Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il piano per i tamponi: 20mila al giorno
Progetto Regione-ateneo di Padova: 20mila test al giorno alla ricerca di asintomatici. «In Italia sono seicentomila» Test a familiari, colleghi e vicini di casa degli infetti. E poi screening a medici, forze dell’ordine e cassiere
La Regione presenta il piano per estendere i tamponi anche agli asintomatici. Il perno del protocollo è arrivare nel giro di tre settimane a 20mila al giorno, con laboratori e 15 squadre di tre «rilevatori volontari» l’una.
Dall’intuizione del professor Andrea Crisanti, il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’azienda ospedaliera di Padova diventato famoso per aver detto da subito e contro il parere dell’oms e dell’istituto superiore di Sanità che per sconfiggere il coronavirus Covid-19 bisognava fare tamponi a tutti, è nato il piano «Epidemia Covid 19». Progetto sviluppato da Regione e Università di Padova per interrompere la diffusione dell’infezione arrivata dalla Cina e che in Italia ha già provocato più vittime(5576 contro 3152), nonostante abbia contagiato meno persone, ovvero 59.138 a fronte degli 81.496 casi confermati a Wuhan. Il perno del protocollo sono proprio i tamponi: nel giro di tre settimane la mission è di arrivare a 20 mila al giorno con laboratori e 15 squadre di tre «rilevatori volontari» ciascuna (medici in pensione, infermieri, specializzandi) predisposte dalla Croce rossa nelle sette province. L’obiettivo è individuare quanti più positivi asintomatici possibile e metterli in quarantena (insieme ai contatti stretti e occasionali), perché proprio loro sono inconsapevoli «untori».
«Inizieremo dai cluster più colpiti, cioè Padova, Verona e Treviso, e per ogni positivo trovato allargheremo l’indagine a cerchi concentrici sottoponendo a tampone anche parenti, colleghi di lavoro e vicini di casa, fino a interi condomini — spiega Crisanti — . Inizialmente ci aspettiamo un aumento dei casi positivi. Più ne troviamo e isoliamo, meno si ammaleranno e di conseguenza diminuiranno sia i ricoveri sia gli accessi alle Terapie intensive. Fino ad arrivare al punto di flessione, che ci darà la misura degli effetti ottenuti e si paleserà con il calo contemporaneo dei contagi, dei ricoveri e dei degenti in Terapia intensiva. Ed è già una caratteristica veneta rispetto al resto d’italia — aggiunge Crisanti — proprio perché noi abbiamo fatto più tamponi. Se poi qui il tasso di mortalità è del 3% contro il 2,2% della Cina lo si deve all’elevata età media della popolazione». «Le categorie controllate per prime saranno gli operatori sanitari, i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta, i 30mila degenti delle 360 case di riposo del Veneto e relativo personale, i farmacisti e i lavoratori dei servizi essenziali — spiega l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin —. Con priorità verso quelli a maggiore contatto con
” Andrea Crisanti Se in Veneto il tasso di mortalità è del 3%, contro il 12,7% della Lombardia è perché qui fin dall’inizio abbiamo fatto tamponi a tutti
il pubblico, come i cassieri dei supermercati, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Crisanti esaminerà una fetta di queste categorie, ma il piano cammina in parallelo con il lavoro dei nove Dipartimenti di Prevenzione delle Usl e dei loro 714 dipendenti, già all’opera».
Sono 14 i laboratori individuati per la diagnostica in tutto il Veneto, partendo da quello di Padova, già passato da 100 a 2mila tamponi al giorno e procinto di toccare quota 4000/4500 la prossima settimana, grazie anche all’acquisto di un macchinario in grado di analizzare nelle 24 ore un maggior numero di tamponi. «Nottetempo andremo a prenderla — assicura il governatore Luca Zaia — e altre 11 le abbiamo distribuite ai Pronto Soccorso. Esaminano contemporaneamente otto campioni di test rapidi in un’ora. Dall’inizio dell’epidemia abbiamo effettuato 65mila tamponi e ne rileveremo altri 20mila al giorno finché tutto questo non finirà». Che sia la strada giusta lo dimostra il confronto con la Lombardia: «Sta pagando la follia di non averne eseguiti abbastanza — dice Crisanti — in quella regione all’appello mancano almeno 250mila asintomatici, che sicuramente ci so
no. La verità è che in Italia i positivi sono 600mila e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. I numeri del Veneto sono i più reali d’italia perché qui abbiamo fatto tamponi a tutti e ciò ha avuto un impatto pazzesco sul numero di ricoveri e di decessi». «Questo è un progetto decisivo, che richiede un grande sforzo economico e organizzativo da parte della Regione, cui diamo supporto — avverte Rosario Rizzuto, rettore dell’università di Padova —. Abbiamo chiesto ai nostri laboratori di ricerca di mettere a disposizione macchine e uomini per la diagnostica e decine di persone si sono già rese disponibili ad aiutare il laboratorio di Crisanti». «Partiamo a giorni — annuncia il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina di Padova —. Potremo contare anche su 400 studenti, che invece di svolgere il tirocinio negli ambulatori dei medici di base lo faranno sul territorio, aiutando il controllo dei positivi in isolamento domiciliare, passati da 50 a 15.376». Ah, l’oms ha cambiato idea: «Bisogna testare ogni sospetto e metterne in quarantena i contatti».