Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mohamed incastrato dal cellulare E anche la figlioletta accusa il papà
Giallo su Samira, le parole raccolte dagli investigatori: «Ha fatto casino, botte a mamma»
(Padova) «Questa indagine è una maratona, non una corsa sprint». Aveva sintetizzato così l’altro ieri il colonnello Luigi Manzini, comandante dei carabinieri di Padova, il giallo che riguarda la scomparsa di Samira El Attar, la mamma marocchina di 43 anni, sparita dalla sua abitazione di Stanghella lo scorso 21 ottobre. Secondo gli inquirenti che da quasi tre mesi indagano sul caso, la donna sarebbe stata uccisa da Mohamed Barbri, il marito connazionale che lunedì prossimo compirà 40 anni.
L’uomo la mattina di Capodanno era scappato verso Milano e poi con un Flixbus era arrivato il 2 gennaio a Barcellona. Lunedì l’hanno arrestato i poliziotti spagnoli dopo un controllo a Madrid: l’alert ha smascherato il fatto che nei suoi confronti fosse stato emesso un mandato di cattura europeo. Ora i militari attendono che Mohamed venga rimpatriato per continuare il lungo ed elaborato lavoro di ricostruzione della vicenda. Ancora incerti i tempi per il suo rientro che avverrà in aereo con atterraggio a Milano. Il tutto potrebbe risolversi in una decina di giorni oppure, se l’indagato dovesse opporsi all’espatrio, potrebbero volerci due mesi. I militari devono innanzitutto chiarire se nella fuga abbia avuto un complice e nel qual caso la sua posizione. Intanto anche i siti madrileni si sono occupati dell’arresto, spiegandone alcuni dettagli. In particolare, il controllo è scattato alla Stazione Sud perché Mohamed si «muoveva con fare sospettoso» e l’uomo ha tentato di depistare gli agenti sostenendo che «era in Spagna per attaccare alcuni manifesti con l’intenzione di chiedere aiuto per trovare la moglie». Nelle 13 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata da Raffaele Belvederi, gip della procura di Rovigo, tra i tanti elementi che contraddicono Mohamed c’è un dettaglio che riguarda la notte della sparizione. Il marocchino ha riferito agli inquirenti che verso mezzanotte e trenta del 22 ottobre si sarebbe recato per denunciare la scomparsa di Samira prima alla stazione dei carabinieri di Boara Pisani e poi in quella di Solesino, trovandole entrambe chiuse. Il gip però scrive: «Sul cellulare di Barbri vi era installata l’applicazione Google Maps tramite la quale è possibile visualizzare i luoghi visitati (…) il primo spostamento rilevato è quello delle 3.59 (la mattina del 22 ottobre), dove l’indagato percorre una distanza di circa 1,7 chilometri in ben 38 minuti e giunge in una vicina strada arginale (via Gorzone Sinistro) dove l’apparecchio (il telefonino) resta fino alle 7 del mattino». Il quesito è cosa abbia fatto Mohamed per 3 ore lungo il fiume che attraversa Stanghella e se possa essere proprio quello il punto nel quale si è sbarazzato del cadavere della moglie, gettandolo magari in acqua. Quel tratto di Gorzone è stato passato al setaccio più volte durante le ricerche, anche coi cani molecolari, ma il forte maltempo che ha colpito la Bassa in quei giorni con piene e tanta pioggia potrebbe aver favorito la dispersione degli indizi.
C’è poi la questione delle violenze che Samira avrebbe subito da parte del marito, sia per motivi di gelosia, sia per la gestione dei soldi della famiglia dato che lui sperperava tutti i guadagni in alcolici e slot-machine. A confermare le vessazioni di Mohamed ci sono anche le parole pronunciate dalla figlia di 4 anni alle maestre di scuola il 28 ottobre: «Papà ha litigato con mamma, botte in testa, cappello nell’acqua, sai dove ci sono i pesci dentro un buco nero? Papà ha fatto casino». Le frasi innocenti della bambina potrebbero rivelare il macabro destino di Samira. Ma ancora mancano il cadavere, l’arma del delitto e soprattutto una vera e propria confessione, quella che tutti sperano faccia l’uomo appena rientrerà in Italia.
Un indizio grave Rilevata la sua presenza (grazie a Google maps) alle 4 di notte lungo il fiume