Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Divieti, denunciati 5 mila furbetti
Report del Viminale in Veneto: quattrocento al giorno violano il decreto. Variati: «Quadro preoccupante»
I veneti denunciati per aver violato i divieti per il contenimento dell’epidemia sono 5.310. Dal 10 marzo sono state controllate 109.268 persone, i denunciati sono quindi circa il 5%. In media, le forze dell’ordine hanno controllato 8.000 persone al giorno e di queste ne sono state denunciate 400. Verifiche a tappeto anche sulle attività commerciali. I titolari di esercizi denunciati (sempre in Veneto) sono 138, 62 sono stati sanzionati e 9 sospesi. E, intanto le sanzioni sono state aumentate.
Nel giorno del giro di vite sulle sanzioni a chi viola i divieti (le nuove sanzioni sono salatissime, dai 400 ai 3.000 euro di multa), arriva un primo bilancio dei controlli in Veneto. La fonte è ufficiale: il ministero dell’interno. I dati aggiornati a lunedì sera parlano di un numero di veneti denunciati per aver violato il decreto della presidenza del consiglio pari a 5.310. Poco meno del numero di concittadini contagiati dall’inizio dell’emergenza sanitaria in regione.
Le forze dell’ordine, oltre ad aver denunciato 5.310 persone ne hanno arrestate 27. Numeri alti che testimoniano anche lo sforzo profuso nell’attività di controllo, dalle pattuglie lungo le strade ai droni che si sono levati sul Trevigiano, il Vicentino e agli elicotteri nel Bellunese per controllare le zone più impervie. Dal 10 marzo sono state controllate 109.268 persone, i denunciati sono quindi circa il 5%. In media, le forze dell’ordine hanno controllato 8.000 persone al giorno e di queste ne sono state denunciate 400. Numeri astratti che si traducono, giorno per giorno, in storie quasi improbabili, dal pordenonese fermato a 100 chilometri da casa alla ricerca di un locale di lap dance aperto al trevigiano che insiste sulla validità della sua motivazione: andare a farsi tagliare i capelli da un amico. Non sono, poi, casi isolati quelli delle feste di compleanno, sia nel Veneziano che nel Trevigiano in cui i giovani partecipanti, tutti denunciati, si sono difesi dicendo: «Ma restiamo in casa, non è permesso?». Segno che il messaggio cruciale per il contenimento del virus ancora non è passato del tutto, nessun assembramento, nessuna uscita non strettamente necessaria.
A diffondere i numeri è il vicentino Achille Variati, sottosegretario al Viminale che non nasconde la preoccupazione: «Continuano ad arrivare, dalle Prefetture del Veneto, numeri che tracciano un quadro preoccupante: sono ancora troppi quelli che, nonostante la sensibilizzazione e anche la prospettiva di una denuncia, continuano a lasciare le proprie abitazioni senza avere un valido motivo». Il problema, però, non riguarda solo i semplici cittadini ma si allarga, incredibilmente, anche ai negozi.
Nel settore commerciale, i titolari di esercizi denunciati (sempre in Veneto) sono 138, 62 sono stati sanzionati e 9 sospesi, per un totale di 67.911 controlli eseguiti.«in queste ore, il Consiglio dei Ministri ammonisce Variari - sta perfezionando l’inasprimento delle pene per chi non rispetta le norme per il contenimento del Covid-19: dalle sanzioni pecuniarie per gli spostamenti non giustificati da motivi di lavoro, di urgenza o di salute. Vorrei, dunque, fare un appello alla responsabilità. Perché mentre medici, infermieri, protezione civile, forze dell’ordine, autorità locali e nazionali continuano a lavorare senza sosta per contenere il contagio, evitarne una diffusione così drammatica in altre parti d’italia e limitarne i danni sulla società e sull’economia del Paese, ci sono persone che ancora continuano a trascurare la gravità di questa emergenza uscendo di casa senza che sia strettamente necessario».
È bene ricordare che la denuncia scatta per la «violazione semplice» nel caso di «inosservanza degli obblighi» sanciti dai Dpcm dell’8 e 9 marzo 2020 che prevede, ai sensi dell’articolo 650 del codice penale, una reclusione fino a tre mesi o ammenda fino a 206 euro (ora aumentata dalle nuove multe «salvo che il fatto non costituisca più grave reato». E qui si arriva all’autodichiarazione mendace sulla propria identità che, per l’articolo 495 del codice penale contempla la reclusione da uno a sei anni. Per tacere di chi, consapevole d’essere malato violi la quarantena. L’accusa, in quel caso, è di «epidemia dolosa».