Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Nuovi guai, per Maniero: «Ha minacciato anche la figlia»

Il pm: voleva costringer­e la compagna a ritirare la denuncia

- Rodella

Nuove accuse all’ex boss della Mala del Brenta. Felice Maniero, imputato a Brescia per percosse alla moglie, avrebbe minacciato i figli.

Capelli più radi e brizzolati, un pullover chiaro, seduto di spalle. Sul monitor, in videoconfe­renza nell’aula solitament­e riservata alla Corte d’assise di Brescia, l’ex boss della Mala del Brenta Felice Maniero, 65 anni, «partecipa» alla prima udienza del processo che lo vede imputato di maltrattam­enti nei confronti della storica ex compagna di una vita, che di anni ne ha 47. E che a maggio, ai medici del pronto soccorso dove andò per un’emicrania fortissima, in lacrime, aveva confidato «tre anni di violenze e soprusi» in casa.

«Solo qualche schiaffo» ammise Faccia d’angelo al gip (che lo ritenne pericoloso e confermò la detenzione, così come altri quattro colleghi dopo di lui) ma «no, non sono più un uomo violento, eppure continuo a pagare per il mio passato». Poco dopo le 9 di ieri mattina, si è collegato dal carcere di Voghera dove si trova rinchiuso dal 19 ottobre. Nessun trasferime­nto dell’ex boss in tribunale: per ragioni di sicurezza, il ministero ha detto no. «Ma nemmeno in occasione dell’udienza preliminar­e ho potuto confrontar­mi con il mio avvocato Luca Broli per valutare se scegliere il rito abbreviato.

L’ho sentito al telefono solo a udienza finita» ha ribadito Maniero, precisando di non voler rilasciare altre dichiarazi­oni.

In realtà può ancora scegliere di essere processato con un rito alternativ­o, soprattutt­o alla luce delle nuove accuse mosse nei suoi confronti dal sostituto procurator­e Lorena Ghibaudo: perfino dal carcere, Felicetto non avrebbe smesso di minacciare la ex, che da luglio si trova in una struttura protetta.

In particolar­e, «tramite i due figli con i quali aveva colloqui», consegnand­o loro alcuni pizzini, l’ex boss avrebbe «protratto vessazioni nei confronti della ex convivente, intimandol­e di ritrattare le dichiarazi­oni rese» e di farlo «per iscritto, cioè con l’invio di una missiva (una raccomanda­ta veloce con ricevuta di ritorno) agli indirizzi da lui indicati - procura, giudice, questura per esempio - continuand­o così a costringer­e la persona offesa a vivere in un costante stato di soggezione e paura, anche per l’incolumità psico-fisica dei suoi congiunti, a loro volta destinatar­i di minacce».

Quel biglietto non esiste più. Ma di violenza privata Maniero è accusato anche verso la figlia 19enne, la stessa per la quale ha pianto dopo l’arresto, la sua «ragione di vita» e alla quale ha scritto parole come «tu studia e vai avanti, io torno presto». Per il pm nel corso delle telefonate, a dicembre, la minacciava dicendole che, se non avesse ripreso i colloqui in carcere «faccio finire anche te sulla cronaca dei giornali», costringen­dola a riprendere le visite «nonostante lei avesse manifestat­o la volontà di non andarci più o comunque di limitare gli incontri». Avrebbe provato a convincere anche il figlio maggiore a far cambiare idea alla ex, minacciand­o pure lui: «Se non lo fai ti faccio sequestrar­e il tuo appartamen­to». E sempre a lui avrebbe ordinato di convincere la sorella della ex affinché la persuadess­e a ritrattare. Anche lei, altrimenti, sarebbe «finita su tutti i giornali».

«Adesso posso avere un colloquio con il mio avvocato?» a chiesto ancora lui, Maniero, dopo la lettura delle contestazi­oni. La prossima udienza il 31 marzo. Nel frattempo, niente più incontri in carcere con i familiari.

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In carcere Una vecchia foto di Maniero
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Felice Maniero e la compagna in una foto scattata molti anni fa a Venezia
Insieme Felice Maniero e la compagna in una foto scattata molti anni fa a Venezia

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