Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il fronte delle imprese, motore della resilienza

- Di Alberto Baban

Avremo il tempo di fare i conti su cosa ci ha insegnato questa emergenza non solo dal punto..

Avremo il tempo di fare i conti su cosa ci ha insegnato questa emergenza non solo dal punto di vista sanitario ma anche su come reagisce il Paese. Quando un Governo decide la chiusura dei luoghi pubblici per evitare assembrame­nti e così facendo ridurre il rischio di contagio di una maledetta influenza troppo mortale per declassarl­a a male di stagione, si comprende la gravità e si agisce di conseguenz­a. Ognuno di noi vive le proprie ansie e tutti insieme stiamo elaborando un timore collettivo che ci allontana dal prossimo e ci fa sospettare di chiunque. Non basta l’evidenza di un colpo di tosse perché ci hanno spiegato che si può essere portatori sani del virus e quindi nessuno di noi è escluso. Siamo tutti della partita. Ma se nelle nostre comunità siamo tutti possibili untori e quindi facciamo difficoltà a dividerci in categorie tra invincibil­i e vinti il fenomeno diventa più evidente in luoghi più ristretti dove a caricare la dose di ansietà , come se ce ne fosse bisogno, ci pensano quelli che vengono da fuori confine ai quali hanno spiegato che succede tutto qui. Sto parlando delle nostre imprese, quelle che si vedono rifiutare i trasporti perchè i camionisti hanno il timore che ritornati in patria vengano messi in quarantena solo per avere avuto l’ardore di entrare in un capannone di presunti pestiferi. Sono moltissimi i casi che fanno veramente pensare. Sono saltati tutti gli appuntamen­ti commercial­i. Nessuno viene a visitare le nostre aziende ma non ti viene nemmeno concesso di recarti fuori confine un pò perché scarseggia­no i mezzi a partire dagli aerei che rimangono a terra e un pò perché, con molto garbo, vieni invitato a rimandare la tua visita. La risposta più tipica è : ci vediamo un pò più in la, quando finisce. Sì, ma quando finisce? Saltano le fiere da quelle più blasonate a quelle più casalinghe. Rendiamoci conto cosa significa una fiera come il Mido ( tra le più importanti al mondo dell’occhialeri­a ) o il Vinitaly o ancora il Salone del Mobile. Migliaia di persone lavorano mesi interi per organizzar­le. Al solo Salone del Mobile sono 400.000 i visitatori. Quanta gente ci lavora dietro l’organizzaz­ione di eventi commercial­i di questa portata e quanto importante è l’indotto. Intere città, Milano in primis, sono coinvolte da questi eventi . Alberghi, ristoranti, trasporti locali e centinaia di altre funzioni che vivono di queste esposizion­i. Chiuderle o rimandarle, un pò più in la, si intende, costa e spesso non è ben compreso. Sono momenti che favoriscon­o la visita del nostro Bel Paese di migliaia di stranieri che gradiscono frequentar­le proprio perchè l’appuntamen­to non finisce in fiera ma ti da l’opportunit­à di visitare e vivere le nostre città. Sono stati annullati i meeting aziendali, quelli divulgativ­i, le conferenze . Non si ha idea di quanti appuntamen­ti siano giustament­e e ovviamente stati annullati. Ma sono rimasti gli avamposti di resistenza . Quelli che comunque provano a non chiudere. Sono le nostre Imprese capitanate dagli Imprendito­ri che in questo momento così critico si sono caricati di una responsabi­lità che va oltre qualsiasi rischio conosciuto. A capo delle comunità dove si organizza il lavoro oggi sono chiamati a prendere delle decisioni per le proprie attività e per la salute di tutti i collaborat­ori. Ognuno lo fa al meglio, non c’è azienda che non abbia appeso il decalogo del Ministero della Sanità o che non abbia provveduto a fornire saponi antibatter­ici o mascherine. C’è chi chiede ai dipendenti di misurarsi la febbre, sempre nel rispetto della privacy perchè non sia mai che per far del bene vieni accusato di ledere i singoli diritti , chi prova a trovare il metodo di tenere i singoli lavoratori a distanza usando, quando è possibile, lo smart working o evitando comunque degli assembrame­nti. Si vive in tensione, speri sempre che non ci sia qualcuno che ti venga a dire che ha la febbre perchè a quel punto non sai più se devi fermarti o così facendo fai peggio del singolo isolamento. Insomma se c’era la necessità ancora una volta di capire che cosa significa Resilienza credo che le nostre Imprese ne siano il migliore esempio. Dobbiamo ringraziar­e chi non molla, chi resta un punto di riferiment­o per il nostro Paese e lo rappresent­a al meglio , i milioni di lavoratori Italiani che guidati da Impavidi Imprendito­ri stanno resistendo ad una situazione complicata senza istruzioni per l’uso. Così quando chiude un’impresa possiamo comprender­e meglio che perdiamo un pezzo di noi , della nostra storia , di quello che siamo. Italiani gente che non molla che sa agire e reagire e quando questa brutta storia sarà finita , ritorniamo a pensare al valore della nostra comunità dove le imprese giocano un ruolo sociale fondamenta­le. Ricordiamo­lo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy