Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Da Barcellona in nave per tornare in famiglia «E ora... quarantena»
Le ragazze: aspettavamo l’aiuto degli atenei
«Era la prima volta che salivo in nave. Dopo tante sfortune temevo succedesse ancora qualcosa e sono rimasta sveglia finché non abbiamo lasciato il porto di Barcellona». Sara Albanese è una studentessa di Agna, nel Padovano, che a 21 anni si è trovata ad affrontare in Erasmus l’emergenza Covid19.
Era a Barcellona fino alla settimana scorsa, non ha fatto in tempo a salutare gli amici ma è riuscita a rientrare in Italia dopo varie peripezie, telefonate al consolato e l’intercessione del sindaco. Le 20 ore di navigazione a bordo di una Grimaldi Lines le ha condivise con Anna
Brugnera, compagna di esperienza di Mogliano (24 anni).«studio Lingua, Civiltà e Scienze del Linguaggio a Ca’ Foscari e a settembre ho iniziato il periodo di studio all’estero. Il 13 marzo l’università ha interrotto la sessione di esami. Già qualche giorno prima avevo cercato i voli per tornare in Italia ma sono stati cancellati. Insieme ad altri italiani abbiamo contattato l’ambasciata ed è stato fatto un sondaggio per un volo da Madrid a Ciampino, ma la proposta è stata annullata. C’era l’opzione di tornare in treno ma erano viaggi rischiosi data la possibile chiusura delle frontiere. Mi aspettavo fossero gli atenei a rimpatriarci in sicurezza. I giorni sono passati, sentivo della situazione in Italia e l’ansia cresceva. Avevo prenotato anche due voli il 18 marzo da Barcellona a Monaco e poi dalla Baviera a Venezia ma il giorno prima sono stati annullati». A quel punto l’unica soluzione era la nave ma anche i traghetti in partenza da Barcellona erano in overbooking. «Contattando Gianluca Piva, il sindaco di Agna, qualcosa si è smosso. Anche grazie al sottosegretario di stato Pier Paolo Baretta che ha la madre padovana siamo riusciti a imbarcarci a Barcellona il 19 marzo alle 00.15 e ad arrivare a Civitavecchia il giorno dopo. Il viaggio è andato bene. È stato brutto non salutare i miei amici spagnoli e triste vedere la città vuota e spettrale». Ad attendere le studentesse nel porto romano c’era il papà a cui il sindaco ha firmato un permesso speciale per raggiungere la figlia. «I mesi di Erasmus sono volati, ho affrontato situazioni che mai avrei immaginato, imparando a reagire e ad avere fiducia. Ho invidiato le persone che erano a casa coi loro cari, volevo tornare ma non potevo farlo. Ogni giorno arrivava un filo di speranza che poi si volatilizzava. Su consiglio delle autorità resterò in auto isolamento per quattordici giorni. Vivo nella mia stanza, non ho ancora abbracciato i miei genitori. Non vedo l’ora sia finita per godermi la famiglia».