Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Crisi a valanga per coop e Pmi «In 115 chiedono ammortizzatori»
Il sindacato: cinquemila lavoratori coinvolti, ed è solo l’inizio
Il loro numero è più che raddoppiato in 24 ore, e sembra proprio destinato ad aumentare in maniera esponenziale. Sono 115 le aziende e le cooperative sociali del Padovano (tra cui 5 aziende di Vo’) che hanno chiesto ai sindacati l’attivazione degli ammortizzatori sociali per far fronte al coronavirus: il dato è emerso ieri in seguito all’incontro tra Cgil, Cisl e Uil con il prefetto Renato Franceschelli, che ha messo sul tappeto i risvolti economici dell’emergenza sanitaria. La richiesta per ora riguarda 2.400 lavoratori per un totale di 3.200 giorni, ma non tutte le attività che l’hanno avanzata hanno indicato questi numeri, e le stime dei sindacati portano a raddoppiare il conto; allo stato attuale dunque cassa integrazione, fondo di integrazione salariale e fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato potrebbero scattare per 5 mila lavoratori, e per più di 6 mila giorni. Tutto questo senza contare che per Aldo Marturano, segretario della Cgil, «molte richieste devono ancora arrivare».
A chiedere gli ammortizzatori sono state soprattutto le cooperative sociali (31%): Marturano sottolinea che «Padova ha un sistema capillare di esternalizzazione dei servizi per l’infanzia, quindi la chiusura degli asili e delle scuole ha determinato un colpo importante per queste attività. Non abbiamo ancora notizie sul manifatturiero, ma dalla prossima settimana ne avremo perché iniziano a non arrivare più materie prime». Poi ci sono le aziende del settore
” Servizi per l’infanzia, turismo, edilizia, calzaturiero i settori adesso più colpiti. Ma dalla industria arriveranno altri problemi: le materie prime non arrivano più
turistico e alberghiero (27%): Samuel Scavazzin, segretario della Cisl, ricorda che «dai ristoranti alle lavanderie, il bacino termale genera un indotto di 7 mila persone, che sale a 15 mila in tutta la provincia. Anche se domani arriva un decreto che riapre tutte le strutture, per riprendere tutto l’indotto ci vorranno mesi». Colpite anche l’edilizia (14%), il settore calzaturiero (7%), le aziende del terziario e dei servizi (6%), quelle artigiane (5%) e quelle settore alimentare (3%). «Se non arrivano commesse, anche la logistica è a rischio - osserva Scavazzin -. L’agricoltura deve fare i conti con i tanti stagionali che sono tornati nel loro Paese per paura, e rischia di non trovare manodopera sufficiente per tutte le lavorazioni». Riccardo Dal Lago, segretario della Uil, ricorda che «ci sono migliaia di lavoratori a casa senza stipendio, alcuni dei quali con contratto di lavoro temporaneamente sospeso. In Veneto nei momenti di crisi si usavano oltre cento milioni di euro all’anno per la cig, questa volta bisogna andare oltre». Dal Lago infine ha avanzato due richieste: «Pagare comunque chi lavora in aziende da uno a cinque dipendenti, ed estendere il fondo integrazione salariale per le aziende sopra i 15 dipendenti anche a quelle da 5 a 15 dipendenti. Servono tempi rapidi, nel senso che dalla richiesta all’erogazione non possono passare troppi mesi, e dev’esserci una semplificazione burocratica».