Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
IL NOSTRO BICCHIERE DI SMOG
Per avvelenare i topi si usa un veleno inodore che agisce a distanza di tempo dall’ingestione. Proprio come fa lo smog con gli uomini, che a differenza dei topi si avvelenano da soli.
Non sentiamo mai abbastanza un pericolo che non fa male subito e non si vede, come l’ipertensione o il colesterolo alto. Nessuno comprerebbe un’auto usata da un uomo che per abbassare il colesterolo non mangia i tortellini alla domenica (e si ingozza di toast bruciacchiati nei giorni feriali) o da uno che dà la colpa del proprio colesterolo alla moglie. Non ci fidiamo di un uomo così: però anche nel Nordest insistiamo nelle domeniche ecologiche e crediamo che l’inquinamento sia sempre colpa di qualcun altro. Soffriamo di un doppio abbaglio percettivo: pensiamo che l’aria sia sempre peggiore (e non è vero, rispetto a dieci anni fa il biossido di zolfo è quasi scomparso e altre polveri sottili come Pm 10 e Pm 2,5 si sono ridotte) e non immaginiamo nemmeno quanto sia letale.
Se sapessimo che ogni anno in Europa muoiono più di quattrocentomila persone per malattie causate dallo smog ci daremmo una mossa. Come topi, evitiamo la trappola col formaggio ma non riconosciamo un veleno più sottile, le polveri. Che non causano solo tumori o gravi malattie respiratorie infantili ma impregnano il sangue, il cuore e il cervello, tanto che chi abita nei pressi di strade trafficate ha un rischio aumentato di infarto, ictus e Alzheimer.
«Aspettando l’autonomia abbiamo riportato in Veneto parte del residuo fiscale che servirà alle nostre strade» rivendica Elisa De Berti. E l’assessore regionale alle Infrastrutture si toglie qualche sassolino dalla scarpa dettagliando gli interventi in previsione sulla viabilità in merito ai commenti di Pd e M5s in merito alla riclassificazione di oltre una ventina di regionali ora diventate strade statali: «Montare sul carro dei vincitori per qualcuno è diventato uno sport, una vera e propria passione. E così, dimentichi di tutte le accuse faziose e dei rilievi pretestuosi con cui si esibirono all’indomani della sottoscrizione del 23 febbraio 2018, oggi scopriamo che i detrattori di quell’intesa tra Regione del Veneto e Anas, finalizzata allo sviluppo della rete stradale prioritaria regionale, sono i primi a intonare gli osanna per la firma da parte del premier Conte di un decreto che non fa altro che concretizzare quell’accordo da loro tanto bistrattato». L’accordo iniziale, infatti, ha portato dopo lo stallo di oltre un anno addebitato dalla Lega all’allora ministro 5s Danilo Toninelli, a 21 milioni l’anno di gestione ordinaria a cui si aggiungono 100 milioni nel triennio 2018-2021 che diventano 245 se si calcolano i 145 aggiuntivi chiesti con una lettera al governo spedita ieri per la statale veronese numero 12 . Nel dettaglio, per il 2020, l’ex Sr 62 «della Cisa» sul secondo stralcio «Grezzanella» a Villafranca di Verona, si attendono 24 milioni; i primi 8 su 25 per la galleria di Lamon; 3,5 per l’innesto dell’ex Sr 48 ad Auronzo. Per il 2021, poi, si attendono da Roma cinquanta milioni sull’ex Sr Padana inferiore per la variante in nuova sede fra Este (Padova) e Legnago (Verona); 955 mila euro sull’ex Sr 11 «Padana Superiore» per la rotatoria di Altavilla Vicentina e, sulla stessa arteria e per un’altra rotatoria, sempre ad Altavilla un altro milione e 100 mila euro; la messa in sicurezza nel Trevigiano fra Fontanelle e Conegliano sull’ex Sp 15 per 10 milioni e una rotatoria a Dolo, nel Veneziano, sull’ex Sr 11. (m.za.)