Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Medici e infermieri in 600 tornano dalla quarantena
Via libera del Consiglio dei ministri alla proposta del Veneto. Il governatore: «Chi è negativo e viene a lavorare sarà sottoposto a test ogni giorno»
Nella difficile battaglia contro il Covid19-coronavirus una delle priorità (se non la priorità) è evitare il collasso del nostro sistema sanitario. Uno scenario che potrebbe essere determinato dalla combinazione tra la facilità con cui la malattia si sta diffondendo e l’alto numero di pazienti che per essere curati hanno bisogno del ricovero in terapia intensiva, e che se mai si verificasse non soltanto aumenterebbe enormemente la letalità del virus ma potrebbe mettere in pericolo anche la sopravvivenza degli altri pazienti, acuti e cronici, che quotidianamente si rivolgono agli ospedali. Un effetto domino dalle conseguenze inimmaginabili. Per questo, mentre in Lombardia il Coordinamento delle terapie intensive denuncia «una situazione oramai al limite», in Veneto il governatore Luca Zaia ha riunito ieri l’unità di crisi e i direttori generali delle Usl, per fare il punto sulle misure da adottare.
Le prime riguardano l’arruolamento del personale sanitario: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici. Nel decreto di venerdì sera il governo ha accolto la richiesta avanzata dal Veneto di riportare in servizio chi, pur venuto a stretto contatto con pazienti positivi, risulta negativo al tampone e non mostra i sintomi del Covid19. Parliamo di 617 persone, di cui 136 medici e 264 infermieri, che lasceranno la quarantena. «Saranno sottoposti al tampone ogni giorno» rassicura Zaia.
Di pari passo, Azienda Zero procede a pieno ritmo con le nuove assunzioni: alle prime 215 disposte il 26 febbraio, ieri se ne sono aggiunte altre 310 per un totale di 525. I medici, di difficile reperibilità come è noto, sono appena 19; gli infermieri sono invece ben 279 e 149 operatori sociosanitari. Ora saranno distribuiti tra le diverse Usl. «Dobbiamo e vogliamo mettere altre forze in campo e aiutare chi è già all’opera, creando nuove disponibilità in via precauzionale spiega il governatore -. Le assunzioni sono comunque a tempo indeterminato per cui queste 525 unità rimarranno in servizio anche dopo la fine dell’emergenza». Si tratta di un contingente deciso prima dell’annuncio fatto dal governo venerdì sera, relativo ad un maxi-piano per 20 mila nuovi ingressi in tutta Italia. «Alla luce del nuovo provvedimento, nei prossimi giorni presenteremo al premier Giuseppe Conte e al ministro della Sanità Roberto Speranza un nuovo, ulteriore e più importante piano di assunzioni».
E ancora, la Regione emetterà un avviso rivolto agli ex ospedalieri in pensione: «Se daranno la loro disponibilità annuncia Zaia - siamo pronti a riaccoglierli in servizio per sei mesi. Non in prima linea contro il coronavirus, ovviamente: potrebbero dare una mano nei reparti, liberando personale più giovane da impiegare contro il Covid19».
Poi, come si diceva, c’è il fronte delle terapie intensive, reparti ad altissima specializzazione che in Veneto contano 450 posti letto con un tasso di occupazione che di norma si aggira tra il 75% e l’80% (è una media: in Azienda ospedaliera a Padova, ad esempio, il tasso è più elevato perché si tratta di un centro trapianti). «Da lunedì saranno attivati altri 52 posti letto spiega l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin - si partirà con 11 posti a Padova, poi via via in tutte le province. Si aggiungono ai 50 posti, non solo di terapia intensiva, già previsti all’ospedale di Schiavonia, scelto come hub di riferimento per il coronavirus».
A questo è collegato il tema dell’approvvigionamento del materiale sanitario, «molto difficoltoso» ammette Zaia: «Come per l’industria bellica, anche per quella sanitaria e farmaceutica l'italia dovrebbe essere autosufficiente in caso di necessità. Purtroppo non è così. Qui ormai non si produce più niente, bisogna rivolgersi all’estero, con tutte le difficoltà che si possono immaginare. Anche per questo ci siamo risolti ad acquistare presidi senza marchio Ce». Azienda Zero ha distribuito negli ultimi due giorni 76.700 mascherine e ne ha già ordinate altre 500.000; 47.250 le ha invece consegnate la protezione civile. Sono stati acquistati e consegnati 36 ventilatori polmonari ed emessi ordini, per un totale di 1 milione e 590.000 pezzi, di ulteriori dispostivi, tra cui camici, tute, visiere, confezioni di gel idroalcolici, occhiali protettivi (150.000 di questi pezzi sono già stati consegnati).
Infine le strutture: Zaia ha dato mandato ai direttori generali delle Usl di verificare la disponibilità di ex ospedali e ambulatori che in caso di necessità possano essere rapidamente ripristinati così da poter ospitare posti letto, anche nell’ottica della collaborazione con le Regioni che potrebbero andare in crisi con il diffondersi del virus (ieri sera il commissario Angelo Borrelli ha annunciato i primi trasferimenti dalla Lombardia).
«Incrociamo le dita - conclude il governatore - perché la situazione è in continua evoluzione. Venerdì, in un solo giorno, abbiamo avuto 12 ricoveri in terapia intensiva che ci hanno fatto gelare il sangue ma nel complesso possiamo dire che il trend di crescita dei contagi è meno aggressivo di quel che avevano previsto gli algoritmi».