Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Franceschelli: «In 24 ore 500 pratiche sul mio tavolo varrà il silenzio-assenso»
«Nei casi dubbi si deve dimostrare a chi va il prodotto finale»
Ci sono le attività essenziali, che possono proseguire senza bisogno di comunicare nulla, ci sono le imprese tenute a fermare tutto entro domani e ci sono anche le attività ritenute «funzionali» a garantire la continuità di quelle essenziali, che devono comunicare l’intenzione di restare aperte alle rispettive prefetture. Il decreto Chiudi Italia ha distinto le attività essenziali dalle altre sulla base del codice Ateco, e quindi la comunicazione alla prefettura scatta quando l’azienda ha un codice Ateco diverso da quelli inclusi nell’elenco del governo; il discorso riguarda anche le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo, che potranno continuare a funzionare «qualora dall’interruzione derivi un grave pregiudizio all’impianto stesso o un pericolo di incidenti». Apadova
il risultato è che ieri la scrivania del prefetto Renato Franceschelli è stata sommersa da centinaia di telefonate e da circa 500 comunicazioni, spedite in meno di 24 ore da altrettante aziende del territorio che ritengono di svolgere un’attività funzionale alle filiere essenziali. Ieri la prefettura di Padova ha diramato una nota per spiegare che le aziende interessate devono specificare «le imprese e le amministrazioni beneficiarie dei prodotti e servizi attinenti alle attività consentite», fino a un massimo di 5; la comunicazione può essere inviata per mail sia alla prefettura che alla Camera di commercio e consente «il legittimo esercizio dell’attività fino all’eventuale adozione del provvedimento di sospensione», che verrà emanato qualora il prefetto ritenga «che non sussimunicazione stano le condizioni previste».
Insomma, i prefetti sono gli arbitri che devono decidere chi può restare aperto e chi deve chiudere: «In sostanza le aziende devono dichiarare per chi lavorano, e dimostrare che la loro attività si riferisce ad un servizio essenziale spiega Franceschelli -. La cova mandata in tempi rapidi, perché le aziende escluse dal decreto devono portare a termine le operazioni di chiusura entro mercoledì (domani, ndr); per quelle che hanno mandato la comunicazione vale la regola del silenzio-assenso, nel senso che manderemo una risposta solo se riterremo che dovranno sospendere l’attività. La prefettura non deve dare nessuna autorizzazione, se non nel caso delle imprese che operano nel settore dell’aerospazio; in questo momento non sono nemmeno in grado di fare qualche esempio, perché dobbiamo ancora prendere in mano tutto il materiale ricevuto. Non c’è nessuna fretta, valuteremo e approfondiremo tutto con calma nei prossimi giorni».