Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Moratoria sui pagamenti va fermato il rischio fallimenti»
Beraldo (Ovs) scrive alla politica: stop di sei mesi, dobbiamo evitare il far west
Subito una moratoria generale dei pagamenti di sei mesi. Per evitare il rischio, alla riapertura dei tribunali, che parta un effetto-domino di azioni esecutive e richieste di fallimento per recuperare liquidità, che faccia saltare il sistema-imprese. «Dobbiamo evitare il far west». È il passaggio più forte della lettera aperta che l’amministratore delegato di Ovs, Stefano Beraldo, ha rivolto ieri al mondo politico. Un documento preoccupato, di fronte ai primi provvedimenti presi con il decreto Cura Italia per arginare la crisi da coronavirus, che lascia intravedere i rischi che stanno incubando e rischiano di esplodere sul mondo produttivo.
Beraldo, che spiega come in Ovs stiano «chiedendo a tutte le filiere di fornitura il sacrificio di attendere», avanza la richiesta di un intervento legislativo che imponga una soluzione drastica di salvaguardia sul fronte delle imprese: «Occorre pensare ad una moratoria generale delle obbligazioni - scrive il manager - che congeli possibili azioni esecutive, che alla riapertura dei tribunali rimetterebbero la responsabilità di non far saltare il sistema nelle sole mani dei giudici». Altrimenti detto, da Beraldo: «Un periodo di grazia fino a settembre, per evitare che azioni esecutive senza speranza portino ad una catena di fallimenti che non andrebbe a vantaggio di nessuno. Tantomeno dei creditori».
La lettera parte dallo stato di crisi che vive il settore della moda, il sistema del commercio di abbigliamento e accessori, forte di 200 mila dipendenti. Escluso, a differenza di turismo ed esercizi pubblici, dalle filiere in crisi inserite nel decreto Cura Italia. Con una differenza: i settori considerati potranno almeno «sospendere gli acquisti di materie prime, cristallizzando la loro situazione», da maggio almeno a settembre, se non a fine anno. E aggiunge la richiesta di sospendere l’attuale sistema di pagamento dell’iva sulla merce importata direttamente in dogana, come una sorta di anticipo sulle future vendite. Che ora però non ci saranno.
Ma poi si concentra sulla questione della moratoria dei pagamenti. Lo spiega così, dopo la lettera, il manager, il senso della sua proposta: «Stiamo facendo slittare tutto a fine maggio. Ma ovvio che la crisi non sparirà come per incanto allora: ci sarà una ripartenza guardinga, i consumi si muoveranno e non si normalizzeranno prima di settembre-ottobre. E per chi esporta non sarà diverso, di fronte a fermate a macchia di leopardo. Prendo il nostro caso dei circa 400 negozi all’estero, che hanno continuato a lavorare anche dopo lo stop in Italia, ma che ad esempio anche in Spagna si sono fermati da una settimana. Le aziende non torneranno a produrre liquidità prima di settembre-ottobre».
Con un rischio, nel frattempo, alla riapertura dei tribunali: la partenza dei decreti ingiuntivi, per cercare di recuperare liquidità in un momento difficile. «Secondo me almeno il 70% delle aziende in Italia non vive momenti facili - dice Beraldo -. Siamo un Paese di persone di giudizio. Ma bastano poche brecce per rischiare grosso. Non possiamo lasciare la tenuta di un sistema economico alla buona volontà dei singoli giudici». Di lì la proposta della moratoria generalizzata accompagnata da piani di rimborso diluiti in sei-dodici mesi. «Esistono già norme, come quelle previste per i casi di amministrazione straordinaria - conclude Beraldo - a cui attingere per costruire qualcosa su misura del momento».
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A fine maggio i consumi ripartiranno lenti, le aziende torneranno a produrre liquidità a settembre
” Ma nel frattempo non possiamo consegnare la tenuta del sistema alla sola buona volontà dei giudici
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La crisi ha colto la moda nel periodo dei magazzini pieni Incomprensibile l’esclusione dagli aiuti