Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Abusi dai preti ecco perché parlo solo ora»
Una lettera dopo 29 anni: «Ecco perché solo ora riesco a parlare»
«Due preti abusarono di me, per un anno, nel seminario di Treviso». È bufera dopo la denuncia del docente padovano Gianbruno Cecchin, riguardo a fatti che sarebbero avvenuti trent’anni fa. E la Curia replica: «Massima trasparenza sul caso, ma esprimiamo fiducia vero quei sacerdoti».
«È stato mio marito a convincermi: “Liberati da questo peso, finiscila e parla”, ha insistito. Ed è in quel momento che ho deciso di scrivere a monsignor Michele Tomasi e di divulgare pubblicamente la mia storia». Gianbruno Cecchin, 49 anni, docente universitario di Filosofia, collaboratore del Bo di Padova ed ex assessore a Galliera Veneta, mantiene una certa calma - sia pure con toni decisi - mentre conferma i contenuti della lettera di denuncia inviata al vescovo di Treviso, a Papa Francesco e, fra gli altri, ai vescovi emeriti Gardin e Magnani. Lettera nella quale denuncia gli abusi che avrebbe subito trent’anni fa, nel seminario del capoluogo della Marca, da parte di due preti tutt’oggi alla guida di parrocchie nel Padovano e nel Veneziano. Abusi proseguiti per un anno, cominciati «con pesanti approcci» e proseguiti «con una decina di rapporti completi». «Sono stato traumatizzato: ero appena maggiorenne, ho anche pensato di farla finita. Ho vissuto per vent’anni in astinenza, dopodiché ho conosciuto quello che sarebbe divenuto mio marito».
E da lì è cambiato tutto. «Sì, ero schiacciato da un macigno e mi ha convinto a liberarmene. Anche perché vogliamo concentrarci sulla nostra vita, abbiamo deciso di adottare due bambini e costruire una famiglia».
Nella sua lettera racconta di aver cominciato a frequentare il seminario perché voleva diventare prete.
«Mi avvicinai alla chiesa come molti ragazzi: a 8 anni ero chierichetto, a 15 facevo l’animatore a Galliera dopodiché, a 18, scelsi la via del Gruppo Diaspora, di orientamento vocazionale per giovani. Non avrei mai immaginato che quel percorso si sarebbe tramutato in un inferno».
Cosa accadde?
«Quei due sacerdoti cominciarono ad approcciarsi pesantemente fino a quella decina di rapporti completi che non riesco ancora a dimenticare. Era il 1990-1991. Sono stati anni di dolori e atroci sofferenze».
Li ha più incontrati? «Ancora oggi mi scrivono o mi fanno arrivare messaggi intimidatori».
Per cui ha scritto al nuovo vescovo di Treviso, Michele Tomasi. Perché ha atteso lui?
«I suoi predecessori erano tutti della zona, non avrebbero mai fatto trapelare la cosa, anche se monsignor Gardin (vescovo di Treviso fino al 2019, ndr.) destituì quei due sacerdoti trasferendoli nel Veneziano e nel Padovano. Dopodiché Papa Francesco ha iniziato ad affrontare il tema della pedofilia convocando il summit di Roma e ho pensato: Tomasi è nuovo, viene dall’alto Adige, magari può fare qualcosa».
La Diocesi assicura di averle fissato un incontro.
«Ho dovuto scrivere due lettere prima di ricevere una telefonata: il primo colloquio era previsto il 10 febbraio ma l’hanno cancellato spostandolo al 21. Quindi hanno deciso di annullarlo... Facciano ciò che vogliono: io sono stato chiaro».
Lunedì presenterà una denuncia in Procura. Cosa spera di ottenere?
«So che, a distanza di tanto tempo, il reato potrebbe essere caduto in prescrizione (l’abuso sessuale su maggiorenne va denunciato entro 6 mesi dai fatti, ndr.) ma non m’importa: se ci sarà da combattere in tribunale combatterò. E penso a quei ragazzi che tutt’oggi frequentano il Palazzo Vescovile e le parrocchie di quei due preti. Comunque sia, al contrario della giustizia terrena Dio non archivia».
Ha perso la fede?
«Mi sono fatto sbattezzare. Nel mio futuro c’è il matrimonio e l’adozione. Sono queste le mie priorità».