E qui le cose si fanno meno certe: la Provincia ha sempre detto di voler puntare su un coinvolgimento di Padova. Di sicuro c’è però che Padova, da sola, non farà nulla per Trento: lo ha detto e infatti non ha votato alcuna proposta ordinamentale di questa natura nei suoi organi. Quindi allo stato attuale, la proposta padovana non è formalizzata.
Merigliano Se Trento vuole la sede, va bene. Però ci deve essere un progetto paritario
Ed è anche per avere garanzie che ieri Trento ha votato il proprio progetto, l’unico attualmente perseguibile. Senza il voto si sarebbe dovuto dire addio probabilmente all’accreditamento, i cui termini si chiudono mercoledì. Se la Provincia otterrà una proroga dal ministero, come aveva intenzione di chiedere, ci sarà tempo per inserire, previa intesa, anche Padova. Altrimenti rimarrebbe formalmente fuori ma sarebbe, qualora appunto ci fosse l’accordo, coinvolta in base a un patto politico da tramutare in qualcosa di formale l’anno successivo. «Il voto di oggi — conferma il prorettore vicario Flavio Deflorian — era necessario per tutelarci. Quanto deciso non interferisce con il dialogo che stiamo avendo con Padova». Ma Padova deve rinunciare a qualcosa: sede amministrativa e il reclutamento di area di 20 docenti sono conditio sine qua non.