Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bepi Covre, addio al leghista eretico
Lutto nella politica del Nordest. Dopo una lunga malattia è morto ieri a 69 anni Bepi Covre, il «leghista eretico». Fu tra i fondatori del Movimento dei sindaci.
Se l’è portata nel cuore, la Liga Veneta, fino all’ultimo. Lui, detto l’eretico del Carroccio (e come gli piaceva, quel soprannome diventato quasi una medaglia). Bepi Covre per trent’anni è stato più leghista di tanti altri che, invece, hanno seguito le onde e i cambiamenti sovranisti del partito. Sincero federalista, imprenditore di salde radici trevigiane, pensatore e politico. Bepi Covre è morto ieri, pochi giorni prima di compiere 70 anni.
Era diventato il primo sindaco non democristiano di Oderzo nel 1993, quando i sindaci leghisti si contavano su due dita, rieletto nel 1997 alla guida della città, parlamentare per la Lega Nord nel 1996, consigliere provinciale a Treviso nel 2001 nel secondo mandato da presidente di Luca Zaia. A metà degli anni Novanta però il suo nome era diventato popolare e fondamentale in una battaglia diventata epica: era stato tra i fondatori del movimento dei Sindaci del Nordest assieme al giornalista Giorgio Lago, per porre al centro della politica nazionale la questione settentrionale, qualcosa che la sua Lega non è più riuscita a fare. Tra quegli uomini c’era anche Mario Carraro, fondatore dell’omonimo gruppo industriale.
«L’ho sentito domenica – racconta Carraro -. Dovevo andarlo a trovare ma poi, con la diffusione del virus, non potevamo muoverci. Aveva una voce brillante nonostante la malattia, me ne sono rallegrato. “Ma non sai i dolori, Mario, i dolori non finiscono mai”, mi diceva. Sentiva che era alla fase finale». Si commuove, Carraro, pensando all’amico: «Nutriva una passione sincera e molto pulita per la politica leghista, ma quella di un tempo non questa. In questi anni la stima è rimasta immutata e reciproca, si esprimeva con intuizioni preziose. È una grande perdita».
Soffriva da tempo, Covre. La diagnosi di tumore un anno e mezzo fa era stata impietosa. Lunedì le gambe hanno ceduto alla stanchezza, una caduta nella sua abitazione gli è stata fatale e quel corpo già provato dal dolore non ha retto. È un giorno di lutto per chiunque abbia potuto approfittare di una conversazione con lui. Nella sua (ex) Lega, dalla quale era stato espulso dopo l’ultima consapevole provocazione, e nel centrosinistra che da avversario l’aveva stimato e apprezzato.
«Se ne va un amico, un pezzo di storia fondamentale della Lega – sono le parole del governatore Luca Zaia -, un punto di riferimento per gli amministratori, tutti gli dobbiamo qualcosa. Incallito autonomista, esprimeva le sue idee con grande franchezza e lucidità di visione futura. Mi mancheranno il suo pensiero e il suo modo di intendere l’amministramontebelluna, zione e quella capacità di visione strategica che sono davvero di pochi. Portò i temi dell’autonomia dal Veneto a livello nazionale».
La Lega trevigiana è rimasta sconvolta. Tutti sapevano della malattia, nessuno si aspettava che l’addio sarebbe stato così improvviso. «È morto da leghista, più di molti altri se per leghista intendiamo una persona con una visione generosa del federalismo, non localista ma di respiro europeo – dice Marzio Favero, sindaco di a modo suo un altro “eretico” -. Abbiamo perso una voce generosa, aperta e autorevole, che si fosse o meno d’accordo con le sue parole. Ma è tipico delle persone che sollevano interrogativi importanti. Nel 2010 tutti i tentativi di portare a casa il federalismo erano tramontati, bisognava rilanciare questo tema con un ragionamento più inclusivo, ed elaborammo un documento che suscitò notevoli discussioni, ci accusarono di non essere veri leghisti. Ma poi arrivò il cerchio magico della Lega e, alla fine, ci dissero che eravamo eroi. Era un modo per lanciare una riforma interna del nostro partito».
Nel 2016 Covre ha sostenuto il sì al referendum costituzionale di Renzi, è stato espulso ma non è mai stato isolato. In molti hanno continuato a cercare e trovare in lui lo schietto confronto a cui erano abituati. «Ero stato a trovarlo un mese fa - ricorda Toni Da Re, europarlamentare e storico segretario provinciale del Carroccio -. Bepi ha dato forza al territorio e alle amministrazioni privilegiando sempre la politica della base, facendo sentire la voce dei sindaci. Aveva una visione aperta del partito, è sempre stato fuori dal coro, ma la sua voce critica era apprezzata e stimata perché è stato una persona di grande integrità morale. Il suo lavoro da sindaco a Oderzo è oggi un messaggio lasciato alla città».
Marzio Favero
È morto da leghista, più di molti altri se per leghista intendiamo una persona con una visione generosa del federalismo, non localista ma di respiro europeo
Tra impresa e politica
Imprenditore, ex sindaco di Oderzo, ex parlamentare padano. E uomo libero