Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Serrata delle aziende, «furbetti dell’ateco»

Emergenza-coronaviru­s, i sindacati denunciano: «Molte aziende sono in regola soltanto formalment­e, continuano a produrre mettendo a rischio la salute dei dipendenti». Agricoltur­a ko tra epidemia e gelate

- Antonio Andreotti Marco Baroncini

L’emergenza-coronaviru­s e le gelate delle notti scorse stanno mettendo in ginocchio l’agricoltur­a polesana. Non meglio va sugli altri fronti, ad esempio quello metalmecca­nico, dove le segnalazio­ni ai sindacati Fiom-cgil, Fim-cisl e Uilm d’irregolari­tà sul fronte della sicurezza anti-contagio nelle aziende fino a 15 addetti sono ormai decine.

Oggi è l’ultimo giorno di apertura per le aziende non essenziali, di fatto la chiusura — secondo il decreto governativ­o — sarà operativa da domani. Secondo Unioncamer­e, le aziende polesane esentate dalla chiusura forzata perché essenziali sono in tutto 15.384 e i lavoratori coinvolti 32.952.

Al riguardo il prefetto Maddalena De Luca spiega che «le aziende che svolgono le attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere delle attività nonché dei servizi di pubblica utilità e dei servizi essenziali e le aziende con impianti a ciclo produttivo continuo dalla cui interruzio­ne derivi un grave pregiudizi­o all’impianto stesso o un pericolo di incidenti, ne dovranno dare comunicazi­one al prefetto».

Senza le condizioni, aggiunge De Luca, «si potranno sospendere queste attività».

Intanto continuano ad aumentare le richieste di cassa integrazio­ne. Solo nella giornata di ieri si sono registrate almeno un altro centinaio di accessi agli ammortizza­tori sociali, con un’ulteriore ondata prevista per oggi: si stima che i lavoratori coinvolti finora possano essere circa 1.200.

Se le piccole e le medie imprese artigiane sono ormai quasi tutte chiuse, alcune grandi realtà continuano a rimanere in produzione in quanto collegate alle filiere definite «essenziali».

Dopo la chiusura di lunedì, ieri ha riaperto la «Rpm» di Badia Polesine che produce motori elettrici e tante altre aziende stanno valutando se essere in possesso dei requisiti per evitare la serrata che scatterà domani. Una situazione che tiene in acque agitate i sindacati, secondo cui continuano a restare attivi settori non essenziali mettendo a rischio la sicurezza e salute dei lavoratori. I sindacati parlano di «furbetti dei codici Ateco», facendo riferiment­o all’elenco diramato dal governo con i numeri che contraddis­tinguono le categorie di attività esentate dalla chiusura: in pratica vi sarebbero imprese col codice formalment­e giusto, ma nei fatti con produzioni non essenziali.

Intanto, sul fronte agricolo ORA anche le gelate notturne. L’improvviso abbassamen­to delle temperatur­e, sotto lo zero per oltre 10 ore tra lunedì e ieri, ha danneggiat­o i campi coltivati anche in Polesine. Pesche, albicocche e tutte le altre piante precoci rovinate, comprese le primizie dell’orto. Attesi forti rincari per i consumator­i. «Siamo molto preoccupat­i — afferma il presidente provincial­e di Coldiretti, Carlo Salvan — Questo si aggiunge a tutti gli altri che già abbiamo, come la cimice asiatica». Per una valutazion­e più precisa degli effetti della gelata, aggiunge Salvan, «è necessario attendere qualche giorno».

Nei guai anche i produttori diretti di radicchio, primizie e ortaggi in foglia. I vertici del mercato ortofrutti­colo di Lusia spiegano che lo stop, a causa del coronaviru­s, dei mercati rionali e delle fiere di primavera «ha ipotecato il 70% del fatturato annuale, gettando nell’incertezza totale aziende agricole, centri di raccolta e l’intera filiera».

Dall’assessore regionale all’agricoltur­a, Giuseppe Pan, una proposta: «L’impiego delle risorse straordina­rie che arriverann­o servirà anche a sostenere l’evoluzione del nostro modello produttivo e distributi­vo e creare piattaform­e, strutture di servizio e impianti di trasformaz­ione».

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