Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
A Cortina chiudono gli impianti sciistici
Impianti di risalita fermi sulle montagne venete per l’emergenza coronavirus, ma a Cortina non tutti sono d’accordo. E ad Abano il Consorzio fa abbassare le serrande a 107 alberghi.
Dieci baschi blu contusi, un intero braccio del carcere devastato e paura tra gli agenti della polizia penitenziaria. Anche nelle case di reclusione del Veneto domenica si sono vissuti momenti di tensione fino a tarda notte. I detenuti chiedono più tutele per la loro salute e contestano le misure restrittive contro il Coronavirus. Tra queste lamentano soprattutto l’isolamento per i reclusi asintomatici, le limitazioni alla libertà vigilata e l’impossibilità di incontrare parenti e avvocati dopo l’introduzione dei colloqui telefonici.
L’altro ieri in una sezione del Due Palazzi di Padova alle 17 è iniziata la protesta. Alle 19, quando i detenuti dovevano rientrare nelle loro celle dalle zone comuni, una quarantina di reclusi ha alzato delle barricate con gli arredi, appiccando il fuoco alle suppellettili, a stracci e rotoli di carta, rendendo l’aria irrespirabile. Le telecamere di sicurezza sono state distrutte.
Nella sezione sono intervenuti i pompieri. Una decina di agenti è rimasta contusa, alcuni perché scivolati, altri nel tentativo di riportare la calma. «Sono riusciti a rompere le aste di ferro delle celle — spiega Mattia Loforese, segretario regionale del Sinappe — la trattativa per evitare che la situazione degenerasse è proseguita fino alle 22.30, quando siamo riusciti a entrare al buio perché non c’era più la luce e tutto era allagato. Alcuni colleghi sono rimasti contusi e intossicati. Auguro loro di guarire prontamente e ringrazio tutti quelli che sono rientrati al lavoro nonostante fossero liberi dal servizio, lasciando le famiglie di domenica. Auspichiamo una risposta forte del ministero della Giustizia per arginare questo fenomeno». Anche ieri le proteste sono proseguite, ma senza violenze, con i carcerati che hanno sbattuto le stoviglie sulle inferriate. La ribellione ha riguardato anche la casa di detenzione di Treviso, dove per motivi precauzionali è stata richiesta la presenza dei carabinieri. Identica situazione si era verificata domenica sera nella casa circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia, quando i reclusi hanno iniziato ad agitare pentole e posate contro le sbarre delle celle. E davanti al carcere di Verona è morto uno dei tre detenuti provenienti da quello di Modena, per overdose da psicofarmaci.
La vittima, uno straniero, arrivava dalla città emiliana ed era in transito verso il carcere di Trento. Il pullman era all’ingresso della prigione scaligera quando l’uomo ha accusato un malore e i sanitari del 118 hanno solo potuto constatarne il decesso. «Ho parlato con Immacolata Mannarella, la direttrice del carcere Santa Maria Maggiore di Venezia — spiega Nicola Pellicani, deputato del Pd — i detenuti chiedono l’indulto, di cui si parla da tempo. L’ultimo è del 2006. Il tema non può essere rinviato».