Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Vi fotograferemo». Il cartello che fa discutere
Quarantena al Portello, Aurora D’agostino posta su Fb e s’indigna
Di questi tempi, solitamente, il Portello pullula di attività. Di appuntamenti all’aria aperta. E di chiacchierate dopo cena tra vicini di casa. Insomma, di vita. Gli studenti vanno e vengono dalle aule universitarie e poi si ritrovano a bere l’aperitivo nei tanti locali disseminati da una parte e dall’altra del Piovego. E dopo, chiaramente non in questo periodo di emergenza sanitaria, c’è soprattutto il Naviglio, il villaggio di chioschi eno-gastronomici in viale Colombo, sulle sponde del fiume, quest’anno rinviato a data da destinarsi. Ma adesso, nel pieno dell’epidemia da coronavirus, il Portello è un vero e proprio deserto nel deserto.
Infatti, i molti studenti fuorisede, che qui abitano in affitto, non ci sono più. E i pochi residenti rimasti, come del resto tutti i padovani, si limitano ad uscire per fare la spesa all’alimentari meno distante. Una specie di landa desolata dove, ieri mattina in via Lovati, a due passi dal parco Fistomba, è comparso un cartello con scritto: «Quartiere in quarantena. Si informano i frequentatori che, se si verrà sorpresi nei pressi di questo quartiere senza valida motivazione o non verrai identificato come residente, sarai segnalato alle autorità mediante qualsiasi mezzo: registrazioni, telefonate, fotografie, etc. I residenti». Il cartello, «cattivo, minaccioso e ignorante visto l’italiano stentoreo dell’autore», è stato postato su Facebook (e poi molto discusso sui social) dall’avvocato Aurora D’agostino, già consigliera dei Verdi a Palazzo Moroni e oggi coordinatrice del Gruppo Legalità di Coalizione Civica: «Oltre che a una stortura, se non a un abuso, ci troviamo di fronte a un’estremizzazione, evidentemente sbagliata e pericolosa, del concetto di controllo di vicinato. D’altronde - osserva D’agostino - in questo momento difficile per tutti, ci sono fortunatamente tante persone che si sono messe a disposizione dei soggetti più deboli, ad esempio consegnando loro la spesa a casa. E poi, purtroppo, ci sono gli ignoranti, per non dire di peggio, come quello che ha scritto quel cartello».