Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Furto a Medicina legale, un «buco» di cinque ore nelle indagini dell’epoca
Droga sparita, polizia nei laboratori molto dopo la scoperta
A breve procura presenterà al giudice per le indagini preliminari la richiesta di riaprire l’inchista sul furto dei 54 chili di droga dal laboratorio di Medicina legale, avvenuto tra il 16 e il 17 marzo del 2004. Un cold case, archiviato senza indagati che, come dice il procuratore capo, Antonino Cappelleri, potrebbe oggi svelare piste che all’epoca non state battute.
A chiedere che, dopo tanto tempo, s’indaghi di nuovo, è la famiglia di Luciano Tedeschi, chimico, responsabile del laboratorio in cui avvenne il furto, mai sospettato, sopraffatto dal clima di tensione che si respirava in istituto, morto suicida il 22 aprile 2004. Tra i primi aspetti da chiarire c’è il sopralluogo nel laboratorio da parte della polizia, che avvenne ben cinque ore dopo la scoperta del furto. I dipendenti si accorsero dell’ammanco alle nove del mattino; la polizia giunse sul posto nel primo pomeriggio. Un ritardo inspiegabile, un fatto rilevante e quantomeno strano: la «cristallizzazione» del luogo in cui si verifica un reato è determinante per prendere le impronte digitali, dna, capelli o qualsiasi altra possibile traccia lasciata inavvertitamente da chi ha commesso il furto.
Dalla documentazione presente nel fascicolo archiviato, i dipendenti dell’istituto che frequentavano il laboratorio dicono chiaramente di essersi accorti del furto verso le nove e venti del mattino del 17 marzo, mentre una nota della squadra mobile depositata in procura dice che il sopralluogo al laboratorio avvenne nel primo pomeriggio.
Perché questo ritardo? È da credere che non ci sia stata superficialità da parte degli uomini della questura, dal momento che gli stessi investigatori si prodigarono in ogni modo per fornire alla
Gli orari
Il colpo fu palese alle 9. Un verbale della Mobile indica nel pomeriggio il sopralluogo
procura, all’epoca guidata da Pietro Calogero, tutte le indicazioni possibili per non lasciare nulla di intentato. Resta un mistero questo «buco» temporale. Così come resta un mistero il fatto che non sia stata approfondita la circostanza che la porta blindata del caveau, quando non era chiusa a chiave, si poteva aprire con una tessera qualsiasi infilata nella serratura, fatto che fa ritenere plausibile che il furto possa essere avvenuto prima della notte tra il 16 e 17.
Quella notte la porta era chiusa a chiave, collegata all’allarme e con un dispositivo in remoto controllato da Padova Controlli: non vi sarebbero segni di effrazione. Tuttavia, il 29 marzo del 2004, è la procura a chiedere ai responsabili della sezione di tossicologia forense un elenco preciso della droga rubata, del personale presente in istituto il 16 marzo e degli orari di lavoro generalmente osservati. I responsabili di allora, la professoressa Franca Castagna, il direttore, Santo Davide Ferrara, e lo stesso Luciano Tedeschi, spiegarono che il 16 marzo tutto il personale era impegnato in un convegno di criminologia durato dalle 17 alle 19 in aula Falloppio, non molto lontano dal caveau dove si trovava la droga rubata.
L’ultimo a uscire dalla sede fu Santo Davide Ferrara, all’epoca direttore della tossicologia, poco prima delle 21. Ferrara chiuse a chiave il portone d’entrata, non notando nulla di strano. Dice l’istanza della famiglia Tedeschi che il professor Ferrara, come molti altri presenti in istituto la sera prima del furto, non vennero mai sentiti a sommarie informazioni.
La vedova di Luciano Tedeschi ha chiesto la riapertura del caso del furto di droga perché negli atti del fascicolo del suicidio del marito ci sono diversi riferimenti al caso irrisolto del 17 marzo 2004. La donna, Osvalda Minocchia, è convinta che pur non essendo il marito responsabile di quei fatti, si fosse generato attorno a lui un clima di tensione al quale Tedeschi non ha potuto reggere. «Sono felice che il procuratore intenda riaprire il caso – spiega la vedova –. È giunto il momento di far luce su questa vicenda che presenta ancora molti aspetti poco chiari».